mercoledì, dicembre 27, 2006

PAROLA DI NICHIREN

"Solo la fede è realmente importante. Non importa quanto Nichiren possa pregare per te, se manchi di fede sarà come tentare di accendere il fuoco con un' esca bagnata. Sforzati di raccogliere il potere della fede. Considera prodigiosa la tua sopravvivenza. Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Allora, come afferma il sutra, «Tutti i nemici saranno annientati». Queste auree parole non saranno mai contraddette. Abbi fede in esse con tutto il cuore. L'essenza della strategia e dell' arte della spada derivano dalla Legge mistica. Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere".

Nichiren Daishonin - "La strategia del Sutra del Loto" indirizzato a Shijo Kingo, vol.IV, pag. 194-5

martedì, dicembre 26, 2006

COME ERAVAMO

Eh eh eh.... Quest' anno mi sono fatto il regalo: una stampante/scanner della Canon. E questo è il primo risultato: la foto è dell' estate del 1977.... secoli fà. Ero a Sottocastello, con un gruppo vacanza parrocchiale che seguiva un gruppo di disabili adulti. Come a dire: scritto nel destino. Chi lo avrebbe mai detto che di lì a 15 anni dopo sarebbe diventato il mio lavoro?...

venerdì, dicembre 22, 2006

LUCIDARE LO SPECCHIO

"Se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo".
(Nichiren Daishonin)

Come spunto e stimolo per il nuovo anno in arrivo, niente di meglio che ricordare le parole di Nichiren. Sempre efficaci, sempre vere. Lo specchio di noi stessi, del nostro essere, deve essere continuamente lucidato. Ma sappiamo come si fà a vedere il Budda, ogni volta. E sentire, sotto la superficie delle cose, della vita con i suoi alti e bassi, dietro le forme e le apparenze, la felicità sconfinata dell' Illuminazione. Gratitudine per questo.

lunedì, dicembre 18, 2006

IL CERCHIO DA CHIUDERE

Frankblogspace è anche un diario, per me. Quindi, di tanto in tanto, mi piace scriverci fatti, impressioni, il mio vissuto di tutti i giorni. Scrivere ha un’innegabile funzione positiva di rielaborazione, in parte catartica rispetto esperienze passate, magari di quelle che non sono state facili; in parte aiuta a “consegnare” il passato al passato, archiviarlo, codificarlo. Sono reduce da una “esperienza” di ieri sera, a casa d’amici, a una cena. L’ esperienza non è la cena in sé, che pure è stata piacevole e ormai tutti gli anni, vicino Natale, è diventato un appuntamento fisso. E’ accaduto che ho rivisto, dopo diversi mesi, un tipo con il quale ho avuto un breve flirt e che conobbi proprio nella stessa “cornice” di ieri sera: la casa di questa coppia gay d’amici. Questo ragazzo, che qui chiamerò Carlo, sui 35 anni, è siciliano ma abita in zona attorno a Bologna ormai da alcuni anni. Storia impegnativa alle sue spalle: “ex etero”, divorziato con tanto di figlio maschio, che continua a mantenere e che vive con l’ex moglie, in un paese europeo. Carlo è condizionato, a mio parere, a livello d’identità sessuale e modo di viverla, dal suo retaggio culturale d’origine: il profondo sud siciliano, il quale, senza offesa per nessuno, ritengo sia una delle situazioni più omofobe e repressive che un gay possa vivere. Questo senza considerare tutto quello che comporta anche a livello generale di pregiudizi, tipo di mentalità e cultura. Non è certo una colpa. A tutto ciò, ci si aggiunga una sua “simpatia”, religiosamente parlando, per i Testimoni di Geova, che per quanto concerne le idee sull’ omosessualità sono pari forse ai musulmani. Come molti gay repressi, o anche “ex repressi”, oppure come diversi uomini che vivono scissi la propia identità (omo)sessuale, Carlo è il classico curioso e affamato di sesso, che alla fine degenera nel tipico “porco”… Il guaio è che questo genere di persone, per gestire il senso di colpa che hanno rispetto sé stesse, devono crearsi degli specchietti per le allodole, raccontarsi qualche storia per giustificare anche una semplice voglia di sfogarsi sessualmente (del tutto comprensibile e umana). Storia che poi sono pronti a disfare non appena sono arrivati allo scopo, usando il primo pretesto utile per scaricare la persona di turno. E io purtroppo, da ingenuo recidivo quale ero (o ancora sono?), mi prestai al suo gioco e ci cascai in pieno. Quel giorno dello scorso marzo ricordo che, dopo pochi momenti che c’eravamo conosciuti, Carlo iniziò un evidente e strenuo corteggiamento nei miei confronti. Una corte fatta di tallonamento (me lo iniziai a ritrovare alle costole in ogni mio spostamento), poi contatto fisico e strusciamenti di vario tipo, approfittandone di tutte le occasioni per toccarmi. Chiaramente, siccome lui mi piaceva abbastanza, diedi corda alla cosa… Senza pensare a nulla di particolare, ma anche incuriosito da questo personaggio, questo maschio siciliano dall’ aspetto virile, piacente, con lo sguardo penetrante, avido nel guardare i ragazzi attorno a lui; e con un curioso modo di parlare, con espressioni e un tono “antico”, d’ altri tempi. Poi avrei scoperto che quell’ atteggiamento fa parte costante del suo modo d’essere: toccare, strusciarsi, insinuarsi dove ci sono agglomerati di “carne maschile”, soprattutto se nuova. Un paio di cari amici, dopo i fatti e il loro epilogo, mi confessarono che Carlo gli era apparso da subito persona di dubbia natura, ambiguo e appunto “viscido” nel modo di muoversi e cercare favori e nuovi contatti. Avrebbero voluto dirmelo, ma un po’ non c’ era stata occasione, un po’ forse preferirono non interferire col mio momento di conoscenza con lui. Carlo, come scoprii di lì a poco, è un manipolatore di circostanze e situazioni, molto abile nel tentare di apparire brillante, solare e nel cercare di avere consenso “pubblico”. Una necessità dettata da una sua situazione di solitudine – come mi confidò lui stesso - soprattutto rispetto le conoscenze gay. Ma allora non potevo certo immaginare che stavo per incappare in un tipo del genere. Fatto sta che quel giorno ci scambiammo, infine, anche il numero di cellulare. La sera stessa, più tardi, mentre stavo tornando a casa ed ero in auto, mi arrivò già la sua prima telefonata. La cosa mi colpì perché ci si era salutati solo un’ ora prima, finita la festa a casa da quegli amici. Ebbi così la certezza di essere diventato oggetto del suo corteggiamento. Per entrare nel merito del tipo di telefonate che faceva: accentuate espressioni di interesse, carinerie e romanticismi d’ altri tempi, lusinghe e allusioni di vario genere (in parte sbilanciate su sesso triviale, in parte a metà strada). Tutte cose che, se esiste un minimo d’interesse ricambiato, è chiaro che fanno piacere. Ben presto poi queste telefonate, che da quel momento e per tutto il tempo prima che finisse quell’ “avventura”, furono come minimo 3 o 4 al giorno, senza contare gli sms, divennero anche di gelosia. Addirittura una volta ricordo mi chiamò mentre, appena arrivato al lavoro, ero al piano sotterraneo a timbrare il cartellino. Laggiù il cellulare non prende e quindi trovò come spento. Risalito vidi sua chiamata, così gli telefonai io: mi beccai una “sclerata di gelosia meridionale” in piena regola, sul perché avessi avuto il cellulare spento, sul cosa stavo mai facendo e perché “non volevo parlargli”, ecc… ecc… Delirio totale. Gli spiegai, come si farebbe con un bambino o con un ritardato mentale, il perché… Si calmò in fretta e si scusò, anche perché capì che era stata immotivata come uscita… Questo è solo un esempio. Lui era contradditorio: a volte sottolineava il "tenere" le distanze da un' idea prematura di relazione, perchè, diceva, aveva preso molte fregature e preferiva pensare a noi come ad amici con un "più", in una fase conoscitiva. Posizione da me condivisa, tra l' altro. Altre volte, invece, manifestava intenzioni, gesti e parole abbastanza impegnative e coinvolte che comprendevano, appunto, espressioni di gelosia. Siccome questa conoscenza con “flirt” durò circa 10 giorni, e dal momento che Carlo abita non vicinissimo a me, ci vedemmo in tutto forse tre volte. Una di esse passai da lui il week-end. Ci fù modo di arrivare a combinare qualcosa di sessuale, non completo, ma abbastanza approfondito. Non tra qualche imbarazzo, perché la cosa avveniva (cioè, la nostra frequentazione, più il dormire assieme una volta, con quella parte di sesso che c’ è stata) sotto il naso del suo coinquilino. Questo coinquilino è stato il suo “ex” e veniva presentato come attuale “buon amico del cuore”, una specie di "fratello" suo compaesano, con il quale divideva la casa e le spese relative. Non ci volle molto per percepire il suo disagio rispetto la mia presenza perché probabilmente era, allora, forse ancora un po’ geloso di Carlo. Carlo dal canto suo mi rassicurava che l’ amico “non aveva di quei problemi”, anzi era contento se avesse visto Carlo sistemarsi incontrando la persona giusta. Ripeto: in alcuni momenti l’ imbarazzo rispetto questo amico/coinquilino era forte e si capiva che in qualche modo ne soffriva. Capii anche il gioco di Carlo: l’ amico era totalmente sfruttato da lui in molti modi, per vari tipi di ragioni strategiche. Per tornare al sesso, fu su quell’ argomento e questione che si sviluppò il punto di rottura con Carlo, o meglio, il pretesto perfetto che gli servì per scaricarmi. Vuoi perché aveva raggiunto il suo scopo (svuotarsi le gonadi “gonfie”, come lui stesso ripeteva più volte); oppure perché aveva costatato che non gli piacevo più o non ero adatto a lui. Venne posta la questione “sesso sicuro” e salute, in termini di HIV, con le domande e le informazioni che due persone che fanno sesso - e magari intendono proseguire – si comunicano. Capii, anche in questo caso, che per Carlo la questione era una fissazione che sconfinava nel regno della paranoia più fobica. Certamente in qualche modo collegata a quel senso di colpa e di “non risolto” rispetto la propia identità sessuale e capacità di accettarsi. Preciso che non sono davvero il tipo che prende sottogamba questo genere di preoccupazione e consapevolezza in fatto di “sesso sicuro”. Per vari motivi e per mia sensibilità personale alla questione, ho sempre usato attenzione e sono ampiamente informato in materia. Cercai di trasmettergli questo aspetto di me: cioè che non ero un “promiscuo” e che avevo a cuore anche io la salute. Gli spiegai pazientemente e più volte, rispetto l’ HIV, quali erano le situazioni sessuali rischiose e quelle no, perché Carlo si rivelò molto ignorante e pieno di pregiudizi in merito. Lui iniziò a chiedermi sempre più insistentemente il test HIV. Io l’ avevo fatto un anno prima – esito negativo – ma avevo comunque intenzione di ripeterlo già per conto mio. Gli promisi che l’ avrei senz’ altro fatto, non senza fargli rilevare che dopo una conoscenza di circa 10 giorni mi pareva un po’ pretenzioso esigerlo e a “tempi stretti”. Aspetto sul quale, pure diversi miei amici con i quali mi confidai, concordavano. Feci anche notare che comunque tra noi non era avvenuto sessualmente nulla a rischio e che esisteva sempre, nel frattempo in attesa del test, il profilattico. Carlo però insisteva in crescendo perché, diceva, oltre a essere più tranquilli lui "aveva fretta di arrivare a sesso completo" e lo voleva fare “senza”, voleva il “pelle contro pelle”. Ribadii ancora, più volte, che avrei mantenuto la promessa, non appena impegni vari e lavoro mi avessero consentito di decidere dove e quando prendere appuntamento per eseguirlo. Ma non bastò. Le ultime telefonate che ci furono tra noi, per metà o forse più, erano un suo continuo intercalare ossessivo sul fatto che facessi il test. Carlo nel frattempo aveva ritirato l’ esito di suoi esami che aveva già fatto, tra i quali anche l’ HIV, e mi aveva comunicato che era andato tutto bene. Non so, forse in virtù anche di quello, iniziò ancora di più a martellarmi con la sua richiesta. Finchè quel giorno che mi telefonò e all’ ennesima, esasperante domanda: “Fai il test? Fallo… Lo hai già prenotato?...” sbottai dicendogli di smetterla di ossessionarmi, che non ero un incosciente e non m’ ero scordato e di lì a poco avrei prenotato. Da quel momento avvenne lo stacco da parte sua. Si interruppero bruscamente le sue telefonate e i messaggi e, dopo un paio di telefonate mie per capire, sentendo la sua freddezza, seppi che ero stato scaricato… Prenotai il giorno dopo, come da programma, il test, che poi feci comunque e che andò bene (ma visto il suo comportamento e che la storiella era finita, non mi sentii più in dovere di comunicarglielo). Non stò poi a riportare alcuni episodi subito successivi alla rottura, in situazioni di gruppo con amici, abbastanza umilianti per me, per l’ atteggiamento che Carlo tenne. Da vero fetente. E’ vero che non si è trattato di una esperienza così importante e lunga da investirci, dopo, più di tanto, tutt’ al più a motivo di un personaggio del genere. Ma mi causò comunque disagio e sofferenza, forse più che per Carlo in sé, per quello che ha significato in generale nel contesto della mia vita e del mio “karma”. La maggior parte degli amici più intimi, concordarono con tutto quello che pensavo su Carlo, per tipo di persona e comportamento tenuto. Ma alcuni di loro non vollero – o non seppero – schierarsi in maniera decisa quando Carlo li invitò, poco tempo dopo, a casa sua a cena (ovviamente io non fui invitato). Infatti accettarono l' invito e andarono. Ci rimasi male abbastanza e lo espressi. Pensandoci e ripensandoci, e sentendo anche il parere di altre persone a me vicine, io non l’ avrei fatto se mi fossi trovato dall’ “altra parte”, proprio per rispetto di un amico intimo e non volere comunque avere nulla a che fare con un individuo di quella specie. Insomma, dal mio punto di vista, non si può finire a "vino e tarallucci" propio con tutti. Qualcuno commentò che il mio disappunto era comprensibile, ma però il problema era stato tra me e Carlo e loro non c' entravano: in altre parole, "ci dispiace, ma sono cazzi tuoi". Andai oltre, anche perché, soprattutto rispetto alcuni di quegli amici, sarebbe stato sproporzionato buttare alle ortiche un amicizia comunque di vecchia data - e di qualità - per un solo episodio del genere. Non oso immaginare, nel nostro giro di conoscenze, il gossip che sarà girato su questa vicenda. Anche in merito al mio disappunto per quella cena a casa da Carlo. Infatti, di lì a poco, oltre a tutto quanto già raccontato che ho dovuto ingoiare (il disagio, il senso dell’ essere stato usato, il raggiro) mi restava da incassare la punzecchiatura di un nostro agnostico amico, a proposito delle “paturnie mentali dei gay”. Si parlava, un giorno, di chi usa la psicanalisi e ci spende soldi. Io dissi che come mezzo per lavorarci sopra usavo il Buddismo, che è anche gratuito. Lui non perse occasione per fare la battuta acida: “Vedo che funziona benissimo”, quasi certamente riferita alla storia con Carlo e relativo episodio invito cena e il mio non rimanerci bene (una paturnia?). La trovai molto gratuita e superficiale come osservazione, perché come minimo bisogna conoscerle e sperimentarle le cose, prima di giudicarle. A parte che certi aspetti innati della persona e della mente ci vogliono anni per risolverli, per trovarci un equilibrio, che si usi la psicanalisi o il Buddismo. Ci vuole anche coraggio, determinazione e capacità di mettersi discussione per affrontarli. Per tornare all’ inizio, ieri sera, prima di arrivare a quella cena, mi è stato gentilmente chiesto da uno dei due padroni di casa se avessi avuto problemi trovando tra gli invitati anche Carlo. Apprezzai l’ attenzione avuta e risposi che no, non c’ era problema, a parte il fatto che a casa loro, giustamente, potevano chiamare chi volevano. Decisi che era ora di affrontare una situazione “pubblica” dove c’ era anche Carlo, per vari motivi. Primo, era già concordato che avrei partecipato a quella cena e non andarci solo perché all’ ultimo veniva inserito anche lui, mi sembrava troppo. Secondo, dovevo confrontarmi con la mia capacità di non sentirmi a disagio rispetto una persona di quel genere e anche “testare” quanto fossi andato oltre quell’ esperienza. Terzo, fare la “faccia come il culo”, come Carlo sa fare egregiamente. Insomma, volevo chiudere il cerchio. Come è andata? Direi bene. Sono stato abbastanza freddo, cordiale nei limiti della gentilezza ed educazione minimi, ma l’ ho evitato il più possibile, pur scambiandoci giusto 3 o 4 parole. Non l’ ho salutato, né all’ arrivo, né al momento di andare via. Sono stato abbastanza orgoglioso di me stesso, diciamo, e mi sono goduto la cena. Carlo si è mosso come suo solito, cercando perfino di stare un po’ addosso all’ amico con il quale ero venuto (come lui stesso mi ha confermato) che però ha stroncato i suoi tentativi di approccio…A parte che io e il mio amico potevamo anche essere in coppia, ma questo dà l' idea del genere di personaggio che è. In compenso Carlo ha goduto delle “attenzioni” di un altro invitato. Ho poi saputo, molto recentemente, che Carlo a proposito della vicenda avrebbe motivato l’ epilogo dicendo che “non volevo fare il test”. Niente di più falso. Ma è chiaro che si è trattato di una scusa. Per il resto: io so che è stata anche colpa mia e dovevo ricordarmi di qualche altra esperienza passata simile. I tipi che si accendono in fretta sono poi quelli che sempre in fretta chiudono, in particolare se cercano solo uno sfogo sessuale. Sicuramente ho dato all’ evento, a posteriori, una valenza e una risonanza sproporzionati…. Ma in quel momento forse ero già vulnerabile di mio e la cosa ha fatto più breccia del dovuto nella mia mente e nella mia sensibilità. Concludendo, nel Buddismo sappiamo che esiste il karma, la Legge di causa-effetto che funziona sempre e per tutti: a quella non si può farla franca, basta solo aspettare. Verrà anche per Carlo, senza alcun dubbio, il tempo di raccogliere il frutto del suo seminato.

domenica, dicembre 17, 2006

SWEET EURYTHMICS



EURYTHMICS - "SWEET DREAMS" (Are Made of This) (1983)

Ma sì.... lasciamoci prendere (e continuare) con il "remember" anni '80. Non tanto perchè vanno di moda e un pezzo come quello del video qui sopra continui a essere un "evergreen", gettonato e strasuonato, ma perchè io credo da quel periodo si possono trarre ancora parecchi spunti di riflessione - e confronto - di vario tipo. In genere le persone, a proposito degli '80, si dividono in 2 grandi categorie: quelli che pensano che siano stati anni dove è stata prodotta la musica più brutta; e viceversa coloro che pensano sia stata invece musicalmente una decade di grande creatività e bellezza. Io ovviamente appertengo al secondo gruppo. Quello che a me torna, a livello di confronto coi tempi attuali, è l' amarezza per il constatare che le speranze che si nutrivano allora per il mondo, il benessere della gente, la qualità dell' arte e della cultura, siano state deluse. Allora, a prescindere dal genere preferito (dark, electro-pop, punk, new-wave, ecc....) si respirava un' aria di sogno in procinto di realizzarsi. Una elettricità creativa che sembrava presagire una fioritura, una specie di rinascimento artistico/culturale. C' era senz' altro più magia e capacità di creare. Molte cose dello stile di quei tempi oggi possono apparire forse un po' pacchiane e buffe, però io credo che la "bellezza" che c' era era tutt' altra cosa (in senso di meglio). E i tempi bui, gravati di negatività e retrocessione spirituale, politica e culturale che viviamo, esasperano questo contrasto. Ci mostrano come, purtroppo, quel "rinascimento" non ci sia stato. Ma è stato bello sognare: almeno furono "dolci sogni", appunto. In quanto a loro, gli Eurythmics, penso ci sia poco da commentare. Basta guardare il video e soprattutto lei: icona androgina fascinosissima e bellissima, che in fatto di look, ambiguità, immagine e voce, ha ancora parecchio da insegnare a molti artisti attuali.

giovedì, dicembre 14, 2006

IN NOME DI CHI?

Questi giorni l' attualità politica italiana offre motivo di spunto per molte riflessioni. La questione dei Pacs e l' offensiva conseguente - di certo non inattesa - da parte del Vaticano; nonchè l' eutanasia e il caso Welby. Per non aggiungerci la finanziaria e il "Filibustiere di Arcore", che ancora la mena col voler ricontare le schede e nel dire che in realtà ha vinto lui... Come già ho scritto qui nel blog in altri articoli, la mia impressione è quella di una accelerazione negli aspetti e nelle dinamiche negative, paradossali e poco illuminate del nostro paese. Ma questa volta aggiungo un ulteriore riflessione. Le questioni Pacs ed eutanasia e relativo attrito frontale con le gerarchie cattoliche, servono a mostrare, in tutta la sua durezza e drammaticità, come stiano veramente le cose per noi italiani. E non è certo una rivelazione. Tuttavia l' arrivare a confrontarvisi ed entrare nel "pieno" di questo processo ha comunque il suo effetto. Agli occhi di noi, di "questa parte" - quella di chi vorrebbe uno stato laico, diritti umani uguali per tutti, rispetto delle differenze culturali, religiose, sessuali e la tolleranza come valore prioritario - ciò che ci arriva dall' altra (la chiesa cattolica e quasi tutto il centro-destra) assume un tono ancora più stridente e sinistro. Non è questione semplicistica del "noi abbiamo ragione, loro torto": dal loro punto di vista si tratta del contrario... La questione è il fondamentalismo come aspetto oscuro della natura umana, che sempre ritorna, purtroppo, a gravare sulla storia dell' umanità. Non è certo la prima volta che dietro il paravento di Cristo e di una presunta "sua Chiesa" e relativi vicari, siano stati commessi orrori, perpetuati massacri di migliaia di vite umane, perseguiti intrighi politici ed economici di dubbia moralità (e cristianità). Eppure accade ancora. Eppure il contrasto, amaro e quasi grottesco, con anche solo alcune delle parole di quel "Gesù di Nazareth" ritorna in tutta la sua raggelante evidenza. Si trasforma la questione delle coppie di fatto come una crociata contro l' omosessualità, contro il pericolo della distruzione della "famiglia tradizionale", sempre con la solita arroganza implicita: "siamo noi che sappiamo, che siamo i detentori del giusto e del sbagliato, che sappiamo com' è la sessualità corretta, che abbiamo i codici per definire la famiglia vera". E lo stesso per l' eutanasia: loro decidono per la vita degli altri. Il valore "vita" è definito e gestito da terzi che decidono per qualcun' altro parametri, paletti, limiti. Impressione mi ha fatto vedere, poche sere fà a "Primo piano", la rubrica di approfondimento del Tg3, un Rocco Buttiglione che sulla questione eutanasia per Welby, davanti alle ragionevolissime e sacrosante argomentazioni della sua avversaria (mi pare dei Radicali), sgranare quegli occhi da procione, vitrei e freddi, nell' arrampicarsi su degli specchi, tra il dire e il non dire che "la vita sanno loro cosa è e perchè non deve essere toccata o interrotta da altri".... Continuando a ignorare e calpestare il concetto di base: è Welby che lo chiede. E' la sua vita, la sua pelle. Buttiglione ben esprime quel tipo di fondamentalismo: quello che è già andato ben oltre valori che dice di incarnare e ne diviene l' antitesi. Si sparano dogmi e direttive sul concetto di "vita umana" come valore assoluto inviolabile, sul quale nessuno può decidere, per poi, di fronte a situazioni di inenarrabile sofferenza e non-dignità, perdere di vista il concetto più elementare di carità cristiana, compassione, rispetto della situazione di chi soffre (che non può essergli imposta). Non si vede più il limite. Non esiste più il buonsenso, in nome del valore presunto... "Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!", ben diceva il Gesù di Nazareth in una delle sue arringhe contro le gerarchie farisee di allora (delle quali quelle odierne cattoliche sono le dirette discendenti)... Io come buddhista, ma ammiratore e buon conoscitore del messaggio cristiano, quello "vero" delle origini, ho i miei riferimenti spirituali e filosofici. Già solo il concetto del libero arbitrio nella mia religione è fondamentale. La vita è il più prezioso di tutti i tesori, in ogni suo istante, perchè è da vivi, in un corpo fisico senziente, che abbiamo continuamente l' opportunità di trasformare noi stessi e il nostro karma. Ma propio perchè è così importante che non possiamo decidere per quella degli altri. La sofferenza, insegnò da subito Shakyamuni, è parte inevitabile della vita umana.... ognuno ne subirà un certo carico e c è chi anche ne dovrà affrontare di più che un altro. Io ritengo che essendo tutti gli esseri umani dei potenziali Buddha siano degni del massimo rispetto. Rispettare l' essere umano significa rispettarne la vita, le scelte e la sua eventuale sofferenza, nella situazione particolare di quella persona. Se essa chiede, a fronte di una condizione irreversibile e agonizzante, di essere "liberata", deve essere ascoltata e aiutata.

lunedì, dicembre 11, 2006

CHI NON AMA I DIVERSI NON E' CRISTIANO

"Perchè guardi la pagliuzza nell’occhio altrui?"
(Luca 6,41 – 42; 6,45)

"Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".
(Matteo 7, 1 - 5)

"Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d`onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì``dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì``, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri`, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l`oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l`oro o il tempio che rende sacro l`oro? E dite ancora: Se si giura per l`altare non vale, ma se si giura per l`offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l`offerta o l`altare che rende sacra l`offerta? Ebbene, chi giura per l`altare, giura per l`altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l`abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell`anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l`esterno del bicchiere e del piatto mentre all`interno sono pieni di rapina e d`intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l`interno del bicchiere, perché anche l`esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all`esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all`esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d`ipocrisia e d`iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l`altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione".
(Matteo 23, 1-36)

"Gesù andò al monte degli Ulivi. Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù restò solo, con la donna là nel mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna, dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va’, e d’ora in poi non peccare più»".
(Giovanni 8, 1-11)

"Il fatto nuovo e rilevante di questi giorni è l'accordo tra il governo e la sua maggioranza, per una volta unanime, sul tema delle coppie di fatto. Dopo molti mesi durante i quali i problemi dell'economia e della fiscalità hanno interamente occupato la scena suscitando non piccola confusione ed eccitando egoismi corporativi che hanno messo a rischio ogni sentimento di solidarietà sociale e ogni visione di interesse generale, finalmente si sono cominciate ad affrontare questioni eticamente sensibili. Sarò magari un laicista vituperando, di quelli contro i quali il Papa non cessa di lanciare ogni giorno il suo monotono anatema, ma a me pare che quell'accordo sulle coppie di fatto rappresenti una svolta positiva della quale si sentiva urgente bisogno. Tanto più positiva in quanto è stata voluta e sottoscritta anche da cattolici militanti di sicuri sentimenti democratici, che professano allo stesso tempo rispettosa attenzione ai valori della loro religione e a quelli altrettanto onorandi della Costituzione repubblicana, alla dignità della famiglia e ai diritti indiscutibili degli individui, al magistero della Chiesa e all'autonoma sovranità dello Stato. L'accordo sulle coppie di fatto ha suscitato consensi e dissensi di vario tipo e colore. C'è chi l'ha giudicato un pericoloso arretramento dal punto di vista laico, chi una forzatura irritante e controproducente rispetto alla lenta evoluzione del costume e chi vi ha visto addirittura la mano del diavolo col suo puzzo di zolfo e le impronte del suo piede caprino. Tralascio per il momento quest'ultimo tipo di reazione sul quale bisognerà tuttavia tornare perché coinvolge anche forze politiche di notevole rilievo. Prima conviene infatti esaminare il contenuto e il senso politico di quest'accordo e dell'ordine del giorno che lo contiene, votato all'unanimità dal gruppo senatoriale del centrosinistra e accolto all'unanimità dal governo nel quale siedono i rappresentanti di tutta l'Unione. L'accordo prevede che entro il 31 gennaio sia presentato un disegno di legge sulle coppie di fatto nel quale vengano riconosciuti i diritti degli individui che abbiano deciso di vivere insieme stabilmente ma al di fuori del vincolo matrimoniale. Questi diritti riguardano aspetti rilevanti della convivenza, dall'assistenza reciproca tra i conviventi alle decisioni da prendere in casi di malattie di uno di essi, alla successione ereditaria, alla reversibilità della pensione, al pagamento degli alimenti in caso di separazione, all'uso comune dell'abitazione, ai diritti e doveri verso i figli e la loro educazione. Insomma tutti gli aspetti che configurano i rapporti interpersonali di una convivenza duratura, quale che sia l'età la razza la religione e il sesso dei due conviventi. Questi i principi e i temi sui quali dovrà applicarsi la normativa della legge; il termine tassativamente indicato è, come s'è detto, quello del 31 gennaio 2007; il ministro incaricato di redigere il testo è la Pollastrini di concerto con la Bindi, ministro della Famiglia. Il Consiglio dei ministri, entro quella data, dovrà discutere e approvare il testo trasmettendolo poi al Parlamento per la sua trasformazione in legge dello Stato. I gruppi parlamentari dell'Unione sono tenuti a votare quel testo sulle cui finalità hanno già dato unanime e favorevole parere. A me pare, da vecchio e vituperato laicista, che si tratti di un ottimo accordo né mi sembra possa essere criticato lo stralcio d'un articolo della Finanziaria sulla fiscalità successoria che il governo ha ritirato per reinserirlo più coerentemente nel disegno di legge in questione. Capisco che i laicisti "arrabbiati" temano che il disegno di legge sia stravolto nel suo iter parlamentare sicché le componenti cattoliche del centrosinistra abbiano sottoscritto l'accordo incrociando nascostamente le dita per tradire poi la parola data nel momento conclusivo. Li capisco perché i laici di analoghe delusioni ne hanno sofferte non poche. Penso però che in questo caso il gioco valga la candela. Per due motivi importanti: è stato deciso di presentare una legge sulle coppie di fatto e non di considerarle vincolate soltanto da un semplice contratto privato; si è deciso altresì all'unanimità che la legge e le sue norme regolino tutti i tipi di convivenza indipendentemente dal sesso dei conviventi, riguardino cioè eterosessuali e omosessuali. L'unanimità raggiunta su questi due punti è essenziale. È chiaro che se qualcuna delle forze politiche si ritirasse dall'accordo già sottoscritto - obbedendo agli anatemi lanciati anche ieri dall'Osservatore Romano - ciò segnerebbe la fine dell'Unione e del governo che ne è l'espressione. Perché la Chiesa cattolica dovrebbe opporsi ad una legge ispirata a questi principi? Perché non dovrebbe considerarla anzi come parte integrante e conforme al messaggio che emana dalla predicazione evangelica? Non è la tutela dei diritti individuali uno dei cardini di quel messaggio? Non è il rispetto della persona e la sua dignità? Non è l'includere una finalità dell'amore del prossimo e l'escludere un vero e proprio peccato di egoismo e di superbia? Non fu Gesù di Nazareth a salvare la peccatrice, a riscattare gli schiavi, ad amare i diversi e i deboli? Non è l'amore del prossimo ad aver reso grande il Cristianesimo e affidabili i veri cristiani anche da parte di chi non ne condivide la fede? Ho letto ieri sulle pagine di Repubblica l'intervista di Ferzan Ozpetek, il regista di Fate ignoranti che pone, appunto, queste domande. Le condivido in pieno e penso che dovrebbero condividerle tutti i cristiani e tutti i cattolici. In particolare - e non si dica che è un paradosso - la gerarchia, i vescovi successori degli apostoli, il Papa vicario di Cristo. Dov'è l'amore? Dov'è l'inclusione? Dov'è la pietà? I sacerdoti con cura di anime dovrebbero far sentire la loro voce su temi così coinvolgenti che arrivano nell'intimo della carne e dell'anima. Il laicato cattolico dovrebbe parlare e agire nella propria autonomia per il bene della Chiesa. Dov'è il coraggio cristiano per la difesa del prossimo? S'invoca la famiglia, ma una legge equa sulla convivenza non mette a repentaglio alcuna famiglia. Io non credo che le famiglie in quanto tali si sentano in pericolo per la convivenza in quanto tale. Non credo che esista un problema di supremazia sociale tra famiglia e convivenza, tanto più di fronte ad una legge che non pretende di parificare quei due istituti. Non credo che i figli nati o comunque esistenti all'interno d'una convivenza debbano suscitare affetti e diritti minori dei figli nati all'interno d'una famiglia. E perciò pur non essendo cristiano ma apprezzando, rispettando e ammirando il messaggio evangelico, resto stupefatto e dolorosamente colpito dall'egoismo e dalla superbia e dalla sfrontata certezza con cui la gerarchia e coloro che ne seguono le prescrizioni si schierano in battaglia contro il riconoscimento d' un fatto che esiste, è un prodotto d'amore e che è ispirazione del diavolo voler cancellare, disconoscere, discriminare, punire. Benedetto XVI parlando ieri ai giuristi cattolici ha pronunciato parole e concetti in gran parte già noti, sui quali ormai ritorna con insistenza. Ha detto che la religione non può più esser considerata un fatto privato ma ha diritto di esprimersi nello spazio pubblico. Nessun laico dotato di ragione ragionante contesta questa affermazione cui anche di recente il presidente della Repubblica italiana, dichiaratamente non credente, ha dato il suo autorevole avallo. Ha detto che la religione in quanto Chiesa organizzata e corpo visibile, ha il diritto di propagandare la (sua) verità in tutti i domini dell'etica ed anche della politica laddove essa incrocia temi eticamente sensibili. Nessuno contesta questa sua affermazione. Noi, laicisti vituperati, non solo non impediamo (non lo potremmo e non lo vogliamo) ma anzi desideriamo che la Chiesa parli e i cattolici si esprimano. Ci stupiamo anzi del loro silenzio ostile e del silenzio altrettanto ostile della gerarchia e del clero che cura (dovrebbe curare) le anime per il silenzio e l'ostilità contro i conviventi. Contro i diversi. Non sono anch'essi da considerare figli dell'unico Dio? C'è un'inquietante e ottusa mancanza di amore in questa brutale crociata indetta dalla gerarchia, che mette in dubbio l'autenticità del messaggio cristiano e rischia di trasformarlo in un fondamentalismo della peggiore specie. Di questo noi non credenti ci rammarichiamo; in questo, lo ripeto, vediamo un peccato mortale di superbia e di orgoglio, una lacuna d'amore, una ferita profonda di quel messaggio che Gesù lasciò come retaggio ai suoi discepoli. Mi stupisce che questo messaggio così platealmente tradito venga fatto proprio da cattolici che dicono d'esser pervasi dalla fede ancorché l'abbiano a loro volta tradita nei comportamenti della loro vita privata. L'hanno tradita in nome dell'amore e non saremo certo noi laici a censurarli. Tutt'altro. Ma non comprendiamo perché l'amore che li ha ispirati sia da essi stessi negato a tutti gli altri simili a loro. Questo sì, resta incomprensibile a meno di non pensare che la convenienza politica li accechi e getti polvere nei loro occhi. Così ho ascoltato con stupore l'anatema di Pier Ferdinando Casini contro ogni legge che si occupi delle coppie di fatto e in particolare contro le coppie di fatto omosessuali. Quasi che l'omosessuale sia un reietto, un individuo residuale, una fonte di male per definizione, un aborto biologico da isolare. E tutt'al più da curare e redimere biologicamente. È questo il preteso leader dei moderati e anzi dei liberali moderati? Se non mi trattenesse la tolleranza che è propria molto più dei laici che non dei cattolici ossessionati, pensando a personaggi che fanno della lotta alla convivenza uno slogan per una vergognosa crociata reazionaria direi "libera nos a diabolo". Non è con questo tipo di fedeli che la religione entrerà in contatto con la modernità e arginerà la secolarizzazione. Non è odiando l'amore diverso che si possa diffondere amore, perché l'amore non sopporta aggettivi come non li sopporta la libertà. L'amore è uno, è un sentimento ineffabile, nasce come e dove nasce e va sempre rispettato. Così come la persona. Avete combattuto per secoli, voi cattolici, contro lo schematismo dei manichei. State dunque attenti a non resuscitarlo nella vostra stessa anima, della quale forse dovreste avere maggior cura.

Post scriptum
Il ministro Livia Turco visiterà nei prossimi giorni Welby che invoca la morte dalla gabbia di dolore in cui da anni è rinchiuso. L'iniziativa del ministro è apprezzabile. La Turco ha chiesto all'Istituto di Sanità di sapere se la situazione di Welby rientra nella fattispecie dell'accanimento terapeutico o in quella dell'eutanasia. Conoscere prima di decidere. Anche questo è apprezzabile. Ma il ministro Livia Turco ha detto che quando il responso del Consiglio superiore di sanità sarà dato e risultasse conforme ai desideri del paziente Welby, vedrà se sia il caso di proporre al Parlamento una legge in proposito. Questo, onorevole ministro, non è affatto apprezzabile. È un atteggiamento da Ponzio Pilato. È furbesco, è ipocrita. Non è degno della sua integrità e onestà morale. È un tradimento della politica nel senso alto del termine. Se questo è il suo pensiero si risparmi quella visita al letto di un ammalato ingabbiato e torturato. Sarebbe solo un'esibizione umiliante per lei e una nuova pena per la vittima".

Eugenio Scalfari, editoriale di Repubblica del 10 dicembre 2006

sabato, dicembre 09, 2006

PENSIERO STUPENDO

Purtroppo quello che paventa la foto qui allegata, è lungi dall' accadere ed è solo un effetto fotografico. Ma alla lunga penso che in molti di "noi", ogni tanto, ci sia il desiderio che accadesse qualcosa del genere. Pensate a come sarebbe il mondo e l' Italia in particolare. Quanta sofferenza, arretratezza, pregiudizio - e anche perversione pedofilo/cattolica - in meno ci sarebbe. Invece ce li abbiamo tra le palle e quasi tutti i passaggi della vita politica sono contrappassati dalla loro ingerenza morale su tutto.... L' Italia è continuamente impantanata, rallentata, gravata, e a livello di diritti non riesce a muoversi di un spanna per allinearsi al resto dell' Europa. Adesso che stà per essere (forse) considerata e approvata un surrogato di legge "pro Pacs", se ne vedranno e sentiranno delle belle, ma soprattutto delle brutte.

E intanto il Manifesto, in risposta allo sdegno delle "ecclesiastiche mummie" per l' episodio di ieri dei volantini contro il Papa, replica:

IL MANIFESTO AL VATICANO: ESPRIMERE IDEE NON E' SPREGEVOLE
Roma, 9 dic. (Apcom) - "Non capisco cosa ci sia di spregevole nel manifestare liberamente e ironicamente la propria opinione. Sul nostro volantino che parla del Papa non c'è nulla di insultante: è solo un invito a lui e a tutto il Vaticano ad attenersi al loro mandato teologico e a non interferire nella politica interna italiana". Il direttore del 'Manifesto' Gabriele Polo, si difende dal duro attacco nei confronti del quotidiano per il volantinaggio di ieri al passaggio del corteo papale nel centro di Roma, venuto dal mondo cattolico ed anche direttamente dall'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. "Capisco che per la Chiesa - dice il direttore del 'Manifesto' - sia difficile ancora oggi, a più di venti secoli dalla sua fondazione, tracciare un confine ben preciso tra ciò che è teologico e ciò che è politico". Ma "non c'è niente di irriverente nel chiedere al Papa di fare il suo mestiere e di lasciare ai politici di fare il loro: è una normale espressione del pensiero. Piuttosto, mi fa sorridere che un piccolissimo giornale quale è il Manifesto, riesca a mettere in crisi le affermazioni di un potere gigante come quello della Chiesa".

Riporto anche l' intervento che "Mikyross" ha fatto, in merito argomento Chiesa e sua ingerenza nella poltitica, sul Forum di Repubblica:

"Un giorno ero in Cassazione per le ricerche sulla tesi, accanto a me un avvocato romano che doveva fare fotocopie, legge il titolo del mio libro ed esclama: ah, le convivenze, ma io non è che sono tanto d'accordo su questi Pacs... Io gli ho chiesto: Lei che avvocato è? Lui: sono un penalista. Io: Va be non si preoccupi, continuerà a guadagnare come prima... La questione cosiddetta "ideologica" ne maschera un'altra di carattere puramente monetario: se le convivenze vengono regolate da una legge, pensate a quanti matrimoni e quanti divorzi in meno per i nostri poveri avvocati. Quante offerte in meno al parroco per le nozze, per il corso prematrimoniale, per i battesimi? La Chiesa non deve mettere avanti la questione ontologica della purezza della famiglia perché in realtà quello che non vuole è la dispersione delle masse laicizzate dal luogo di culto, con conseguente svuotamento delle cassette delle offerte e degli 8 per mille. E anche l'omofobia cattolica: se la Chiesa non reprimesse l'omosessualità, i seminari oggi sarebbero tutti vuoti e la baracca non la reggerebbe più nessuno..."

giovedì, dicembre 07, 2006

L' UOMO DALLA FACCIA COME UN BIDE'

Roberto Calderoli, a proposito della notizia di oggi (cioè che sulle coppie di fatto arriverà il disegno di legge e riguarderà anche gli omosessuali):
"Incredibile che per le tutele sia necessario dichiararsi culattoni" e ancora "...il diverso non può essere perseguitato, ma è altrettanto vero che la stessa cosa deve essere garantita ai normali"...
Come sempre, per lui e per quelli della sua specie, è più forte di loro il non saper dissimulare la propia vera natura nemmeno un po' (il "diverso" non può essere perseguitato, dice, però poi usa termini come "culattoni" per definirli; termini da segregazione, rivelatori di profondo disprezzo e discriminazione). Se tanto mi dà tanto, allora io dico:
"Incredibile che uno come lui, un vero bidè ambulante, sia per fisionomia del viso, che per contenuti interiori, debba chiamarsi "parlamentare Roberto Calderoli" per tutelarsi e sembrare un essere umano evoluto"
.

P.S.: (aggiornamento del 9 dicembre) questo post è finito su Libero Blog, chi l' avrebbe mai detto? L' hanno scelto loro.

LA NUOVA VITA DI LAPO

Dicono che Lapo Elkann abbia superato molto bene il periodo critico e pericoloso che tutti conoscono, oggetto di attenzione della cronaca recente. La brutta esperienza con l' abuso di coca e anzi, in particolare, con gli eccessi di quella famigerata serata-festino con i trans, nell' ottobre 2005 dove si strafece di coca, poi mischiata con dell' eroina, gli ha insegnato qualcosa. Anche perchè stava rimettendoci davvero la pellaccia. La foto qui sopra - di poco tempo fà - e relativo particolare sotto, testimonia il suo attuale benessere... Guardate che espressione sobria e lucida che ha (detto tra noi, non è poi male come tipo ;-) )

mercoledì, dicembre 06, 2006

ETERO SPOT (REALITY?)



Versione etero dello spot gay pro-condom già postato qui nel blog. Il team che l' ha realizzato è il medesimo e si nota. Divertente e realistico anche questo, direi. Le dinamiche non sono affatto differenti tra i "due fronti". Uguale dovrebbe essere anche, come intende comunicare lo spot, l' attenzione per l' uso del profilattico. I due lieti fine però (nella versione gay e etero) sono abbastanza rari, che dite?

VOODOO CLINTON



A proposito di Demoni, buddhisti o meno, questo video è troppo spassoso. Un po' è sinistro, un po' fà ridere... L' attore è uno di quelli del film Trainspotting, che adesso non ricordo come si chiami. Tutto sommato Clinton, in confronto a quel bacchettone di destra e guerrafondaio, nonchè omofobo, di Bush, non era male.

martedì, dicembre 05, 2006

DEMONI

Eccomi in uno dei tanti momenti di "strettoia", buddhisticamente parlando, del mio percorso. Lo sapevo, lo sentivo che arrivava. Ormai, ci ho fatto il naso fino, e la sento un bel po' di tempo prima che arrivi... Ed è sempre notevolmente puntuale, quando si è già annunciata, la "signora strettoia". Non fà mai bidoni quella. Questa volta è cominciata con una serie di inghippi ed eventi di vario tipo, provenienti da vari fronti, di diversa natura: quando tutto inizia ad andare storto non si risparmia, nè in quantità, nè in qualità.... Grazie al cielo, nessuna cosa grave o irreparabile. Comunque, un po' di fiatone me l' ha portato. Forse però, l' attacco più forte mi è venuto dall' interno, da dentro me stesso. E' stato quando sono ritornate sensazioni conosciute di sconfitta, solitudine, perdita, rispetto mie antiche ombre. Quelle che molti anni fà mi causarono alcuni dei guai più grossi della mia vita. Tutto ciò nel Buddhismo si chiama: "demoni", o anche "demone del Sesto Cielo" (la forza negativa suprema, che quando si accorge che siamo determinati a raggiungere l' Illuminazione e toccare la felicità assoluta, tenta di farci lo sgambetto finale per fregarci), oppure semplicemente la nostra parte di Oscurità Fondamentale. Bene. Non posso sapere esattamente cosa mi riserverà il futuro, ma una cosa ho deciso: che non perderò contro nessun demone... Non mollerò la presa. Oggi io ridetermino di proseguire il mio percorso e arrivare esattamente dove volevo. Non sò ancora come, quando, ma lo farò....Dovessi recitare milioni di Nam myoho renge kyo, perdere la vista a forza di leggere, studiare, capire quello che mi serve; dovessi fare un passaggio faticoso a livello di azioni. Soprattutto azioni per la felicità degli altri. Consegno la mia "promessa" a questo post del mio blog.

sabato, dicembre 02, 2006

MENO DI ZERO

Così, il Renato "nazionale" si è tirato addosso gli strali di praticamente tutta la comunità gay italiana. L' uscita fatta alla scorsa "Domenica In" non è piaciuta. Davanti a Pippo Baudo, commentando un vecchio video di una sua canzone, dove si vede lui stesso alla visita di leva, avrebbe detto più o meno che ostentare la sua omosessualità gli è giusto tornato utile per evitare il servizio militare. Si tratterebbe di un annedoto reale della sua vita. Aggiungendo, dulcis in fundo, che in realtà è "fatto di ben altra pasta", anche alludendo ai suoi attributi maschili intimi (di cui dubitarono all' ufficio della visita militare in questione)... Resta in dubbio l' ambiguità dell' affermazione: "l' altra pasta", intesa come una sua eterosessualità (che sarebbe pura fantascienza)?... O forse alludeva, Zero, a una sua virilità sessuale a prescindere dall' orientamento?... Fatto stà che si tratta di parole che hanno infastidito e suscitato reazioni, che arrivano al boicottaggio dei suoi pezzi in tutti i circuiti e locali gay. E lui in seguito avrebbe fatto una specie di rettifica/rivendicazione. Che più o meno sarebbe: "se oggi in Italia i gay si muovono, hanno visibilità e una certa identità, è grazie alla strada da lui spianata molti anni fà" e anche che "le cose dette a Domenica In erano condizionate dal momento di fascia protetta"... Che in altre parole vorrebbe dire che in Italia, nel 2006, anche un artista come lui, in un momento pubblico di televisione è meglio che non dichiari la sua omosessualità (pur se è nota perfino ai sassi). Trovo molto più sconcertante quest' ultimo ragionamento, indicativo di cosa significa vivere in Italia e in particolar modo se si è artisti... La paura di perdere una fetta di mercato e vendere un certo numero di cd in meno, deve essere davvero consistente. Gli spunti di riflessione e il contraddittorio non mancano. Nella terra dello Stivale - che nel suo bel mezzo o, meglio ancora, sullo stomaco - ha uno "stato", lo stato di un certo signore che molti ritengono il successore di Cristo in terra (mentre Cristo possedeva a malapena i sandali e la tunica che portava) il gay "della porta accanto", che magari lavora in un ufficio, o in un supermercato, ha ancora problemi di visibilità, tolleranza, accettazione, rispetto diritti elementari, soprattutto se ha la fortuna di dividere vita e beni materiali con un partner. Il gay artista che ha iniziato molti anni fà e tra talento, fortuna, determinazione, è "arrivato", può muoversi in modo privilegiato. Gli è "concesso" di essere diverso perchè in fondo è un "artista", purchè non ne parli troppo e non ne faccia una bandiera. Denaro e fama, conoscenze, favoritismi e prestigio aprono di sicuro porte per vivere e sublimare la propia omosessualità che probabilmente il gay "della porta accanto" spesso non ha. E così abbiamo i Zero, i Zeffirelli, i Pasolini, i Versace, gli Armani, e in una certa misura ci metto dentro anche i Busi e i Cecchi Paone. Certo, non tutti sono rappresentativi della cosa allo stesso modo, ma hanno senza dubbio dei "minimi comun denominatori" tutti italiani, penso. Forse fà una brillante eccezione un Busi incazzato, che in dirette televisive sproloquia sulla sua vita sessuale e giustamente spara a zero sulla Chiesa Cattolica. E probabilmente molti ormai non notano più che in virtù del fatto che è "Aldo Busi" gli vengono concesse cose che altri se le sognerebbero o le pagherebbero care, come minimo banditi dalla TV per chissà quanto tempo. Per tornare a Renato Zero, non condivido nemmeno io il suo atteggiamento, anche perchè questi "artisti gay" arrivati e privilegiati - ai quali nessuno toglie il merito di essere state figure trasgressive e di rottura, in molti casi "avanti" rispetto i tempi - si comportano da veri, capricciosi, imperatori egocentrici. Non gli importa nulla di impugnare una bandiera, sposare una causa per chi è come loro, ma meno fortunato e visibile, tanto sono centrati su sè stessi e sul loro status privilegiato. Quindi un bel "zero" di voto a Zero e simili. Ma anche - e forse con un "meno" - a certa parte della comunità gay italiana, che è pronta a protestare contro un uscita come quella di Zero, boicottarne le canzoni, ritenersi offesa.... Ma molto meno pronta a protestare in maniera incisiva contro una maggioranza politica sinistroide cui è allineata e dovrebbe veramente rappresentarla (ma lo fà molto poco e male, a mio parere); molto meno agguerrita nel rivendicare promesse "prodiane" su certi diritti mai mantenute o comunque in ritardo di percorso; poco sveglia nel contestare con ben più veemenza e sdegno a gran parte della sinistra il consueto, italiano, ossequio incondizionato alla Chiesa. Purtroppo posizioni davvero laiche e progressiste come quelle della "Rosa nel Pugno", cui ho dato il mio voto, non hanno molta voce in capitolo.

domenica, novembre 26, 2006

UN SOCIETA' DI PAZZI CHE SI FINGONO IMMORTALI


"Questa società assassina e folle, inquinata e puzzolente, che mangia cibo spazzatura e scopa poco e male, questa società volgare, sessuofoba e pornografica drogata di shopping e di ansiolitici, alcolizzata e cocainomane non ha rimorsi, non inorridisce davanti all'enormità dell'orrore perchè è totalmente sprovvista del senso della sacralità del mondo. Non ha rispetto. Proprio perchè non vede nulla oltre ai corpi e ai sassi. Ma non è stata capace di uccidere Dio lo ha solo trasformato in un regista di reality show. La vita è ridotta a un cumulo di cause e effetti, acquisti e drammi senza né capo né coda. Non c'è un disegno divino, una missione individuale, un dovere sociale, un'aspirazione superiore. Non c'è niente altro che denaro e vantaggi spiccioli. E questo deserto filosofico e emotivo è il blocco che impedisce agli umani di esaltarsi per il solo fatto di esistere, emozionarsi per i tramonti, prendere la vita appieno, farla propria, viverla. E' questa mancanza di SENSO DELLA VITA a far sì che la gente non abbia dignità, non si ribelli, non sia solidale, innamorata, artistica. Una razza di suicidati spirituali che non hanno il coraggio di pensare a quando la loro vita finirà (di certe cose non si parla mai, è maleducazione come grattarsi e sbadigliare). Una società di pazzi che fingono di essere immortali guardando ogni giorno l'agonia di 100 morti ammazzati in tv."

(Jacopo Fò, dal suo blog)

Avevo già pubblicato queste parole di Jacopo Fò tempo fà, in un' altro post. Ogni tanto le rileggo e siccome le trovo tremendamente realistiche e attuali, mi è venuto di metterle in questo nuovo post. Descrive molto bene il "sonno" in cui gran parte delle persone vive immersa, purtroppo.

sabato, novembre 25, 2006

SULLE ORME DI ROCCO

NON C' E' PIU' RISPETTO?

In questi giorni, sui quotidiani e in TV, si sono visti parecchi confronti sul tema del "rispetto" per le figure religiose e in particolare per il Papa. Lo spunto ovviamente viene dalle recenti lamentele del segretario di Ratzinger, don Georg Genswein, che dice: "Spero che smetta subito (la satira)". Genswein è oggetto della strepitosa imitazione di Fiorello su Radio 2, ma anche il Papa stesso a opera di Maurizio Crozza, oltre che la Littizzetto con "Eminence" Card. Ruini. a "Che tempo fà" su Rai 3. Non è certo la prima volta che la satira diviene causa di polemiche e critiche. Guarda caso, quando avviene, sono quasi sempre personaggi di un certo tipo che se la prendono (vedi un Berlusconi, su tutti). Cioè: quelli troppo pieni di sè e che si prendono troppo sul serio; quelli che hanno problemi a mettersi in discussione e concepire che dall' altra parte può (e deve esistere) un contradditorio, una critica, una coscienza che possiede punti di vista diversi e che li esprime usando l' humor e il paradosso comico. Soprattutto, quelli che non concepiscono che esista totalmente libertà d' espressione (o dovrebbe esistere)... Riguardo al concetto di rispetto, poi, il discorso è "lungo". Per il segretario di Ratzinger, e quelli come lui, "rispettare" significa non sbeffeggiare le figure religiose importanti. Per me invece si può mancare di rispetto in molti altri modi. Si manca di rispetto giudicando e condannando continuamente "le diversità", le identità (sessuali, morali, spirituali, politiche) del prossimo, imponendole la propia visione delle cose, inquadrandole in parametri religiosi relativi e discutibili. Si manca di rispetto invadendo continuamente la dimensione laica dello Stato, dettando anatemi e dogmi su etica, sessualità, morale, famiglia. Si è irrispettosi dell' aspetto pubblico e pluralista della TV di stato, cercando di impedire la messa in onda di un film televisivo, solo perchè parla di due donne lesbiche sposate... Cioè: in TV si deve vedere solo una parte della realtà e delle cose. Si manca di rispetto parlando di altre religioni e - indirettamente - lanciando allusioni al fatto che la propia "è meglio". Si manca di rispetto per la vita, di fatto causando migliaia di morti per HIV, negando, per anni la necessità per l' uso del profilattico, in nome di una sessualità che deve essere solo in funzione della procreazione. Si manca di rispetto abusando di bambini, soprattutto se si porta una tonaca, in un confessionale o in una canonica. La lista è lunga e potrei continuare. La incapacità di don Georg Genswein e compagnia bella a lasciarsi scivolare sopra la satira, è direttamente proporzionale alla loro "coda di paglia" e a una Chiesa che è regredita, invece che evolversi come era nell' input del Concilio Vaticano II. E' direttamente proporzionale alla loro incapacità a essere e pensare - e soprattutto agire - come quell' uomo che 2000 anni fà apostrofò duramente una corte di seriosi, aridi e crudeli scribi e farisei, che stavano per lapidare una certa Maddalena, rea di essere una adultera.

venerdì, novembre 24, 2006

A COLDPLAY' S TREASURE



COLDPLAY "TALK" - (2005)

Li ho scoperti tardi i Coldplay. Cioè: avevo visto/sentito le canzoni e i video distrattamente... Capivo che mi piacevano. Sono indubbiamente un gruppo che porta in sè molto di un certo passato della musica "anni '80", anche se rielaborata in modo originale. Il loro sound è decisamente bello, fascinoso, raffinato; la voce di Chris Martin penso che possieda quella particolarità che era propia solo a certi artisti e rock star degli anni 70/80... Cioè: al di là dell' essere dotato, è una questione di personalità, del creare uno stile immediatamente riconoscibile. Di quelli che poi verranno imitati, o adottati come termine di paragone. Questo pezzo, "Talk", è uno dei miei prediletti dall' album "X & Y". Il video lo trovo incantevole e anche un po' buffo, nel suo citare un film del 1956: "Il pianeta proibito", un classico della fantascienza.

giovedì, novembre 23, 2006

SOTTO IL CIELO DI NOVEMBRE

E' il momento di un po' di riflessioni generali "about me". Dunque vediamo:
Lavoro... Ci avviciniamo a Dicembre e al Natale. Come sempre in questo periodo dell' anno, avvertiamo tutti la stanchezza che incombe. Qualcuno dei pazienti è entrato nella fase "schizzo" e può essere molto pesante averci a che fare nella lunga scadenza (per chi legge, eventualemente, e non sa che lavoro faccio: sono operatore di base e lavoro in una residenza sanitaria per handicappati psico-fisici adulti). In questo frangenti, tutte le peggiori dinamiche del gruppo di lavoro e dell' atteggiamento di alcuni colleghi "in difficoltà", si esasperano e degradano rapidamente. Spero, prego, che alcuni elementi presto se ne vadano di lì... Amore e "nuove conoscenze". C è qualche news, qualche contatto nuovo da approfondire, sembrano tutti interessanti quei 2 o 3 che sono più recenti (tutti derivati dai siti web a tematica e conseguente contatto chat). Bisogna vedere quanto queste persone hanno veramente voglia di fare il passaggio dal "virtuale" al "reale"... Devo cercare di muovermi nel modo più saggio che sò: zero aspettative. Tanto il mondo delle conoscenze web - e soprattutto quelle gay - è fatto alla fine, all' 80%, di persone che tendono a fuggire dopo che ti hanno conosciuto. Il concetto "approfondimento" non esiste più e questo non esclude il sesso, che al massimo - se succede - è una o due volte. E' sciocco lo so, ma a volte mi chiedo se ho senza saperlo la peste bubbonica, o emetto vibrazioni così respingenti; oppure chissà quale cazzo di messaggio lascio passare involontariamente. Tuttavia rispetto il passato sono molto più distaccato, sereno, pieno comunque di speranza. Osservo intorno a me e vedo che tutti (o quasi) vorrebbero l' amore, ma in realtà cercano solo sesso o una distrazione per le propie solitudini - e il "gay medio" può sentirsi solo per diversi aspetti - che il mondo web può temporaneamente alleviare. Ovviamente, molto falsa come sensazione e situazione. E chi trova l' amore, poi, dopo poco si lamenta o inizia a parlare dei problemi relativi alla coppia.... Dopo un po' di tempo ancora, una parte delle coppie, con varie motivazioni, ha bisogno di allargare il sesso a "terzi" diventando la cosidetta coppia "aperta"; oppure inziano i tradimenti. Buddhismo. L' effetto post-meeting di Roma continua. Anche se studio meno di prima, riesco a restare abbastanza saldo nella pratica, che è almeno un' ora al giorno di Daimoku... Il pensare di avere il mezzo del Buddhismo nella mia vita, con tutti gli annessi, resta sempre per me motivo di entusiasmo e forza. Sento che è lì (davanti al Gohonzon e recitando la Legge Mistica) che c' è la chiave di volta per trasformare le cause e rifletterne l' effetto nel reale delle nostre vite. Solo questo è già sufficente a essere felici, a prescindere da tutto. Mia sorella è tornata ieri dalla Birmania, dove è stata in vacanza un mese col suo ragazzo. Hanno visto Buddha di tutte le dimensioni e forme, una marea di templi buddhisti e monaci vari, con relativi monasteri. In Birmania è diffuso il Buddhismo della corrente più antica (Hinayana) e anche se non è dichiarata come religione ufficiale, di fatto lo è. Mi ha portato a casa una piccola statuetta di Shakyamuni nella classica posizione seduta in meditazione. Ho recitato molto per la protezione del loro viaggio e della vacanza.... Mi ha raccontato che là ha fatto molti sogni dove ha ricevuto la "visita" di nostri defunti di famiglia che non ha mai sognato, o non sognava da anni e anni, tutti in un aspetto molto positivo e comunicante "benessere"...L' ho sentito come un effetto delle mie preghiere sugli "shoten zenjin" (forze protrettrici dell' ambiente) che si sono manifestati anche in quel modo. Inoltre sono stati in visita in un monastero, dove hanno fatto una donazione. Il monaco in cambio li ha sottoposti a una specie di "benedizione buddhista", facendogli recitare una preghiera e donadogli un libro con i primi insegnamenti di Shakyamuni. Durante la vacanza hanno anche conosciuto due donne buddhiste siciliane (le uniche italiane incontrate), praticanti quello della nostra corrente, cioè quello di Nichiren Daishonin. Tutti questi fatti e circostanze mi sono sembrati di buon auspicio e "a ritmo", come si suol dire.

martedì, novembre 21, 2006

UNA CANZONE PER RIDERE E SPERARE :)



DURAN DURAN "WHAT HAPPENS TOMORROW" - (2005)

Semplicemente, una grande, bella canzone, che pur se orecchiabile, non ti stancheresti mai di sentire... Ci associo le mie riflessioni più piene di speranza per il futuro. Per un "bel futuro", non solo mio, ma di tutti gli esseri umani. E' una gara dura visti i tempi che viviamo, ma bisogna pur pensare anche così, ogni tanto. La nomino musica per un mio "spot immaginario", dedicato a tutti quelli che non si scordano mai, ogni tanto, oltre che di sperare, anche di ridere un po' di se stessi e della vita. Qui di seguito la traduzione.


BAMBINO, NON PREOCCUPARTI, E' GIA' ABBASTANZA CHE STAI CRESCENDO IN FRETTA.
TI BUTTANO GIU' LE NOTIZIE CHE TI VENDONO,
PER METTERTI IN TESTA CHE TUTTO IL GENERE UMANO E' UN FALLIMENTO.

MA NESSUNO SA COSA SUCCEDERA' DOMANI
CERCHIAMO DI NON MOSTRARE
QUANTO SPAVENTATI SIAMO.

SE MI AMI TI PROTEGGERO'
IN OGNI MODO POSSIBILE.
DEVI CREDERE
CHE ANDRA' TUTTO BENE ALLA FINE.

LOTTANDO, PERCHE' SIAMO COSI VICINI
CI SONO DELLE VOLTE IN CUI PUNIAMO LE PERSONE DI CUI ABBIAMO PIU' BISOGNO,
MA NONOSTANTE TUTTO NON POSSIAMO ASPETTARE UN SALVATORE
SOLO NOI SIAMO RESPONSABILI PER QUESTO COMPORTAMENTO.

E NESSUNO SA
COSA ACCADRA' DOMANI
CERCHIAMO DI NON MOSTRARE
QUANTO SPAVENTATI SIAMO.

SEMBRERESTI IN SOLITUDINE
SE TU FOSSI L'UNICA STELLA NELLA NOTTE?

DEVI CREDERE
CHE ANDRA' TUTTO BENE ALLA FINE
DEVI CREDERE
CHE ANDRA' TUTTO BENE DI NUOVO.

IL TEMPO E' UNA GOMMA, UN FIUME SILENZIOSO E GHIACCIATO (CHE CI CONGELA)
CHE SCORRE PROFONDO, PROFONDO E VELOCE
ABBASTANZA DA PERDERSI NELLA CORRENTE
SPAZZANDO VIA TUTTO
QUESTE PICCOLE VITE SIGNIFICANO TUTTO.

E NESSUNO SA
COSA ACCADRA' DOMANI
ALLORA NON LASCIARTI ANDARE
SIAMO ANDATI LONTANI

STRINGI LA MIA MANO PER FAVORE
CAPISCIMI
NON SEI MAI SOLO

sabato, novembre 18, 2006

BAUHAUS' SPIRIT



BAUHAUS "SPIRIT" - (1982)

Oggi mi è ritornata alla mente questa canzone. E ovviamente loro: i folletti/spettri della musica gothic-dark anni '80, i Bauhaus... Che veramente, assieme ad altri, l' hanno inventata. I discorsi sulla nostalgia sarebbero retorici. Non li faccio, e mi godo il pezzo che non è magari uno dei più conosciuti, forse nemmeno uno dei loro vertici, ma a me piace. E poi vale la pena vedere lo spettro Peter Murphy che svolazza e si muove come solo lui sapeva fare, con quegli occhi ghiaccio...

giovedì, novembre 16, 2006

NATURA DOCET

"In uno zoo della California una tigre ha partorito tre cuccioli, che però, essendo nati prematuri, sono morti qualche giorno dopo. I veterinari si sono ben presto resi conto che la tigre, a causa della perdita dei cuccioli, deperiva ogni giorno di più e appariva abulica e depressa. Per tentare di risolvere la faccenda, decisero di "affittare" una cucciolata di tigrotti da un altro zoo, ma purtroppo non ve n'erano di disponibili. A quel punto venne a loro in mente che talvolta certe specie si prendono cura dei cuccioli di altri animali e iniziarono di nuovo la ricerca.Gli unici cuccioli disponibili erano dei maialini nati da poco. Li portarono allo zoo, misero loro delle pelli di tigre e...guardate le foto per il lieto fine della storia.... Cattolici, mussulmani, buddisti, ecc.ecc. spesso non trovano accordo. Noi, che non riusciamo a sopportare neanche il vicino di scrivania, impariamo dagli animali...."

mercoledì, novembre 15, 2006

LO SPECCHIO DELLA VITA


IL GOHONZON

È l’oggetto di culto per chi pratica il Buddismo di Nichiren Daishonin. Quale è il suo significato? Che funzione ha? Perché serve un oggetto di culto? Perché si custodisce con tanta devozione?

L’esigenza, spesso inconscia, di avere qualcosa verso cui dirigere i propri sforzi, la propria ambizione, è qualcosa di innato negli esseri umani. È del tutto naturale, entro certi limiti, desiderare, ad esempio, una buona carriera lavorativa o una sicurezza economica. Le cose si complicano quando denaro, successo, cultura o quant’altro finisce per occupare il centro dell’esistenza e tutti i valori della nostra vita si strutturano in base a questo obiettivo supremo, legando a esso tutta la nostra felicità. In un certo senso, stiamo creando un oggetto di culto. Scriveva a proposito Richard Causton: «L’esigenza di avere un oggetto di culto non è tipica soltanto della religione. Ciascuno di noi, in modo più o meno consapevole, se ne crea uno che, anche se astratto e personale, assolve la stessa funzione dell’oggetto di culto religioso: fornire cioè un punto di riferimento verso cui indirizzare le proprie ambizioni, le speranze, i desideri. Per molti la famiglia viene posta al di sopra di tutto, altri mettono al primo posto la carriera, il denaro, i beni materiali, la cultura, un cantante, un divo del cinema, gli animali. Un oggetto di devozione è ciò per cui viviamo, su cui basiamo la nostra felicità, e che influenza ogni aspetto della nostra vita. Spesso capiamo quale sia questo oggetto solo nel momento in cui lo perdiamo: quando il nostro compagno o compagna ci lascia, quando ci viene rubata la macchina, quando la nostra promettente carriera si blocca». Il punto è allora: su che cosa stiamo basando la nostra vita? O ancora, a che cosa ci stiamo appoggiando? Finché ci ancoriamo a qualcosa di esterno a noi, qualcosa di mutevole come tutto ciò che ci circonda, saremo come una banderuola in balia dei venti. Nichiren Daishonin iscrivendo il Dai-Gohonzon fornì il corretto oggetto di culto a tutta l’umanità: perfetto, puro e immutabile. E dentro la vita: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te…» scrive a una sua seguace (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 203).
E continua: «Una donna che si dedica al Gohonzon attira la felicità in questa vita e nella prossima il Gohonzon sarà con lei e la proteggerà sempre. Come una lanterna nell’oscurità, come un forte braccio che ti sostiene lungo un sentiero infido, il Gohonzon ti proteggerà, signora Nichinyo, ovunque tu vada». Quindi l’unica cosa a cui conviene “appoggiarsi” è il Gohonzon.

Perfettamente dotato
Come è possibile che in un mondo in continuo mutamento esista qualcosa con queste caratteristiche? In altre parole che cos’è il Gohonzon? In varie lettere e trattati Nichiren ha cercato di rispondere a questo interrogativo. Scrive ad esempio: «Io, Nichiren, ho iscritto questo Gohonzon in sumi (inchiostro cinese, n.d.r.) trasfondendovi la mia anima, perciò credi in esso» (ibidem, p. 150). Il Gohonzon rappresenta quindi la vita del Budda Nichiren e mandala, il termine che usa il Daishonin per descriverlo, in sanscrito vuol dire “perfettamente dotato”, perfettamente dotato della condizione vitale della Buddità. Qual è la differenza tra la vita descritta nel Gohonzon e la nostra? Nel Gohonzon tutte le caratteristiche e le funzioni che noi stessi possediamo sono ordinate, anzi illuminate, dalla Buddità, in perfetta armonia con la Legge mistica, la Legge universale della vita. Possiamo dire che il Daishonin si è illuminato a questa Legge universale e ha concretizzato questa perfetta fusione tra la persona e la Legge (o, se vogliamo, tra la realtà oggettiva e la sua saggezza) in un mandala. Al centro dell’Oggetto di culto infatti appare la scritta Nam-myoho-renge-kyo Nichiren. Quando pensiamo all’iscrizione del Gohonzon da parte di Nichiren non dobbiamo pensare a una semplice copiatura o a un’operazione tecnica. Nel Gohonzon egli trasfuse tutta la sua forza, la sua convinzione, la sua determinazione: «Si dice che il leone, re degli animali, avanzi tre passi poi si raccolga su se stesso per saltare, sprigionando la stessa potenza nel catturare una piccola formica o nell’attaccare un animale feroce. Nell’iscrivere questo Gohonzon per la sua protezione, Nichiren è uguale al re leone. Questo è ciò che intende il Sutra con “la forza di un leone all’attacco”» (ibidem, p. 149).

Chi va con lo zoppo…

Nichiren trasmise la sua condizione vitale di Budda nell’oggetto di culto. Recitando Daimoku davanti al Gohonzon, quest’ultimo agisce da causa esterna permettendoci di manifestare la nostra Buddità, anche se non ne siamo sempre consapevoli. Una lettera scritta da una persona che ci ama è in grado di risvegliare in noi lo stesso sentimento. Anche la musica o la poesia è in grado di farci rivivere la condizione vitale del suo autore. Altrettanto si può dire per i quadri, le opere d’arte in generale o le opere architettoniche: esse attivano in noi precise condizioni o stati vitali. Tornando ogni giorno, mattina e sera, di fronte alla vita di Nichiren, manifestiamo sempre più la sua stessa mente, cioè la stessa condizione vitale. Il desiderio del Daishonin, come del resto quello dei Budda che lo hanno preceduto, era che tutte le persone potessero ottenere il suo stesso stato vitale, diventando forti, coraggiose e felici. Analogamente Shakyamuni manifestava nel Sutra del Loto il «desiderio di rendere tutte le persone uguali a me». Il loro scopo fondamentale, in altre parole, era quello di permettere a tutte le persone di ottenere il supremo stato vitale della Buddità. Iscrivendo il Gohonzon, Nichiren diede lo strumento per realizzare questa fusione tra il maestro e il discepolo, per ottenere la sua stessa mente, superando in questo modo, per altro, ogni possibile problema di trasmissione dell’insegnamento tra il fondatore e i seguaci. Un vecchio proverbio recita: «Chi va con lo zoppo impara a zoppicare». Attraverso il nostro contatto quotidiano con la vita illuminata di Nichiren, grazie all'incessante relazione con la Buddità espressa nel Gohonzon, la nostra tendenza vitale dominante si stabilizza pian piano sul mondo di Budda. È proprio come un ago che avvicinato a una calamita si magnetizza o, per usare un esempio caro al Daishonin, come il rovo che, crescendo in un campo di canapa, “impara” a crescere dritto.

Dentro la vita
Il Gohonzon da un lato è un oggetto, e quindi fuori di noi, ma rappresenta qualcosa che ognuno, in maniera più o meno manifesta e consapevole, possiede nel proprio intimo. Ed è questa preziosa gemma che ciascuno possiede, la vita del Budda, il nostro vero oggetto di culto. Quando si parla di religione o di oggetto di culto si è naturalmente portati a pensare a una relazione con un essere superiore, ma questa relazione di subalternità è assolutamente estranea al Buddismo di Nichiren Daishonin. Ottenendo la Buddità non riceviamo qualcosa dall’esterno ma risvegliamo qualcosa che dormiva dentro di noi, proprio come leggendo un racconto allegro risvegliamo la gioia o leggendo una lettera della persona amata ci si infiamma il cuore. Chiarisce difatti Nichiren: «Il Gohonzon esiste nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo» (ibidem, pp. 203-204). Quando riveriamo e riponiamo fede in questo oggetto di culto, quando rispettiamo la vita, quella nostra e quella altrui, e la consideriamo il bene più prezioso, il Gohonzon la protegge, proprio come una persona che inchinandosi verso uno specchio vede l’immagine riflessa che si inchina verso di lei. «Quando uno abbraccia questo mandala, tutti i Budda e tutti gli dèi si raduneranno intorno a lui accompagnandolo notte e giorno, come i guerrieri proteggono il loro signore, come i genitori amano i loro figli, come i pesci dipendono dall’acqua, come gli alberi e le piante desiderano la pioggia, come gli uccelli si affidano agli alberi. Devi riporre la tua fiducia in esso» (ibidem, vol. 7, pag. 245).

Fede e comprensione
Il Budda Shakyamuni espresse la sua Illuminazione nel Sutra del Loto rappresentando la sacralità della vita, cioè la suprema condizione della Buddità, con una torre preziosa, uno straordinario e gigantesco edificio ricoperto di gioielli che emerge dalla terra e si solleva in aria assieme a tutta l’assemblea. Il saggio cinese T’ien t’ai rivelò la sua Illuminazione, cioè la stessa perfetta comprensione della vita, nel Maka Shikan, in particolare attraverso il principio di ichinen sanzen, dove i fondamenti del Sutra del Loto assumono forma organica. L’illuminazione di Nichiren è espressa nel Gohonzon, che raffigura la torre preziosa e il principio di ichinen sanzen: «Questo mandala – spiega il Daishonin – non è in alcun modo un’invenzione di Nichiren … È l’Oggetto di culto che descrive perfettamente il Budda Shakyamuni nella torre preziosa e tutti gli altri Budda che erano presenti, così fedelmente come la stampa riproduce la matrice».
Ma non stiamo parlando di luoghi fantastici o paradisi lontani: «Non esiste altra torre preziosa che gli uomini e le donne che abbracciano il Sutra del Loto» scrive Nichiren a un credente che aveva spedito delle offerte. «Abutsu-bo è la torre preziosa stessa, e la torre preziosa è Abutsu-bo stesso. Senza questa consapevolezza tutto il resto è inutile… Potresti pensare di aver fatto offerte alla torre preziosa del Budda Taho, ma non è così. Tu stesso sei un vero Budda che possiede le tre virtù dell’illuminazione. Recita Nam-myoho-renge-kyo con questa convinzione. Allora il luogo dove reciti Daimoku è il luogo della torre preziosa» (ibidem, vol 4, pag. 212). Così, condotti da Nichiren, siamo giunti al punto cruciale: occorre una “consapevolezza” senza la quale «tutto il resto è inutile», è necessaria una “convinzione” per innescare il processo verso la Buddità, per fare del luogo dove conserviamo il Gohonzon il «luogo della torre preziosa». In effetti, parlando del Gohonzon, abbiamo finora cercato di spiegare qualcosa che è per sua natura difficile da spiegare e difficile da comprendere proprio perché è l’essenza dell’illuminazione di Nichiren. Abbiamo cercato di far diventare comprensibile qualcosa che sfugge alla comprensione logico-razionale: il Gohonzon si comprende solo con la fede. Il Gohonzon si attiva solo con la fede. «Credi in questo mandala con tutto il tuo cuore. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito del leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo? […] Tutto dipende dalla tua fede. Una spada sarà inutile nelle mani di un codardo (…) Raccogli la tua fede e prega questo Gohonzon. Allora cosa non può essere realizzato?» (ibidem, pp. 149-150). Addirittura la sua iscrizione, avvenuta il 12 ottobre del 1279, è stata possibile solo dopo che i discepoli avevano dimostrato una fede incrollabile, mostrandosi pronti a sacrificare la propria vita pur di non abbandonare la fede. Senza questa fede il Gohonzon sarebbe stato (e sarebbe tutt’ora) del tutto inutile.

(da Buddismo e Società n.96 gennaio febbraio 2003
Principi fondamentali: "Il Gohonzon" di Lodovico Prola)


DESCRIZIONE DEL GOHONZON


Cosa c'è scritto nel Gohonzon?

«Questo
mandala non è in alcun modo un'invenzione di Nichiren. È l'Oggetto di culto che descrive perfettamente il Budda Shakyamuni nella Torre Preziosa e tutti gli altri Budda che erano presenti, così fedelmente come la stampa riproduce la matrice. I cinque caratteri del Sutra del Loto sono iscritti al centro della Torre preziosa, mentre i quattro Re celesti sono seduti ai quattro angoli. I Budda Shakyamuni e Taho e le quattro guide dei Bodhisattva della Terra sono allineati in alto. Seduti sotto di loro sono i bodhisattva Fugen e Monju e gli uomini di Studio, inclusi Shariputra e Maudgalyayana. A fianco di questi stanno gli dèi del sole e della luna, il Demone del sesto cielo, il Re Drago e Ashura; Fudo e Aizen si collocano rispettivamente a sud e a nord. Ci sono anche il perfido traditore Devadatta e l'ignorante figlia del Re dei Naga. Il demone Kishimojin appare con le sue dieci figlie, che succhiano la linfa vitale delle persone in tutto l'universo. Sono presenti anche le divinità guardiane del Giappone: Tensho Daijin e il bodhisattva Hachiman in rappresentanza dei sette ranghi di dèi celesti, dei cinque ranghi di dèi terreni e di tutte le altre divinità maggiori e minori. Dal momento che tutti gli dèi appaiono nella loro essenza, devono apparire anche nelle loro manifestazioni. Il capitolo Hoto afferma: "Tutta l'assemblea stava sollevata in aria". Nel Gohonzon dimorano tutti i Budda, bodhisattva e grandi santi, come pure gli otto gruppi di esseri senzienti dei due regni che appaiono nel primo capitolo del Sutra del Loto. Illuminati dai cinque caratteri della Legge mistica, rivelano la natura illuminata che possiedono intrinsecamente. Questo è il vero Oggetto di culto»
(
Il vero aspetto del Gohonzon, SND, 4, 202).

Un'immagine da leggere con il cuore, più che con gli occhi. Anzi, concentrarsi sul significato di ogni singolo ideogramma può addirittura allontanarci dal sentire quella profonda relazione con la vita del Budda che Nichiren voleva esprimere iscrivendo il Gohonzon. Fatta questa premessa e data quindi la giusta dimensione all'aspetto descrittivo, proviamo a fare una "mappa" del Gohonzon. Il Gohonzon davanti al quale noi della Soka Gakkai stiamo praticando attualmente, stampato da una matrice realizzata a partire da un Gohonzon iscritto il 13 giugno del 1720 dal patriarca Nichikan, riproduce molto fedelmente il Dai-Gohonzon.
Qui riportiamo la descrizione del Gohonzon di Nichikan. Gli ideogrammi - cinesi antichi e giapponesi - si possono dividere in "blocchetti". Al centro, dall'alto, c'è scritto "Namu-myoho-renge-kyo Nichiren". Nel blocchetto in alto a sinistra, dall'interno, si trovano raffigurati Shakyamuni che rappresenta la saggezza soggettiva, l'insegnamento originale e i benefici interiori, e le guide dei Bodhisattva della Terra Jyogyo (Pratiche Pure) e Anryugyo (Pratiche Salde). Il bodhisattva Jyogyo rappresenta la purezza, la forza vitale senza i vincoli della sofferenza dovuti ai desideri terreni e al karma. Il bodhisattva Anryugyo rappresenta la capacità di godere pienamente della vita e il potere di cambiare qualunque circostanza in gioia e valore. Nell'altro blocchetto, quello di destra, partendo dall'interno, sono raffigurati il Budda Taho (Molti Tesori) - che simboleggia la realtà oggettiva, l'insegnamento transitorio e i benefici manifesti - e le altre due guide dei Bodhisattva della Terra, Jogyo (Pratiche Superiori) e Muhengyo (Pratiche Illimitate). Jogyo rappresenta la capacità di far emergere la consapevolezza della propria identità e la motivazione per avanzare e crescere. Muhengyo rappresenta la saggezza, la capacità di espansione senza limiti, la fiducia nell'eternità. Poiché nel Gohonzon è rappresentata la vita in tutti i suoi aspetti, molti dei personaggi corrispondono ad alcuni dei dieci mondi. Shakyamuni e Taho simboleggiano il mondo di Buddità. Le guide dei quattro Bodhisattva della Terra il mondo di bodhisattva. Nei due blocchetti sottostanti si trovano: a sinistra Taishaku (in sanscrito Shakra, Indra), Gatten (il dio della luna) e Myojoten (il dio delle stelle); a destra Bonten (in sanscrito Brahma), Dai-Rokuten-no-mao (in sanscrito Mara, il demone del sesto cielo) e Nitten (il dio del sole). Simboleggiano tutti il mondo di Estasi. La rappresentazione dei dieci mondi continua nei blocchetti ancora sottostanti: a sinistra si trovano le Jurasetsunyo (Avidità), e il re drago Ryu-o (Animalità). A destra, Kishimojin, madre delle dieci Jurasetsunyo (Avidità). Negli ultimi blocchetti in basso, proprio accanto ai due ideogrammi di Nichiren, vi sono a sinistra Hachiman (divinità protettrice), seguita dal Gran Maestro Dengyo (che indica la corretta trasmissione della Legge). In questa zona compaiono anche la firma del patriarca "autore" del Gohonzon e la frase «Copiato rispettosamente». A destra, dall'interno, si trovano invece la divinità protettrice Tensho Daijin e il Gran Maestro T'ien-t'ai (che ha la stessa funzione di Dengyo). È qui che compare la frase «Questo grande mandala non è mai apparso in tutto il mondo nei duemiladuecentotrenta e più anni dalla morte del Budda». Gli ideogrammi più esterni, quelli che ai quattro lati chiudono il Gohonzon, rappresentano i Re Celesti, che simboleggiano la purificazione dei sensi e proteggono i quattro angoli dell'universo, e altre divinità protettrici. A sinistra, in alto si trova Bishamontenno e in basso Zochotenno. Bishamontenno è l'udito, la sua purificazione, la capacità di ascoltare gli insegnamenti del Budda e di proteggere coloro che praticano il Buddismo. Zochotenno rappresenta la libertà dai bonno, i desideri terreni, e, in senso più ampio, dalle sofferenze. Al centro, in sanscrito antico, è indicata Fudo Myo-o, una divinità protettrice che rappresenta il principio di shoji soku nehan (le sofferenze di nascita e morte sono nirvana). Nei tre blocchetti all'estrema destra, in alto si trova Jikokutenno (mantenere il paese sicuro e pacifico) e in basso Komokutenno (focalizzarsi sulla natura demoniaca e trasformarla), gli altri due Re Celesti. Al centro si trova, in caratteri del sanscrito antico, Aizen Myo-o, una divinità protettrice che rappresenta il principio di bonno soku bodai (i desideri terreni sono Illuminazione). In basso al centro si trova, poi, la data di iscrizione del Gohonzon, 13 giugno del quinto anno di Kyosho (1720). Vi sono inoltre due frasi: in alto a destra, tra Komokutenno e Muhengyo, c'è scritto «Alla persona che calunnia si romperà la testa in sette pezzi»; in alto a sinistra, tra Bishamontenno e e Anryugyo, c'è scritto «Chi loda accumula fortuna oltre i dieci nomi del Budda».

La Torre preziosa
Questa è allora la scena che abbiamo davanti agli occhi: in alto Shakyamuni e Taho, l'uno che espone il Sutra del Loto, l'altro che ascolta rapito e beato ed esclama: «Eccellente, eccellente! [...] tutto ciò che hai esposto è la verità!» (SDL, 222). Di lato, di sotto, a destra e a sinistra, Budda, bodhisattva, re, divinità protettrici, esseri divini ma anche demoniaci. Tutti "seduti" intorno a Namu-myoho-renge-kyo e a Nichiren, come se rendessero omaggio a questa Legge universale, come se partecipassero a una cerimonia il cui centro, Nam-myoho-renge-kyo, risuona e risplende. E in effetti partecipano davvero a una cerimonia.
La cerimonia dell'apparizione della Torre preziosa, che emerge dalla terra e si libra in cielo, raccontata nell'undicesimo capitolo del Sutra del Loto. Una scena di grande meraviglia, di infinita magia, che rende con parole poetiche e toccanti quello che si riesce a percepire sedendosi di fronte al Gohonzon e recitando Nam-myoho-renge-kyo. Quando per la prima volta si sente che la vita è infinita. Che è un accumulo di gioielli. Che è vasta come l'universo. Che si innalza nel cielo e affonda le radici nella terra. Che proprio lì, proprio dove queste radici si ramificano, diventano forti, crescono e si nutrono, proprio lì dove ci sono la sofferenza e l'arroganza, il dolore e la gioia, proprio lì, si trova anche uno stato perfetto. «Nello specchio della Torre preziosa (cioè del Gohonzon) - dice Daisaku Ikeda nella Saggezza del Sutra del Loto - vediamo la Torre preziosa che esiste dentro di noi, percepiamo che noi stessi siamo la Torre preziosa» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 2, p. 105). Dice anche: «La nostra vita è una maestosa Torre preziosa, ma è una verità che ci sfugge. Vedere la Torre preziosa significa vedere questa verità. La cerimonia della Torre preziosa è lo specchio che ci rivela la vera entità della nostra vita. Anche il Gohonzon iscritto da Nichiren Daishonin ispirandosi a questa cerimonia è il limpido specchio in cui possiamo scorgere il nostro vero io» (Ibidem, p. 98). E infatti Nichiren nel Gosho scrive: «Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo, vedono e comprendono tutti i fenomeni come riflessi in un limpido specchio. Questo limpido specchio è il Sutra del Loto e, specificamente, è il capitolo L'apparizione delle Torre preziosa» (GZ, 763).
Questo capitolo inizia così: «A quel tempo al cospetto del Budda apparve una Torre decorata di sette tesori, alta cinquecento yojana, larga e profonda duecentocinquanta, che, emersa dalla terra, si librava sospesa nell'aria. Era adornata con oggetti preziosi di ogni genere; cinquemila balaustre, mille, diecimila nicchie e innumerevoli vessilli e stendardi la decoravano. Ghirlande di gemme, dieci miliardi di campanelli ingioiellati pendevano da essa; un profumo di sandalo tamalapatra emanava dai quattro lati e pervadeva il mondo intero. Gli stendardi e i drappi erano fatti di sette tesori, oro, argento, lapislazzuli, madreperla, agata, perla e cornalina, e raggiungevano i palazzi dei Quattro Re Celesti. Gli dèi del cielo Trayastrimsha fecero piovere fiori celesti di mandarava come offerta alla Torre preziosa e altri esseri celesti, draghi, yaksha, gandharva, asura, garuda, kimnara, mahoraga, esseri umani e non umani, una moltitudine di migliaia, decine di migliaia, milioni di esseri offrirono ogni genere di fiori, incenso, collane, stendardi, drappi e musica in omaggio alla Torre preziosa in segno di reverenza, onore e lode» (SDL, 221). Tanta e tale è la bellezza del nostro stato interiore più profondo, più vero, più saggio, più puro. Uno stato perfettamente "riprodotto" nel Gohonzon. E che appartiene a ognuno di noi: «Nell'Ultimo giorno della Legge, non esiste altra Torre preziosa che gli uomini e le donne che abbracciano il Sutra del Loto. Perciò ne consegue che coloro che recitano Nam-myoho-renge-kyo, qualunque sia la loro condizione sociale, sono essi stessi la Torre preziosa e il Budda Taho (Molti Tesori) [...] Abutsu-bo è la Torre preziosa stessa e la Torre preziosa è Abutsu-bo stesso. Senza questa consapevolezza tutto il resto è inutile» (La Torre preziosa, SND, 4, 212). Questo perché, come spiega il presidente Ikeda: «La Torre adorna dei sette tesori è la grande e nobile forma originaria della nostra vita. [...] Vedendo la Torre preziosa sospesa nell'aria i partecipanti all'assemblea videro se stessi. Senza dubbio videro un io incrollabile, solenne e torreggiante nell'universo. Per questo si parla di "limpido specchio". Anche il fatto che la Torre preziosa emerga dalla terra riveste un significato. La terra rappresenta la realtà dei nove mondi, la vita degli esseri umani. La Torre preziosa rappresenta la vita del Budda, ma il suo emergere dalla terra indica che gli esseri umani possono farla emergere nella propria vita. Poiché i nove mondi contengono in sé il mondo di Budda, la Torre preziosa emerge dalla terra» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 2, p. 109).

(Buddismo e Società n.112 settembre ottobre 2005
Speciale Il Gohonzon: la mappa della vita)