lunedì, ottobre 30, 2006

LA REGINA DEL PUNK E DEL DARK


Come iniziare questo post dedicato a Siouxsie? E' un po' di tempo che volevo dare "corpo" alla mia devozionale e antica ammirazione per la diafana, notturna, inimitabile Susan Janet Dallion - il suo vero nome. Dargli adesso una forma, una traccia, è per me quasi necessario. Ho vissuto tutta l 'ondata prima punk, poi dark e new wave che nei primi anni '80 arrivò fortunatamente anche in Italia, dove imperversava la disco music e il vecchio, pomposo e stanco rock dei '70. Ci furono nomi che segnarono e si impressero per sempre nel DNA (mio e di tanti altri) di ex "punkettari" e "darkettoni", nomi che sono diventati per sempre "pietre angolari" delle nostre emozioni, vite, sogni, incubi e bellezza di quegli anni (JoyDivision, Cure, Sisters of Mercy...tanto per citarne alcuni). Ma soprattutto della poesia. Oscura finchè si vuole, ma sublime poesia. E lei, la grande sacerdotessa del punk e del dark, Siouxsie Siouxs, è stata senza dubbio per me la "punta di diamante" in questo senso. Attorno a lei nacque il gruppo Siouxsie and the Banshees, tra la fine dei '70 e l' inzio degli '80. Per diversi anni e attraverso vari album e cambi di formazione, la band fù per Susan lo spazio dove sarebbe diventata quello che è. Le note di "Christine", "Happy House", "Spellbound" sono state come delle perle metalliche, arcane, notturne ma, allo stesso tempo, tribali ed elettriche, trapuntate dalla sua voce. E Siouxsie, come molti grandi, soprattutto con quella voce inimitabile, sensuale, sospesa tra la ninna-nanna e l' anatema, tra poesie di vita e lamenti di morte, tra urli metallici e vocalizzi melodici di struggente bellezza, ha creato un' icona irripetibile. Ricordo l' emozione di vederla in quella che fù, credo, la sua prima apparizione "live" in Italia a Modena, Festa dell' Unità, nel lontanissimo 1983. Poi la rividi un altro paio di volte, ma quella serata fù magica e particolare. Lo spessore e l' arte di lei si percepivano appieno soprattutto nella dimensione del concerto, nel leggendario modo di vestirsi (poi riferimento per tante, tante ragazze dark, per anni) nel trucco, nella mimica e in una gestualità danzante che aveva un che di "gitano", rituale che imponeva attenzione, incantesimo e ti fascinava. Tanto che avresti seguito quella "regina della notte" ovunque ti avesse chiesto di andare. E quegli occhi felini splendidi, truccati come solo una imperatrice/sacerdotessa poteva fare, velati di decadente malinconia, ma allo stesso tempo ieratici e fieri. Una delle poche figure femminili per le quali avrei avuto un coinvolgimento anche erotico. Ci sono molti suoi pezzi ai quali sono legato, oltre a quelli citati sopra. Ma, tra tutti, "Swimming Horses" forse lo sceglierei come quello per me più rappresentativo. Chi non ha avuto la fortuna di "esserci" allora, o di essere troppo "piccolo" - e adesso non conoscerla - non si è perso tanto un nome della musica di quegli anni, ma un modo di essere artista femminile che oggi non si vede più (tranne rare eccezioni, tipo Bjork). Altri livelli. Altra bellezza e arte, a mio parere, di "rango superiore".



"SPELLBOUND" - live - (1983)

"Guidati dall'iconica Siouxsie Sioux, i Banshees hanno mosso i primi passi dal famoso "Bromley Contingent", il gruppetto di fans che seguiva i Sex Pistols. La band nacque per riempire un posto lasciato vuoto nel primo "festival internazionale del punk rock", e tenne il suo primo concerto, di cui esiste una registrazione non ufficiale, al "100 Club" di Malcolm McLaren di Londra il 20 settembre 1976. Il line up iniziale consisteva in Siouxsie Sioux, Steven Severin, Marco Pirroni (che poi entrerà negli Adam And The Ants) e Sid Vicious (poi nei Sex Pistols). Spettatori presenti hanno descritto il concerto come "terribile" e "una tortura".

Nel febbraio 1977 il gruppo, che girava intorno al nucleo centrale composto da Siouxsie e Severin, era diventato ormai una solida realtà nel panorama punk londinese, tanto da ottenere quasi per acclamazione popolare un contratto discografico con la Polydor. Pubblica il primo singolo, Hong Kong Garden (che raggiungerà la top 10 inglese), nel 1978, seguito immediatamente dall'album The Scream.



"HONK KONG GARDEN" (1978)

Il secondo album, Join Hands, viene pubblicato nel 1979, e include la versione completa (lunga circa 20 minuti) di The Lord's Prayer, una canzone che i Banshees avevano proposto anche nel loro primo concerto, in una versione assolutamente caotica e improvvisata, mischiando testi di canzoni famose come Smoke on the Water e Twist and Shout. Due giorni prima del debutto del tour promozionale per l'album, due membri (John Mc Kay e Kenny Morris), lasciano all'improvviso il gruppo, costringendo i rimanenti a recrutare in tutta fretta Robert Smith, chitarrista della loro band di supporto The Cure, e Budgie, precedentemente nei The Slits e Big in Japan. Budgie non lascerà mai più la band, mentre Robert Smith alla fine del tour verrà sostituito da John McGeoch. Ad ogni modo, la relazione di Smith con la band sarà complessa e molto prolungata: infatti egli tornerà nella band nel 1982, a causa delle gravi condizioni fisiche di McGeoch, dopo la pubblicazione degli album Kaleidoscope (1980), Juju (1981), A Kiss in the Dreamhouse (1982).



"MELT!" - live - (1983)

Nel 1983 il gruppo si prende una pausa: Siouxsie e Budgie formeranno il progetto The Creatures, che pubblica un album, Feast, mentre Steven Severin forma i Glove con Smith e pubblicherà Blue Sunshine. La band successivamente torna a lavorare, producendo il live Nocturne (1983) e l'album Hyaena (1984); in seguito Smith se ne andrà di nuovo per concentrarsi definitivamente sul suo gruppo alla fine del 1984, costringendo i Banshees a cercare un nuovo chitarrista. Sarà sostituito da John Valentine Carruthers. Al gruppo si aggiungerà anche il tastierista Martin McCarrick. Nel 1986 viene pubblicato Tinderbox, mentre nel 1987 escono il singolo Song From the Edge of the World (Smith torna di nuovo per una partecipazione sporadica) e l'album di cover Through The Looking Glass.



"CITIES IN DUST" (1985)

Dopo un'altra pausa, in cui i Creatures pubblicano Boomerang, i Banshees cominciano la parte finale della loro carriera, in cui ormai hanno raggiunto una elevata notorietà, pubblicando i tre album Peepshow nel 1988, Superstition nel 1991 (che contiene la loro canzone forse più famosa, Kiss Them For Me) e The Rapture nel 1995. Dopo la fine degli impegni relativi a questo album, nell'aprile 1996, il gruppo decide di sciogliersi, in polemica risposta al revival punk che sta avvenendo in quel periodo, testimoniato anche dal riformarsi dei Sex Pistols di Johnny Rotten. Siouxsie e Budgie, sposatisi nel frattempo nel 1991, si concentrano a tempo pieno sul loro progetto Creatures, mentre Severin fonda la propria etichetta, RE:, per la quale produce lavori sperimentali, colonne sonore di opere cinematografiche e teatrali e dischi di altri artisti.



"SWIMMING HORSES" (1984)

Nel 2002, però, un invito a suonare da parte del Coachella Music & Arts Festival, che si tiene annualmente in California, ha dato vita a un tour con la formazione originale, chiamato "Seven Year Itch Tour", che è accompagnato successivamente da un Best Of e dal CD/DVD registrato nelle serate di Londra, chiamato The Seven Year Itch. Il tour non ha seguito, anzi, il giorno dopo la sua fine, Siouxsie e Budgie si chiudono in studio per cominciare a lavorare al prossimo album dei Creatures, Hai!. Nel 2004 è uscito Downside Up, un box-set di 4 CD contenente b-sides e rarità, come l'EP The Thorn del 1984. Nel 2005 è cominciata l'operazione che vedrà ripubblicato ogni album di studio della band, a partire da The Scream, con contenuti speciali, demo e inediti."
(Da Wikipedia)

domenica, ottobre 29, 2006

KAPO' GARDINI


Ma come è messa quella povera esaurita di Elisabetta Gardini? Non faceva meglio a restare al suo vecchio mestiere in TV, magari agghindata da entrenenuse di night club per gerarchi fascisti, come in questa foto?... Perchè una così - oltre a tanti altri - circola per il Parlamento? Quando ho letto del fatto, del litigio con la Luxuria perchè non la voleva nei bagni delle donne in Parlamento, le frasi che ha detto e i commenti seguiti, ho provato un brivido sinistro dietro la schiena. Di quelli che si sentivano quando alle scuole elementari o medie si leggevano i libri di storia, e si veniva a conoscenza del fascismo e del nazismo e tutto quanto ne concerne (leggi razziali, segregazione, campi di concentramento, "apartheid" antisemitico, teoria della razza "ariana", ecc...). D' accordo, non è un fatto paragonabile a quei livelli, ma io penso che il "seme" sia quello. E' lo stesso. In apparenza, un fatto frivolo e da gossip di "baruffa" tra due parlamentari dei schieramenti opposti; in realtà molto, molto più grave, inquietante e sgradevole. Ai giornalisti a detto:
"Ma che ne so! Mi dicono che in alcune palestre hanno messo i bagni per quelli come lui. Questo Palazzo è pieno di bagni, gliene trovino uno per lui".... e anche:
"Si faccia tagliare il pisello. Se lo tagli e allora venga pure nel bagno delle donne. Perché non lo fa?"...
Questo linguaggio e modo di esprimersi è forse quello di qualcuno che sà cosa siano i diritti umani? Il rispetto per l' identità sessuale delle persone? La tolleranza? La sensibilità? La gentilezza?.... Non mi pare.
"Trovare Guadagno mi ha provocato un trauma. Mi vergogno che si dia una immagine così di basso profilo del Parlamento. Se avessi saputo, sarei stata zitta..." ha poi aggiunto, delusa dal fatto che il personale del Parlamento intervenuto ha dato ragione a Luxuria, in nome del rispetto dell' identità sessuale individuale. Poteva stare zitta, sì. Avrebbe fatto un piacere non al "profilo" del Parlamento, ma a quello di sè stessa e della sua coscienza, sempre che ne possegga una.

sabato, ottobre 28, 2006

MENTRE L' ITALIA VA' IN PEZZI



Ma perchè non li mandiamo tutti a casa? Ma propio tutti. Tanto, non illudiamoci, non ci stupiranno con effetti speciali. Ci vorebbero facce nuove, ma in Italia, una volta raggiunta la poltrona, non la molli mai più. Tutt' al più te ne riciclano una nuova...
Intanto il Belpaese, tra scoop famosi sui parlamentari "fatti", scandali Telecom, spionaggio alle cariche politiche e istituzionali, Alitalia a picco, Finanziaria "via Crucis", opposizione che è quella che è (cioè: una brutta malattia del paese), si sgretola sempre più rapidamente.

giovedì, ottobre 26, 2006

MYSTERIOUS SKIN



Questo film merita di essere menzionato, perchè lo ritengo di una bellezza tutta speciale. Vale la pena di darsi da fare per cercarlo in DVD. I due amici da tenera età, Neil e Brian, si ritrovano dopo anni, ormai quasi adulti, a rivivere e ricostruire la loro non facile infanzia nel Kansas. Infanzia segnata da un'esperienza di abuso sessuale da parte dello stesso personaggio pedofilo (un allenatore di baseball). Il film gioca molto sull' ambiguità che ci sarebbe stata nell' atteggiamento conseziente di Neil e nei "diversi" modi che poi i due avranno nel metabolizzare l' evento. Neil virerà verso un' omosessualità vissuta praticamente solo prostituendosi, con una ricerca quasi autodistruttiva e rischiosa del "feedback" che visse allora. Brian evaderà nel fantascientifico e il "buco nero" nella sua memoria e quel sangue rappreso sul suo naso, sarà un temporaneo rapimento da parte degli extraterrestri. Il film è abbastanza duro come impatto, in più di un momento. Ma anche visivamente molto bello, originale, poetico, pur trattando tematiche delicate e tutt' altro che facili. La musica celestiale, per la maggior parte, è opera di Harold Budd e Robin Guthrie (ex chitarista dei mitici Cocteau Twins).
"MYSTERIOUS SKIN", di Gregg Araki, U.S.A. 2004

mercoledì, ottobre 25, 2006

GAY SPOT (REALITY?)




E' già un po' che è in giro questo cartone, spot pro-condom. Forse l' avrete già visto. Io lo pubblico qui perchè merita. Come dire? Da una parte è veritiero, anche se rischia di dipingere tutta la "categoria" come un mucchio di mignotte, mentre non è così. Diciamo che i meccanismi sono gli stessi degli etero, forse un po' più esasperati. Ma molte delle icone che si vedono qui, sono azzeccatissime. Pensate se lo vedesse la Ratzingeressa (a proposito, manca un prete nello spot!).

IL NOME DELLA LEGGE DELL' UNIVERSO


Nam myoho renge kyo

"Nichiren Daishonin, Maestro buddhista giapponese del XIII secolo, ritenne di rintracciare l’essenza stessa della predicazione e dell’Illuminazione del Buddha in un mantra, chiamato ‘daimoku’, cioè ‘invocazione’. Il mantra è ‘Nam Myoho Renge Kyo’, traducibile in: “Dedico la mia vita alla Legge Mistica del Sutra del Loto”. Qui di seguito espongo alcune mie ricerche ed elaborazioni personali sul suo significato. ‘Nam’: deriva dal sanscrito. Etimologicamente rappresenta il saluto, il ‘namaskar’ o il ‘namastè’ indiano che gestualmente si accompagna con un sorriso e un inchino a mani giunte. Nel termine ‘nam’ è contenuta l’idea di riverire, lodare, essere devoti, riconoscere il valore di qualcuno o qualcosa, accogliere, offrire o offrirsi con umiltà e gratitudine. Si tratta di una parola, un gesto e un atto gioiosi e vitali. Se qualcuno ha osservato come il saluto a mani giunte viene compiuto nella danza indiana, per esempio nel Katakhali o nell’Orissa, ricorderà la vibrante emozione religiosa di cui è permeato. Quello è il senso proprio e tradizionale del ‘Nam’. Possiamo asserire che ogni pratica religiosa, in fondo, è compresa in ‘Nam’, poiché in questa parola è contenuto il riconoscimento di qualcosa di profondo e ulteriore, di un ‘tremendum’, di un ché di numinoso, immanente e trascendente rispetto a chi la pronuncia. Tutte le religioni, qualunque sia la loro struttura filosofica e il loro approdo, partono – per così dire - da ‘Nam’, cioè dall’atto di devozione di fronte al divino, a Dio, alla Legge, al Cielo e alla Terra, o comunque si voglia concepire e definire la “vera entità della vita”. In questo senso ‘Nam’ è anche l’Illuminazione di Shakyamuni sotto l’Albero di Bodhi: il momento in cui l’individuo diviene consapevole della ‘Realtà Universale’ e ad essa porge il suo saluto, in essa si riconosce. In sanscrito ‘Nam’ è scritto con la ‘a’ breve. Se questa fosse lunga ‘Nam’ significherebbe ‘Nome’ e comunque, sia etimologicamente che foneticamente, esiste una stretta parentela fra i due termini. Nella filosofia indiana, per esempio nel Samkhya (che corrisponde un pò alla nostra Scolastica medioevale per le caratteristiche di complessa elaborazione logico-filosofica), Nam rappresenta l’identità o la ‘vera identità’, rispetto a ‘Rupa’, la forma, l’aspetto o la struttura esteriore, il corpo, la manifestazione. Nam indica anche il Nome Divino e viene utilizzato in molti mantra e preghiere indù: per esempio ‘Om Namah Shivaya’ (saluto a Shiva). Il Nome Divino con la sua ripetizione riveste un’importanza enorme in moltissime religioni, ricoprendo spesso il ruolo di invocazione suprema: pensiamo all’Islam, ma anche all’ebraismo mistico dove ogni nome di Dio richiama una caratteristica particolare dell’Essere Supremo (Adonai, il Signore; El Shaddai, l’Onnipotente ecc.) e ne esiste anche uno impronunciabile per la sua tremenda forza misterica (YHVH). Persino la preghiera del Cristo “…sia santificato il Tuo Nome” è in linea con questa idea che il Santo Nome rappresenti in sé un legame diretto con l’Entità Universale. Per quanto esposto, possiamo considerare anche il daimoku come un’invocazione del Nome della Mistica Legge. Nel buddhismo, tuttavia, la Realtà Ultima non è tradizionalmente rappresentata da una divinità antropomorfa ed è inesprimibile a parole, però può essere ‘vissuta’, riconosciuta, sentita, sperimentata. La si indica con la parola ‘Legge’ per descriverla come dotata di senso, logica, come esprimente un ordine fondamentale, un’intenzione imperscrutabile e oltre l’aspetto illusorio dei fenomeni. Più o meno lo stesso significato i taoisti attribuivano alla parola ‘Tao’ (Via), e i seguaci del Vedanta come anche i redattori delle Upanishad indicavano la stessa cosa con la locuzione ‘Quello’ (Tat): tutte queste correnti filosofico-religiose esprimevano ed esprimono in tal modo la convinzione che la Vera Entità non possa essere definita o compresa dalla mente concettuale. Anche nell’intenzione di Nichiren ‘Nam Myoho Renge Kyo’ sposta l’attenzione della pratica meditativa dalla semplice adorazione di un Buddha ‘divinizzato’ (tipica di certo Mahayana) come poteva essere Amida, Dainichi o lo stesso Shakyamuni, alla consapevolezza di ‘Quello’, l’Entità Inesprimibile, il Tutto, l’Assoluto. Nelle parole ‘Myoho Renge Kyo’ abbiamo, per così dire, la piena descrizione filosofica di questo Assoluto precisando, comunque, che Nichiren Daishonin - anche in accordo con il Sutra del Loto su cui si basa il suo insegnamento - non considera mai la Realtà Ultima lontana dagli esseri viventi e da essi irraggiungibile, ma in ogni istante vicina e alla portata di tutti. ‘Myoho’ ne è l’anzidetto aspetto inesprimibile, mistico e misterico, oltre la mente concettuale (Sad-Dharma, la Vera Legge; Sat: la Verità, l’Essere). ‘Renge’, il ‘Fiore di Loto’, ne è la manifestazione sottile quale Legge di Causa ed Effetto, alla base del dipanarsi degli Universi (rappresentati anch’essi dal Loto come espressione dell’unità nella molteplicità, Mandala Cosmico). Da ultimo ‘Kyo’, così come il sanscrito ‘Sutra’ e il cinese ‘Ching’, ha in sé il concetto di ‘ordito’, ‘tessuto’, ‘trama’. Allude all’aspetto percepibile, alla ‘veste’ della Legge che appare in qualità di mondo dei fenomeni."

(credits: da riflessioni di Maurizio su Nam myoho renge kyo - http://www.taozen.it/daimoku.htm)


Nam: Dedizione. Dedicare la vita a questa Legge attraverso la fede, la pratica e lo studio.

Myoho: Legge mistica. Come Nichiren Daishonin spiegò in uno dei suoi scritti: “Cosa significa quindi myo? E’ semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di attimo in attimo, che la mente non riesce a comprendere o le parole ad esprimere".

Renge: Letteralmente, “fiore di loto”, che nello stesso momento produce semi e fiorisce. Esso rappresenta la simultaneità di causa ed effetto.

Kyo: Suono o insegnamento. E’ la trasmissione dell’insegnamento del Buddha.

"La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku), che è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo, è la pratica fondamentale. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.
La recitazione deve essere fatta con ritmo dinamico, anche se la mente vaga è importante cercare di essere concentrati concentrandosi sul suono e sul ritmo. La recitazione è una preghiera e in quanto tale va affrontata con serietà e con un atteggiamento dignitoso. La preghiera è il mezzo per attingere alla Legge della vita presente in ognuno di noi".

"La recitazione del Daimoku non è né una forma di meditazione né “pensiero positivo” sebbene abbia in sé i benefici effetti di entrambe queste pratiche e molto altro. L’essenza della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo consiste nell’azione stessa di affermare la nostra natura di Budda attraverso la frase che pronunciamo. La meditazione o il “pensiero positivo” non hanno come obiettivo l’ottenimento della Buddità e non è possibile esprimere la propria Buddità con questi mezzi. La meditazione serve a centrare i nostri pensieri ed a rilassarci. Il “pensiero positivo” mira ad ottenere risultati favorevoli grazie ad uno stato positivo della mente. Anche se entrambe queste “tecniche” posseggono un proprio valore, esse da sole non possono cambiare quegli elementi fondamentali della nostra vita cui sono legate la nostra infelicità o le nostre insoddisfazioni; il karma. Tali pratiche non hanno alcuna influenza sul nostro karma. La meditazione è una pratica più passiva della recitazione del Daimoku; consiste nel calmare la nostra mente grazie alla concentrazione sulla recitazione di un particolare mantra, o su un’immagine. A prima vista ciò può sembrare simile alla pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin, ma in realtà la differenza fra le due è notevole. La pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo significa per noi esprimere e sperimentare la nostra innata Buddità e rilasciare la potente energia che essa contiene, piuttosto che calmare le nostre menti o sopprimere certe forme di pensiero. Inoltre, mentre è senz’altro vero che i nostri pensieri divengono più positivi come riflesso del fatto che stiamo recitando Daimoku, tale pratica promuove la nostra Buddità che, a sua volta, influenza in ogni aspetto la nostra esistenza, sia a livello fisico, sia mentale. Recitare Daimoku non è quindi tanto questione di “pensare positivo” o meditare sulle questioni ma piuttosto il conseguimento di un alto stato vitale che influenza naturalmente e positivamente i nostri pensieri".

(tratto dal sito dell' istituto buddista italiano soka gakkai http://www.sgi-italia.org/index.php)

lunedì, ottobre 23, 2006

MEDIOEVO OSCURO


Il Santo Padre, domenica 22 ottobre, da piazza S.Pietro, ha dedicato nel "dopo Angelus", una parte del suo messaggio per fare "un augurio di pace e serenità a tutto l' Islam", in occasione della fine del mese di Ramadam. Ai più non può non saltare all' occhio quanto, dopo la pericolosissima gaffe fatta all' Università di Ratisbona, nel parlare dell' Islam e confrontarlo col Cristianesimo, il "Pastore Tedesco", secondo una diplomazia d' altri tempi - tutt' altro che disinteressata e chiaramente strategica - si prodighi in segnali e gesti, offerte di cordialità e dialogo col mondo di Maometto... L' elenco è lungo e il recente ricevimento di una delegazione di autorità islamiche a Castel Gandolfo è solo un esempio. Pochi giorni fà, al Convegno Ecclesiale di Verona, non si è risparmiato nel ribadire la solita sfilza di "no" a questo e quello. Ai gay e alle lesbiche è toccato di sentirsi dire, ancora, che il loro amore è "debole è deviato". Poi, diventando "Papa Pinocchio Ratzinger" e infrangendo l' ottavo comandamento ("non dire falsa testimonianza") dice che "la Chiesa non fà politica". Quando basta seguire - anche minimamente - l' attualità, la politica e le vicende interne italiane per vedere che invece è quello che fà continuamente. Sempre. Su praticamente tutto (aborto, ricerca scientifica, Pacs, eutanasia, ecc, ecc...). In un ostinato e inquietante tentativo di far coincidere la morale cattolica con quella civile e laica dello Stato italiano, coi soliti messaggi ai politici e - più sotto la superficie - con infimi meccanisimi di connivenza e scambio di "favori". Tutto italiano, come sistema. Tutto sempre peggio, se si pensa a roba come il Concilio Vaticano II, a un Giovanni XXIII, a un Papa Albino Luciani che nel mese del suo ponitificato prima di morire (forse avvelenato dalle gerarchie vaticane, come sostengono molti) ebbe il tempo di dire che "Dio è anche donna e madre", o qualcosa del genere....C' è da rimpiangere (si fà per dire) perfino Wojtyla.

Poco tempo fà Dio sembra abbia convocato le altre Due Persone della Santa Trinità - cioè, oltre a lui, Gesù Cristo e lo Spirito Santo - per fare un piccolo "summit", dopo un po' che non si vedevano. Al termine dell' incontro, dice: "Bene, bene, avete lavorato molto ultimamente, girando in lungo e in largo. C' è davvero tanto da fare di questi tempi. Per cui ho pensato potreste prendervi una vacanza. Potete andare dove volete a riposarvi e divertirvi. Tu Figlio mio, Gesù, dove ti piacerebbe andare?"

E Gesù: "Ma.... io vorrei andare dalle parti di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth. E magari, già che ci sono, un giro anche al lago di Tiberiade".

Dio: "Come mai? Non sono posti che conosci già bene?"

Gesù: "Sì, però è già un po' che non ci vado e... Così, un po' di nostalgia".

Dio: "Bene, come vuoi. Tu, Spirito Santo? Che mi dici? Dove ti piacerebbe volare per la tua vacanza?"

La bianca colomba vola dalla spalla di Gesù, sulla quale stava appollaiata, ai piedi di Dio e gli dice: "Io.... beh, farei un giro in Vaticano".

Dio: "In Vaticano? Perchè propio lì?"

Lo Spirito Santo: "Mai stato. Sarei curioso di vedere com' è".

UN SOGNO CHE VALE LA PENA LEGGERE

Un mio amico, un po' di tempo fà, fece un sogno talmente particolare, dettagliato e vivido che lo mise per iscritto. Lui adesso è buddhista, ma quando gli capitò questo sogno non lo era ancora, nè sapeva nulla di Nichiren Daishonin, del Gohonzon o di Nam myoho renge kyo. E' singolare perchè dopo pochissimo tempo questa esperienza onirica così intensa, avrebbe partecipato al primo meeting e poi inizato a praticare, arrivando al Gohonzon. Secondo alcune persone che conosco, abbastanza addentro l' argomento, non si tratterebbe di un semplice sogno, ma di una vera e propia visione. Tra di esse, V.V., una mia amica, professoressa, esperta in religioni, simboli sacri e onirici, spiritualità e psicologia "junghiana". Il racconto del sogno è, a mio avviso, straordinario per la sua complessità simbolico/mistica e vale la pena di pubblicarlo qui.


"...Ero seduto nel salotto di un amico, di fronte a lui, e con noi c'erano altre persone che parlavano fra loro in tono cordiale. Non rammento i loro visi o i loro nomi. All'improvviso mi accorgo che seduto sul divano, di fianco a questo mio amico c'è un piccolissimo bambino, nudo e fluorescente. Mi guarda e mi sorride. Solo io sembro vederlo. Mi dice di essere un bambino mai nato, un feto morto prima di nascere. E' uno dei fratelli mai nati del mio amico. Si alza dal divano e mi chiede di seguirlo. Si pone vicino a me ed apre un tunnel nero nel bel mezzo del salotto. E' cordiale ed io lo seguo. Il tunnel è nero e non si vede nulla, solo questo piccolo bambino davanti a me. Il tunnel è immenso, senza pareti e senza fine, nero, assolutamente imperscrutabile. non c'è nulla. Il Bambino Nato Morto mi dice di fare attenzione, perché in questo luogo oscuro tutto ciò che si immagina diventa reale. Mi preoccupo, la sua oscurità non mi piace ed inizio a vedere delle ombre che sembrano materializzarsi vicino a noi. Il Bambino mi sgrida e mi dice di pensare a cose belle e positive. Per quanto mi sforzi non ci riesco. All'improvviso mi ricordo di un posto a cui sono molto legato, Carloforte, l'isola di origine della mia famiglia. Sotto di me rivedo il mare, in un magnifico pomeriggio di sole. Rivedo il paese e le colline, i luoghi che amo, e mi avvicino, pieno di nostalgia e di voglia di essere di nuovo a casa. Il Bambino si ferma, si gira e mi parla nuovamente. Cancella la mia visione e dice che penselui per me. Davanti a noi si materializza un magnifico albero, piantato su una zolla di terra sospesa nel nulla. E' un albero imponente, luminoso e immenso. E' bellissimo, mi affascina e mi avvicino, seguendo la mia guida. Non saprei dire se fosse verde di foglie o fiorito, oppure secco. Forse era contemporaneamente tutte e tre le cose... Giungiamo in prossimità dell'albero ed all'improvviso tutto scompare e mi ritrovo davanti un'immensa statua di Budda. Era gigantesca, con il mio corpo non riuscivo a coprire l'altezza della sua testa. La statua era tutta dorata e lucente, inginocchiata nella posizione della meditazione. Io mi trovo a galleggiare sospeso nell'aria, difronte alla statua, mi avvicino e lo guardo negli occhi. Mi sento a disagio, trapassato dal suo sguardo, assolutamente indifeso ed a disagio. I suoi occhi sono di lava rovente, brillanti e rossi. Non sostenendo lo sguardo mi dirigo verso i piedi della statua. Subito mi colpisce un oggetto strano. Sulle ginocchia della statua c'è una grande vasca trasparente con dell'acqua dentro, chiara e luminosa. La bellezza di quell'acqua mi ammalia, mi affascina e sento di dovermi avvicinare. Mi sento attirato da quell'acqua e allo stesso tempo provo un paura e timore. Non so come agire e penso che non so cosa sia giusto o cosa debba fare. Il Bambino Nato Morto mi parla e mi dice di seguire l'istinto. Mi avvicino all'acqua, completamente affascinato e senza paura. Sono nudo e trovo la mia nudità naturale. Mi immergo un poco nella vasca, e mi colpisce la temperatura dell'acqua. Pensavo fosse gelida, fredda, ed invece è piacevolmente calda. Mi immergo completamente e nuoto. L'acqua e chiara e molto luminosa. Sul fondo della vasca vedo una specie di tombino, un foro lucente, come una sorgente di luce. Mi avvicino incuriosito, ma i miei movimenti sono lenti. Osservo questo tombino molto incuriosito, così assorto che mi scordo di trattenere il respiro. Con meraviglia mi accorgo di poter respirare in acqua. E' una sensazione che mi riempie di gioia. Penso che in fondo è meraviglioso poter respirare in completa tranquillità. Mi avvicino al foro di luce e ne vengo risucchiato. Non provo paura. Vengo così condotto lungo un tunnel stretto e pieno di gobbe sinuose. Scorro come l'acqua ed il mio corpo si piega a seguire le curve come se fossi senza ossa, piegandomi completamente e morbidamente, senza dolore. Acquisto velocità, mentre scorro. All'improvviso il tubo finisce e vengo sparato via. Mi trovo sdraiato a pancia in giù, con la testa alzata per guardare avanti. E davanti a me si aprono due file lunghissime di statue di budda, una alla mia destra l'altra alla mia sinistra. Io passo in mezzo. I Budda sono tutti seduti, vicini uno all'altro. I Budda seduti uno di fronte all'altro sono identici, anzi speculari. Ogni coppia Budda ha una posizione diversa delle mani. Sono tutti dorati e splendenti. Sono tutti grandi quanto un uomo. Il passaggio fra le due file è stretto ed urto tutti i budda di entrambe le file, sempre. Mano a mano che avanzo urto con il viso le mani di tutti i budda, continuando a mantenere la mia direzione. Mano a mano che li urto li conosco. Ad ogni "schiaffo" che un Budda mi dà, conosco quel Budda, il suo significato. Non provo dolore ma meraviglia. Quando I 10.000 Budda finiscono (perché ho la percezione, mentre li vedo che siano proprio 10.000), mi ritrovo in un luogo scuro.
Di f
ronte a me ci sono due grandi budda, seduti uno accanto all'altro, ma leggermente diretti verso di me, che mi trovo a guardarli perfettamente a metà. Sono scuri e non brillano come gli altri. Le loro spalle non formano un'angolo di 180 gradi ma minore, sono rivolti verso di me. Sono identici. Ma appena li vedo so che la statua alla mia destra rappresenta il Budda di Infinita Conoscenza, e quella alla mia sinistra il Budda di Infinita Misericordia. All'improvviso odo una voce ferma e decisa nell'aria. Mi dice:"scegli!". Io senza indugio rispondo che non sceglierò nessuno dei due, ma che resterò a metà, affermando che la sapienza senza misericordia e vuota, e che la misericordia senza sapienza è cieca. La stessa voce mi chiede se sono sicuro, io titubo un po', per un attimo provo l'angoscia del dubbio, il dubbio assoluto, ma passa subito e con voce ferma dico che sono sicuro. La voce mi risponde "questa allora è la tua scelta!". All'improvviso i due Budda si muovono, mi accorgo che sono altorilievi di una porta di bronzo. La porta si apre lentamente ed una luce accecante penetra dalla fessura che si allarga. Io sono a metà della porta, mi spacco in due, come se ne facessi parte, e la metà sinistra del mio corpo segue l'anta di sinistra e quella destra quella destra. Eppure io mi percepisco come se fossi sempre a metà. La fessura si allarga, avanzo e alzo i piedi come a scalvalcare una soglia molto alta, che non vedo. All'improvviso sento il rumore del vento, il caldo del sole, il suono di uccelli che volano e cantano. I miei occhi si abituano e mi trovo in una stanza di lego con tre pareti, la quarta e uno jogi aperto su un giardino Zen, con un masso ed un albero contorto, con pochi fiori, poche foglie. Torno a guardare la stanza. Per terra ci sono degli zoccoli di legno (quelli giapponesi), a sinistra è appenso un abito, una sorta di saio. Io sono sempre nudo e mi vesto. Mi sembra che l'abito cambi colore e forma mentre lo indosso. Non me ne preoccupo e vestito che sono, entro in questo chiostro. Un quadrato stupendo, tutto porticato e attorniato da tantissime statue di Budda. Al centro c'è il giardino. Sotto l'albero c'è un vecchio vestito di un abito scuro, ma non ricordo se grigio o nero. E' molto vecchio. Mi avvicno e lo chiamo Maestro. Lui mi vede, e mi dà una pergamena scritta in giapponese. Mi dice "ci metterai tutta la vita a capire il significato di questa frase. Ma quando l'avrai capita sarai felice e farai la felicità di molti!" La frase mi mette a disagio, non penso di poter essere capace di tanto, dubito delle sue parole, ma non lo dico. Lui mi guarda e capisce cosa sto pensado e mi sorride molto calmo e in modo caldo, rassicurante. Io faccio notare che non leggo quei caratteri. Il monaco sorride e mi mostra un'altra pergamena, scritta in caratteri romani. Non riesco a leggerla, perché il Maestro parla, e mi dice che mi tatuerà il messaggio sul petto. Passa la mano sul mio petto nudo e vedo incisi in rosso, come i marchi fatti con un ferro infuocato, i caratteri della pergamena. "così non li dimenticherai mai". Ripassa la mano e i segni scompaiono. Vedo il viso del Maestro (che percepisco anche come Monaco) che si illumina in un sorriso. io dubito di me, ho paura di non capire. Vedo il monaco che diventa sempre più piccolo, il giardino sfuma nell'ombra, e mi trovo in un posto scuro. Percepisco che mi sto svegliando e ho ancora più paura, vorrei continuare a parlare con il monaco. Ho tante domande, e mi chiedo cosa fosse scritto nella pergamena. Sento una voce calma e sorridente, che si confonde con quella del bambino, del monaco e la mia. Come se mi stessi rispondendo io stesso: "la verità non è nel significato della frase, ma nella ricerca del suo significato". Mi sveglio di colpo, sereno e con una sensazione piacevole. Lo stesso giorno la febbre alta che avevo avuto per i due giorni precedenti è scesa..."



Questa che segue è l 'interpretazione che ne ha fatto V.V., la professoressa "esperta" in materia di sogni e simbolismo mistico-spirituale. Si tratta ovviamente di una interpretazione personale, comunque interessante.

Si parte da un mondo quotidiano e conviviale. Il bambino nato morto rappresenta il bar-do o ponte, ovvero la guida che sta tra due mondi, il nato-non nato che introduce nell'altro luogo. Spesso il collegamento con l'altra dimensione è chiamato la via dei morti. Il tunnel è naturalmente il serpente di energia oscura che lega le dimensioni dell'essere. Questo luogo di passaggio, secondo i monaci tibetani, è attraversato da figure sgradevoli, forme di vite risucchiatrici e malvage, che si possono sconfiggere centrando la nostra attenzione mentale su oggetti positivi. Anche quando il defunto percorre il passaggio della morte, incontrerà queste figure vaganti che cercheranno di spaventarlo (Libro Tibetano dei Morti). Curiosa la notazione del bimbo mai nato che tutto ciò che si pensa in quel luogo si invera, siamo nella pre-mente, dove vive l'energia creatrice. Ogni yogi indiano sa che la meditazione può portare al luogo dove il pensiero crea, un luogo mentale vicino alla mente di Dio. Il sognatore pensa a un luogo reale della sua infanzia, ma il bimbo-mai-nato vuole che pensi per simboli. Il simbolo infatti possiede una energia che lavora più sul profondo. E sarà lui a materalizzare col pensiero l'albero della Bodhi o albero della conoscenza, "Bodhi" significa il Buddha stesso, colui che sa. Il vero significato dell’ "albero della Bodhi" è il Dharma assoluto, la legge di giustizia del mondo. Sotto l'albero Bodhi si arriva alla paramathadhamma, il livello della verità ultima. Ma questo richiede una rinascita, dunque dobbiamo tornare all'acqua matrice che, purificandoci, ci porta a rinascere di nuovo nella luce. Per questo la statua del Buddha ha spesso ai suoi piedi una conca d'acqua. Paramathadhamma, che significa dimorare nella completa consapevolezza. Questa verità ultima pervade tutto. Per arrivarci occorre attraversare il Nibbana, l'"estinzione senza alcun residuo". L'essere estinti deriva dalla conoscenza, conoscenza delle cose così come sono veramente. Questo è il modo in cui le cose giungono a compimento, e questo è il paramathadhamma. L'albero Bodhi è l'albero dell'illuminazione. Vive tra la terra e il cielo. Mi pare molto giusto che, dovendo comprendere in sé tutte le cose, sia insieme secco e fiorito, capire significa appunto capire la coessenza dei contrari. Naturalmente l'albero è il Buddha, perché il Buddha è l'illuminazione, e naturalmente è d'oro, colore del divino. A quel punto il corpo è nulla e l'anima è sguardo, ma lo sguardo penetrante del Buddha è difficile da sostenere, occorre prima attraversare i cicli della rinascita. Inizia l'incubazione matriciale, il viaggio attraverso l'acqua della nascita, il tunnel della generazione percorso all'indietro fino al cielo degli dei. Molti luoghi sacri buddisti contengono due file parallele di statue del Buddha, 10.000 (vedi grotte di Longmen o di Pindaya o i 10.000 Buddha di Hong Kong) (10.000 è un numero simbolico, anche i sufi dicono che il Dikr deve essere fatto 10.000 volte, il numero 10.000 ricorre sempre nelle storie, tibetane, 10.000 unità piccole formano una moneta grande, 10.000 sono le sutre del Canone antico ecc., la muraglia cinese è fatta da 10.000 li. 10.000 vuol dire infinito). Costante è il codice che regola la posizione del corpo (asana) e la posizione delle mani (mudra). Ogni posizione delle mani ha valenza simbolica. Il palmo e le dita funzionano come antenne e, poiché in essi sono posti numerosi centri energetici, è possibile attivarli per regolarizzare le energie che attraversano il corpo, grazie alle mudra. Ogni mudra è connesso alla ripetizione esatta di un mantra. Il Mudra può agire sul piano fisico, energetico e/o spirituale. Ogni Buddha con un diverso mudra esprime una potenza o energia, compassione, accoglienza ecc.Il fatto che il sognatore urti col viso queste mudra indica che le varie potenze entrano nella sua mente. Le due file parallele dei Buddha indicano la specularità presente in ogni cosa che è. Le varie forme della conoscenza entrano così in lui. A quel punto egli arriva alla radice di tutte le dualità: due qualità che concernono cuore e mente ed si pone giustamente in modo da contemperare entrambe (molto bello). La porta ora si può aprire.(l'ingresso nella conoscenza suprema è spesso descritto come l'apertura di una grande porta).Scena di un giardino zen. Il quadrato appare spesso nei madali tibetani ed è il centro del castello, il Sé. Nel lamaismo tibetano il mandala è a base quadrata con 4 porte, mentre la ruota dell’universo (sidpe-korlo) è triangolare. In genere al centro c’è una figura religiosa, il Buddha, Shiva o il dorje, simbolo di concentrazione di tutte le energie. Nel tantrismo e nel lamaismo il mandala favorisce la concentrazione, unifica la psiche, correla l’anima dell’uomo con l’anima del mondo. Nel mondo tibetano il mandala è il ‘Castello d'oro’ (disegnato, immaginato, sognato, visualizzato...), che rispetta il principio del quattro, è il Sé regale. il castello, o fiore d'oro, indica il corpo immortale, l'anima superiore. Infine la consegna della pergamena.

sabato, ottobre 21, 2006

IL TEMPO NON ASPETTA NESSUNO, VERO FREDDIE?



FREDDIE MERCURY "TIME" - (1986)

Questo pezzo è poco conosciuto. Fu composto e interpretato da Freddie come tema conduttore del musical teatrale "Time", del 1986 (di Dave Clark). A detta di molti, soprattutto suoi estimatori, è forse uno dei suoi momenti più alti a livello artistico. Il testo, come del resto altri suoi con in Queen, sembra presagire quello che purtroppo di lì a pochi anni sarebbe avvenuto.


Time waits for nobody
Time waits for nobody
We all must plan our hopes together
Or we'll have no more future at all
Time waits for nobody

We might as well be deaf and dumb and blind
I know that sounds unkind
But it seems to me we've not listened to
Or spoken about it at all
The fact that time is running out For us all

Time waits for nobody
Time waits for no one
We've got to build this world together
Or we'll have no more future at all
Because time, it waits for nobody

You don't need me to tell you what's gone wrong
You know what's going on
But it seems to me we've not cared enough
Or confided in each other at all
It seems that we've all got our backs Against the wall

Time, Time waits for nobody
Time, waits for no one
We've got to trust in one another
Or there'll be no more future at all

Yeah, Time waits for nobody
No no, Time don't wait for no one
Let's learn to be friends with one another
Or there'll be no more future at all

Time, Time waits for nobody
Waits for nobody
Time, time, time, time...
Waits for nobody at all
Time waits for nobody
Time don't wait, waits for no one
Let us free this world forever
And build a brand new future for us all
Time
Waits for nobody, nobody, nobody
For no one

martedì, ottobre 17, 2006

MANY IN BODY, ONE IN MIND

Da dove cominciare per raccontare il "week-end romano"?....Ero partito con l 'idea di prendere, oltre che appunti durante i momenti del meeting buddhista - gli interventi dei relatori, le esperienze, le nozioni "di studio" - anche qualche nota tipo diario. Più legata alle impressioni anche negli altri momenti, diciamo, "liberi". Ma alla fine ho scritto pochissimo. Ho deciso di non distrarmi per assorbire meglio l' esperienza, contando su quello che accade dopo qualche giorno il ritorno a casa. Cioè: quando tutto si "sedimenta" e forse mi aiuta di più nel mettere per iscritto l' essenza, il significato - spirituale e non - di questo week-end. Dico subito che senz' altro è stato un bilancio più che positivo, a vari livelli. Come si direbbe in "buddese", tutto è andato a ritmo, è filato liscio e senza contrattempi o ostacoli. A parte un ingorgo di traffico la notte del sabato che pareva bloccare quasi tutta Roma, a causa del termine della partita allo stadio (giocava l' Italia, credo), con tutta la marea di gente che usciva: ci ha sorpreso mentre, dopo cena, tornavamo a casa...Un' ora e passa ci abbiamo messo!


VENERDI' 6 OTTOBRE

"gli arcobaleni di loto"

Sono partito venerdì 6 ottobre, pomeriggio, con il treno da Bologna per Roma Termini, alle 16,46, con un amico, che qui - come farò per le altre persone di cui racconterò - chiamerò con un nick: PitonessoGiò. A Roma ci attendeva in stazione il di lui compagno, Ducadan, che proveniva da Napoli, dove era stato per impegni di lavoro. Subito dopo avevamo appuntamento in un punto, davanti a una delle uscite della gigantesca stazione Termini, con il ragazzo romano, membro buddhista, che ci ospitava per il week-end. Siamo partiti, io e PitonessoGio, in una giornata di splendido sole, da una Bologna senza autobus per l' ennesimo sciopero. Tant' è che per raggiungere la stazione ci eravamo prenotati un taxi. Il viaggio è andato bene. E' stata un' occasione di studio per PitonessoGe pure per me di leggere qualcosa. Arrivati a stazione Termini alle 19.30 abbiamo subito trovato Ducadan, senza averlo cercato e senza essere arrivati al punto concordato per trovarci...Era appena alla fine del binario dal quale stavamo uscendo. Anche questo: un buon segno. Poi siamo subito usciti dalla parte della stazione dove c' era il punto nel quale avremmo incontrato il ragazzo buddhista che ci ospitava, che qui chiamerò Davide. Ed ecco.... Era per me solo la seconda volta che andavo a Roma, ma l' impatto è stato subito tutto particolare e caratteristico, fin da quel primo momento, all' uscita della stazione Termini. Io ho un modo tutto mio di assorbire, sentire i luoghi, le loro "energie" e avere sensazioni a riguardo. Sono stato sempre così, fin da piccolo. La seconda volta, appunto, che mi sono trovato "faccia a faccia" con Roma ho provato le stesse cose della prima volta precedente. Un senso di "Babele" antica e moderna contemporaneamente, dove la marea di folla continua, mista, incredibile, fuori controllo quasi, sembra legata a un punto nevralgico antico, arcaico più che storico.... Una città che è stata catalizzatrice per così tanto tempo - e in portate così vaste - di eventi, drammi, civiltà, arte, guerre, miriadi di vite, che ormai il suo "respiro" sarà sempre unico e inconfondibile rispetto qualunque altro posto del pianeta. Non voglio scomodare la reincarnazione, ma se prendiamo per buono anche solo il concetto dell' "inconscio collettivo" di Jung, dove simboli archetipici comuni che fanno parte della storia della razza umana, collegano in profondità tutte le razze, le persone, le esperienze e i vissuti, ci stà che forse qualche elemento di "ancestralità" legato alla città ci possa risuonare dentro. Per ritornare al mio racconto, alle 20 avevamo già conosciuto Davide, che ci è passato a prendere con la sua grossa auto. L' impressione, penso reciproca, è stata subito buona anche se è stata normale qualche iniziale "esitazione", non conoscendoci... (timido anche lui, come me, quindi lo capisco). Si è sentito subito che Davide è un buon ragazzo, che mette il cuore in tutte le cose che fà, quindi, a maggior ragione, nel contesto del buddhismo e delle attività per gli altri che vi sono correlate, è doppiamente importante. Da quel momento in poi è stato il nostro shoten zenjin (nel buddhismo lo shoten zenjin è una funzione protrettrice che si attiva e si manifesta attraverso qualsiasi cosa, circostanza, ambiente, evento, persona...). Una ragazzo, Davide, che presenta una natura squisitamente "romana" combinata a quella "napoletana" che gli viene, se ben ricordo, dal padre. A me comunque, nei tratti somatici, ha dato un' impressione di etrusco/mediterraneo. Ci siamo quindi recati subito nella sua accogliente e bella casa, (tipo villetta a schiera) in una posizione esterna al centro della città, molto tranquilla e silenziosa, pur se vicino ad altre abitazioni. Dopo aver sistemato le nostre cose, chiaccherato - rompendo così del tutto il ghiaccio - e fatto pratica buddhista tutti e quattro assieme, ci siamo recati a mangiare un pizza in Trastevere. Siamo quindi andati a dormire sul presto. Ottima ospitalità anche per quello che è riguardato la notte: io ho dormito su un comodissimo divano letto a piano terra, PitonessoGio e Ducadan al piano superiore, in un camera con letto matrimoniale.



SABATO 7
OTTOBRE


"many in boby, one in mind"

"Tutti gli esseri dei nove mondi e dei sei sentieri differiscono l' uno dall' altro per la loro mente. E' come il caso di due, tre, cento o mille persone: benchè tutte abbiano facce larghe un piede, non ce n' è una eguale all' altra. Le loro menti sono diverse e perciò anche le facce differiscono. Quanto maggiore sarà la differenza della mente di due persone, di dieci persone e di tutti gli esseri viventi nei sei sentieri e nei nove mondi! Alcuni amano i cigliegi in fiore, altri la luna, alcuni preferiscono le cose agre, altri le amare, ad alcuni piacciono lo cose piccole, ad altri quelle grandi. I gusti variano e vi sono vari tipi di persone: alcuni amano il bene, altri il male. Ma, benchè vi siano tutte queste differenze, quando entrano nel Sutra del Loto diventano come una singola persona nel corpo e una singola persona nella mente. E' come la miriade di fiumi differenti che entrando nell' oceano assumono tutti lo stesso sapore salato, o come i vari uccelli che avvicinandosi al monte Sumeru assumono tutti lo stesso colore dorato."
(Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. VIII, pagg. 123-124)

Questo brano tratto dagli scritti di Nichiren Daishonin, ben esprime e riassume la vastità della visuale buddhista rispetto il tema delle "diversità", delle differenze, che sono viste come ricchezza e non come "pericolo" o "problema". Ognuno è nato per essere felice così com' è, nella sua identità, tutt' al più sessuale. Ogni essere vivente, nessuno escluso, è dotato della Buddhità e può accedere all' illuminazione: è scritto nel Sutra del Loto. Sottintendendo il rispetto per gli altri, per la vita, la dignità del prossimo e la sua libertà, è possibile attraverso il buddhismo non solo mantenere la propia identità completa a tutti i livelli (quindi anche da gay, lesbica o bisessuale o transessuale), ma trasformarla per renderla al suo massimo potenziale e trarne grande valore.

E' stato in questo giorno che abbiamo inziato a entrare nel vivo dell' esperienza. D' altra parte, la vera e propia attività del meeting era prevista per il primo pomeriggio. Dopo una lauta e ghiotta colazione, anche con le delizie di pasticceria napoletana portate da Ducadan, e dopo le preghiera buddhista del mattino (Gongyo), siamo partiti alla volta del kaikan di Roma. Non prima di avere preso qualcosa di "volante" da mangiare per il pranzo. Per chi non lo sapesse, il kaikan è il centro culturale dove si svolgono le attività e la pratica buddhista collettiva. Quello di Roma si trova fuori città, in una zona di campagna, difficile da raggiungere coi mezzi pubblici, ma molto, molto bello come posto. Una volta arrivati, scopro che in realtà l' evento vero e propio sarebbe inziato alle 17, mentre prima c' era, per chi voleva, nella sala principale la possibilità di di fare pratica buddhista a volontà (cioè, recitare il mantra Nam myoho renge kyo). Così abbiamo fatto e devo dire che è stato una ottima preparazione "spirituale". Tuttavia, abbiamo alternato questo lasso di tempo con qualche giretto, anche al negozietto del kaikan, dove si è approfittato per comprare materiale nuovo da leggere. Finalmenete alle 17, con la sala che nel frattempo si era via via riempita, è seguito un Gongyo collettivo serale di apertura. Bellissima energia, anche grazie alla magnifica, "celestiale" voce del conduttore, un ragazzo noto per il suo impegno ormai "storico" rispetto il gruppo Arcobalena, il quale sarebbe poi stato uno dei relatori nella parte dedicata allo studio. Dopo una foto collettiva di tutti quelli che eravamo (circa 150) il meeting è iniziato in un modo molto suggestivo, anche per il suo simbolismo. Un membro dagli Stati Uniti ha eseguito una danza rituale messicana, in costume, dedicata alla devozione per i quattro elementi Terra, Aria, Acqua e Fuoco. Molto bella, anche per i movimenti usati e i suoni, che venivano dalle conchiglie appese ai piedi. Poi sono iniziati gli interventi e le esperienze, raccontate da varie persone provenienti da tutta Italia, soprattutto di chi stà cercando di rendere attivo Arcobalena, che ancora in molte zone non è partito o si è fermato, oppure fatica ad andare avanti. Ducadan e A., una ragazza, in quanto referenti di Arcobalena per Bologna, hanno parlato dell' attività nella nostra città. Ma, appunto, non c' erano solo GLBT buddhisti dall' Italia, ma anche "delegazioni" dagli U.S.A., dall' Inghilterra, dalla Germania... Si è trattato di racconti anche di esperienze personali. Non è mio intento qui fare una "cronaca" della cosa con l' elenco completo degli interventi. Preferisco riportare il significato generale che ne è emerso, le mie sensazioni e impressioni, quello che più mi ha colpito. Innanzi tutto il fatto che Arcobalena, nascendo all' interno della Soka Gakkai e basandosi su una forma di buddhismo come quello di Nichiren Daishonin, può davvero essere per molte persone GLBT un modo alternativo per "venire fuori" e trovare condivisone, accettazione, consapevolezza del propio valore così come si è, nella "diversità" (diversità rispetto la nostra cultura morale-sociale-religiosa tradizionale). Per altre persone ancora poi, per quelle che lo sentiranno e lo vorranno, può costituire una via di conoscenza al buddhismo, un primo passo per avvicinarvisi e iniziare a praticarlo. Si è parlato anche delle difficoltà e resistenze che Arcobalena, oltre che all' "esterno", ha incontrato e vive anche attualmente nella stessa Soka Gakkai. Lo stimolo e l' incoraggiamento che vengono dai puntuali messaggi del presidente Ikeda, il nostro maestro e la guida dell' intera Soka Gakkai, nonchè l' esempio dei membri U.S.A., che in dieci anni hanno fatto diventare il loro corrispettivo di Arcobalena una divisione "ufficiale" nella Soka Gakkai americana, sono importanti elementi di conferma. Rappresentativo, a mio parere, quanto detto da un buddhista di Londra: "...non siamo dei gay-buddhisti, ma siamo soprattutto dei buddhisti che parlano molto di buddhismo nella comunità gay per diffondere la felicità e la pace nel mondo". Al termine del meeting, alle 20, si è andati tutti a cenare in un altro bel posto, sul lungoTevere Flaminio, il Cral delle Poste, che sarebbe stato usato l' indomani per la seconda parte dell' evento.


DOMENICA 8 OTTOBRE

"Ryunio, la donna, bambina, animale, che divenne un Buddha"

A quel tempo Shariputra disse alla fanciulla drago: "Tu presumi di avere raggiunto la via suprema in così breve tempo. Ma questo è davvero difficile da credere. Per quale motivo? Perchè il corpo di una donna, impuro e corrotto, non può essere un vaso della Legge. Come hai potuto conseguire la suprema bodhi? La via verso la Buddhità è lunga e si inoltra lontano. Solo dopo aver trascorso innumerevoli kalpa praticando le austerità, accumulando azioni, osservando tutte la paramita, si può alla fine ottenere la realizzazione. Per di più una donna è soggetta ai cinque ostacoli: primo, non può diventare un re celeste Brahama. Secondo, non può diventare il re Shakra. Terzo, non può diventare un re dei demoni. Quarto, non può diventare un re saggio che gira la ruota. Quinto, non può diventare un Buddha. Come potrebbe dunque una donna come te essere in grado di conseguire la Buddhità così rapidamente?"
A quel tempo la fanciulla drago porse al Buddha un gioiello che aveva, prezioso come mille milioni di mondi; il Buddha lo accettò immediatamente. La fanciulla disse al bodhisattva Accumulo di Saggezza e al venerabile Shariputra: "Ho offerto questo prezioso gioiello e l' Onorato dal Mondo l' ha accettato: ciò non è forse accaduto rapidamente?". La fanciulla continuò: "Avvaletevi dei vostri poteri sovrannaturali e guardate come conseguo la Buddhità. Sarà cosa persino più rapida!". A quel tempo i membri dell' assemblea videro la fanciulla drago trasformarsi nello spazio di un istante in un uomo e portare a compimento tutte le pratiche
di un bodhisattva; quindi la videro recarsi verso il Mondo Immacolato del sud, prendere posto su un loto ingioiellato e conseguire l' illuminazione imparziale e corretta. Con i trentadue segni e le ottanta caratteristiche egli espose la Legge meravigliosa per tutti gli esseri viventi, ovunque nelle dieci direzioni. A quel tempo nel mondo di saha i bodhisattva, gli ascoltatori della voce, le divinità, i draghi e altri fra gli otto tipi di guardiani, esseri umani e non umani, tutti videro da lontano la fanciulla drago diventare un Buddha, e predicare la Legge agli dèi e agli uomini nell' assemblea di quel tempo."
(il Sutra del Loto, capitolo XII, pagg. 244-245)

In questo brano del Sutra del Loto è contenuto l' annedoto-chiave che, assieme ad altri concetti, stà alla base del buddhismo. La figura di Ryunio, la figlia del Re Serpente, che apparteneva a una condizione includente tutte le caratteristiche di "diversità" allora ritenute non compatibili con il raggiungimento dell' illuminazione - donna, bambina, non umana - rappresenta il chiaro messaggio che Shakyamuni volle esprimere attraverso il Sutra. Cioè: si può raggiungere la Buddhità così come si è, nella forma presente. Nessuno escluso.

Forse questa seconda e ultima giornata è stata davvero il "cuore" del meeting. Un po' stanchi per avere fatto tardi la sera prima, anche a causa dell' ingorgo di traffico che ha investito gran parte di Roma, dopo la fine della partita allo stadio olimpico, siamo arrivati alle 8.30 al Cral dell Poste. Dopo un' ora di daimoku e il Gongyo mattino si è partiti con le esperienze personali. Tra le tante, quella di Sue. Una donna inglese che racconta una lunga e difficoltosa storia, non solo inerente la sua identità di lesbica, ma anche rispetto un karma negativo riguardante il lavoro come insegnante, la casa, il denaro. Per lungo tempo, un arrancare quasi, attraverso situazioni che stentavano ad aprirsi e - una volta aperte - fallivano dopo poco o si evolvevano non in positivo. Era tutto dovuto alla profonda mancanza di valore che essa aveva per la propia vita e per se stessa. Non aveva mai smesso di praticare, tra poco e molto ma, dopo l' ennesima ondata di ostacoli e una situazione ferma a livello economico e lavorativo, si sentiva sul punto di mollare la presa. Finchè un giorno, un buddhista conosciuto nel contesto di un lavoro temporaneo in ambito artistico che le avevano offerto, lo disse:"devi gestire la paura, concentrati su myoho è questa la parola importante". Così fece, anche se per un po' nulla sembrava muoversi diversamente e lei continuava a soffrire, nel "mondo di Inferno". Poi, appena decise di agire per risolvere il problema casa, decidendo di comprarne una, consigliata nell' atteggiamento da un altro buddhista conosciuto "casualmente" a un barbecue tra amici, tutto iniziò a girare per il verso giusto. Con un susseguirsi di benefici quasi quotidiani e conferme riguardo il lavoro, il denaro e perfino con la positiva qualità dei vicini nella nuova casa (in questo senso, aveva anche avuto in passato brutte esperienze con persone violente e problematiche che l' avevano tormentata e derubata). Conclude Sue: "Tutto ciò che posso dire ora è che funziona! Anche se sei veramente triste, anche se siete pieni di dubbi, anche se occasionalmente entrate nel mondo di Inferno. Se praticate davanti al Gohonzon quella prova arriverà. Se ho avuto la prova io potete averla pure voi".
Poi C. G., dagli U.S.A., ci racconta una straordinaria esperienza attraverso il confronto con l' HIV, diagnosticatogli nel 1989 e diverse volte evolutosi in AIDS. E la sua identità di gay, scoperta dopo avere avuto una relazione eterosessuale dalla quale gli nacque una figlia. Attraverso situazioni molto pesanti, anche a causa di una sua tendenza autodistruttiva, problemi con la figlia, droga e quant' altro, non smise mai di praticare. Ogni volta, risollevando anche la sua condizione di salute. E grazie alla pratica, trasformò il rapporto con la figlia anche rispetto la sua posizione di gay e, allo stesso tempo, padre. E' stato contattato e coinvolto in iniziative di studio riguardanti l' HIV e l' AIDS, anche a motivo della particolarità della sua condizione: a parte che sta bene, dopo quasi vent' anni con la malattia e le varie terapie, a differenza della maggior parte dei malati, il suo corpo non presenta segni e i cambiamenti che spesso ne sfigurano l' aspetto. Una gran fortuna anche questa, nota C.G. Poi vi sono stati diversi interventi di approfondimento e studio. Tutti molto interessanti. A mio parere, quello esposto da C.P. è particolaremente importante e rappresentativo. E' stato sottolineato che la libertà è una delle quattro virtù del Buddha e che quindi per essere felici bisogna vivere questa condizione, che ovviamente deve comprendere la possibilità di essere sè stessi, pienamente. La libertà anche come contrapposizione con il suo opposto, che gran parte degli esseri umani, di questi tempi, vivono: dipendenza e schiavitù da varie cose, spesso inconsapevole. La sessualità è una parte importante, innata e "naturale" delle persone. Non deve essere repressa, negata e obbligata a qualcosa che non è, o viene "deciso" da altri. Il sesso entra nella gamma dei desideri che fanno parte della vita e, alla fine, la muovono ed è ovviamente incluso nel principio buddhista "i desideri terreni sono illuminazione".

Il punto è semplicemente trarre il massimo valore dal sesso, al di là dell' orientamento individuale, invece di usarlo come causa di sofferenza e atta
ccamento fine a sè stesso. Attraverso il buddhismo è possibile, perchè i desideri non sono più degli ostacoli, come insegnava il buddhismo antico, ma diventano delle "porte" per accedere all' illuminazione. Un concetto che personalmente ho sempre trovato abbastanza "tantrico". Anche quanto ha spiegato A.D. nel suo intervento è particolarmente degno di attenzione. Purtroppo la struttura stessa del linguaggio può favorire e rimarcare in senso negativo le "diversità", in un modo che interessa non solo gli omosessuali, ma anche altri tipi di gruppi: ebrei, persone di colore, minoranze etniche, ecc... Per questo è importante inziare a cambiare anche nel modo di comunicare. E ricordarsi il "principio dei 10 mondi" (vedi il post NON UN MONDO, MA DIECI in questo blog), sapendo che lavorando per avere uno stato vitale alto, con la Buddhità e la compassione del mondo di Bodhisattva, è possibile "vedere" le persone oltre la diversità apparente che ci separa da loro. Anche A., una donna, ha fornito un importante approfondimento: col Buddhismo la sofferenza vissuta da una persona omosessuale diventa, come in altri casi, un elemento di forza, a prescindere dall' ambiente circostante e dalla manacanza di approvazione dagli altri. E tuttavia, nel momento stesso che scopriamo di essere dei Buddha, vivendo come tali pieni di felicità "speciale" e non più condizionati dall' esterno, l' ambiente cambierà e ci risponderà di conseguenza. Gli interventi, tutti interessanti - qui ne ho riportato solo alcuni - sono stati intervallati da momenti "artistici", dove alcuni partecipanti hanno cantato e suonato. Al termine del meeting, è seguita altra foto collettiva, giù nel giardino. Poi, dopo saluti vari, siamo andati a casa di Davide per pranzare. Siamo tornati a Bologna col treno che partiva alle 17,30. Per quanto mi riguarda, una determinante esperienza. Mi ha dato una grossa spinta interiore che mi stò ancora portando dietro.