mercoledì, dicembre 27, 2006

PAROLA DI NICHIREN

"Solo la fede è realmente importante. Non importa quanto Nichiren possa pregare per te, se manchi di fede sarà come tentare di accendere il fuoco con un' esca bagnata. Sforzati di raccogliere il potere della fede. Considera prodigiosa la tua sopravvivenza. Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Allora, come afferma il sutra, «Tutti i nemici saranno annientati». Queste auree parole non saranno mai contraddette. Abbi fede in esse con tutto il cuore. L'essenza della strategia e dell' arte della spada derivano dalla Legge mistica. Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere".

Nichiren Daishonin - "La strategia del Sutra del Loto" indirizzato a Shijo Kingo, vol.IV, pag. 194-5

martedì, dicembre 26, 2006

COME ERAVAMO

Eh eh eh.... Quest' anno mi sono fatto il regalo: una stampante/scanner della Canon. E questo è il primo risultato: la foto è dell' estate del 1977.... secoli fà. Ero a Sottocastello, con un gruppo vacanza parrocchiale che seguiva un gruppo di disabili adulti. Come a dire: scritto nel destino. Chi lo avrebbe mai detto che di lì a 15 anni dopo sarebbe diventato il mio lavoro?...

venerdì, dicembre 22, 2006

LUCIDARE LO SPECCHIO

"Se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo".
(Nichiren Daishonin)

Come spunto e stimolo per il nuovo anno in arrivo, niente di meglio che ricordare le parole di Nichiren. Sempre efficaci, sempre vere. Lo specchio di noi stessi, del nostro essere, deve essere continuamente lucidato. Ma sappiamo come si fà a vedere il Budda, ogni volta. E sentire, sotto la superficie delle cose, della vita con i suoi alti e bassi, dietro le forme e le apparenze, la felicità sconfinata dell' Illuminazione. Gratitudine per questo.

lunedì, dicembre 18, 2006

IL CERCHIO DA CHIUDERE

Frankblogspace è anche un diario, per me. Quindi, di tanto in tanto, mi piace scriverci fatti, impressioni, il mio vissuto di tutti i giorni. Scrivere ha un’innegabile funzione positiva di rielaborazione, in parte catartica rispetto esperienze passate, magari di quelle che non sono state facili; in parte aiuta a “consegnare” il passato al passato, archiviarlo, codificarlo. Sono reduce da una “esperienza” di ieri sera, a casa d’amici, a una cena. L’ esperienza non è la cena in sé, che pure è stata piacevole e ormai tutti gli anni, vicino Natale, è diventato un appuntamento fisso. E’ accaduto che ho rivisto, dopo diversi mesi, un tipo con il quale ho avuto un breve flirt e che conobbi proprio nella stessa “cornice” di ieri sera: la casa di questa coppia gay d’amici. Questo ragazzo, che qui chiamerò Carlo, sui 35 anni, è siciliano ma abita in zona attorno a Bologna ormai da alcuni anni. Storia impegnativa alle sue spalle: “ex etero”, divorziato con tanto di figlio maschio, che continua a mantenere e che vive con l’ex moglie, in un paese europeo. Carlo è condizionato, a mio parere, a livello d’identità sessuale e modo di viverla, dal suo retaggio culturale d’origine: il profondo sud siciliano, il quale, senza offesa per nessuno, ritengo sia una delle situazioni più omofobe e repressive che un gay possa vivere. Questo senza considerare tutto quello che comporta anche a livello generale di pregiudizi, tipo di mentalità e cultura. Non è certo una colpa. A tutto ciò, ci si aggiunga una sua “simpatia”, religiosamente parlando, per i Testimoni di Geova, che per quanto concerne le idee sull’ omosessualità sono pari forse ai musulmani. Come molti gay repressi, o anche “ex repressi”, oppure come diversi uomini che vivono scissi la propia identità (omo)sessuale, Carlo è il classico curioso e affamato di sesso, che alla fine degenera nel tipico “porco”… Il guaio è che questo genere di persone, per gestire il senso di colpa che hanno rispetto sé stesse, devono crearsi degli specchietti per le allodole, raccontarsi qualche storia per giustificare anche una semplice voglia di sfogarsi sessualmente (del tutto comprensibile e umana). Storia che poi sono pronti a disfare non appena sono arrivati allo scopo, usando il primo pretesto utile per scaricare la persona di turno. E io purtroppo, da ingenuo recidivo quale ero (o ancora sono?), mi prestai al suo gioco e ci cascai in pieno. Quel giorno dello scorso marzo ricordo che, dopo pochi momenti che c’eravamo conosciuti, Carlo iniziò un evidente e strenuo corteggiamento nei miei confronti. Una corte fatta di tallonamento (me lo iniziai a ritrovare alle costole in ogni mio spostamento), poi contatto fisico e strusciamenti di vario tipo, approfittandone di tutte le occasioni per toccarmi. Chiaramente, siccome lui mi piaceva abbastanza, diedi corda alla cosa… Senza pensare a nulla di particolare, ma anche incuriosito da questo personaggio, questo maschio siciliano dall’ aspetto virile, piacente, con lo sguardo penetrante, avido nel guardare i ragazzi attorno a lui; e con un curioso modo di parlare, con espressioni e un tono “antico”, d’ altri tempi. Poi avrei scoperto che quell’ atteggiamento fa parte costante del suo modo d’essere: toccare, strusciarsi, insinuarsi dove ci sono agglomerati di “carne maschile”, soprattutto se nuova. Un paio di cari amici, dopo i fatti e il loro epilogo, mi confessarono che Carlo gli era apparso da subito persona di dubbia natura, ambiguo e appunto “viscido” nel modo di muoversi e cercare favori e nuovi contatti. Avrebbero voluto dirmelo, ma un po’ non c’ era stata occasione, un po’ forse preferirono non interferire col mio momento di conoscenza con lui. Carlo, come scoprii di lì a poco, è un manipolatore di circostanze e situazioni, molto abile nel tentare di apparire brillante, solare e nel cercare di avere consenso “pubblico”. Una necessità dettata da una sua situazione di solitudine – come mi confidò lui stesso - soprattutto rispetto le conoscenze gay. Ma allora non potevo certo immaginare che stavo per incappare in un tipo del genere. Fatto sta che quel giorno ci scambiammo, infine, anche il numero di cellulare. La sera stessa, più tardi, mentre stavo tornando a casa ed ero in auto, mi arrivò già la sua prima telefonata. La cosa mi colpì perché ci si era salutati solo un’ ora prima, finita la festa a casa da quegli amici. Ebbi così la certezza di essere diventato oggetto del suo corteggiamento. Per entrare nel merito del tipo di telefonate che faceva: accentuate espressioni di interesse, carinerie e romanticismi d’ altri tempi, lusinghe e allusioni di vario genere (in parte sbilanciate su sesso triviale, in parte a metà strada). Tutte cose che, se esiste un minimo d’interesse ricambiato, è chiaro che fanno piacere. Ben presto poi queste telefonate, che da quel momento e per tutto il tempo prima che finisse quell’ “avventura”, furono come minimo 3 o 4 al giorno, senza contare gli sms, divennero anche di gelosia. Addirittura una volta ricordo mi chiamò mentre, appena arrivato al lavoro, ero al piano sotterraneo a timbrare il cartellino. Laggiù il cellulare non prende e quindi trovò come spento. Risalito vidi sua chiamata, così gli telefonai io: mi beccai una “sclerata di gelosia meridionale” in piena regola, sul perché avessi avuto il cellulare spento, sul cosa stavo mai facendo e perché “non volevo parlargli”, ecc… ecc… Delirio totale. Gli spiegai, come si farebbe con un bambino o con un ritardato mentale, il perché… Si calmò in fretta e si scusò, anche perché capì che era stata immotivata come uscita… Questo è solo un esempio. Lui era contradditorio: a volte sottolineava il "tenere" le distanze da un' idea prematura di relazione, perchè, diceva, aveva preso molte fregature e preferiva pensare a noi come ad amici con un "più", in una fase conoscitiva. Posizione da me condivisa, tra l' altro. Altre volte, invece, manifestava intenzioni, gesti e parole abbastanza impegnative e coinvolte che comprendevano, appunto, espressioni di gelosia. Siccome questa conoscenza con “flirt” durò circa 10 giorni, e dal momento che Carlo abita non vicinissimo a me, ci vedemmo in tutto forse tre volte. Una di esse passai da lui il week-end. Ci fù modo di arrivare a combinare qualcosa di sessuale, non completo, ma abbastanza approfondito. Non tra qualche imbarazzo, perché la cosa avveniva (cioè, la nostra frequentazione, più il dormire assieme una volta, con quella parte di sesso che c’ è stata) sotto il naso del suo coinquilino. Questo coinquilino è stato il suo “ex” e veniva presentato come attuale “buon amico del cuore”, una specie di "fratello" suo compaesano, con il quale divideva la casa e le spese relative. Non ci volle molto per percepire il suo disagio rispetto la mia presenza perché probabilmente era, allora, forse ancora un po’ geloso di Carlo. Carlo dal canto suo mi rassicurava che l’ amico “non aveva di quei problemi”, anzi era contento se avesse visto Carlo sistemarsi incontrando la persona giusta. Ripeto: in alcuni momenti l’ imbarazzo rispetto questo amico/coinquilino era forte e si capiva che in qualche modo ne soffriva. Capii anche il gioco di Carlo: l’ amico era totalmente sfruttato da lui in molti modi, per vari tipi di ragioni strategiche. Per tornare al sesso, fu su quell’ argomento e questione che si sviluppò il punto di rottura con Carlo, o meglio, il pretesto perfetto che gli servì per scaricarmi. Vuoi perché aveva raggiunto il suo scopo (svuotarsi le gonadi “gonfie”, come lui stesso ripeteva più volte); oppure perché aveva costatato che non gli piacevo più o non ero adatto a lui. Venne posta la questione “sesso sicuro” e salute, in termini di HIV, con le domande e le informazioni che due persone che fanno sesso - e magari intendono proseguire – si comunicano. Capii, anche in questo caso, che per Carlo la questione era una fissazione che sconfinava nel regno della paranoia più fobica. Certamente in qualche modo collegata a quel senso di colpa e di “non risolto” rispetto la propia identità sessuale e capacità di accettarsi. Preciso che non sono davvero il tipo che prende sottogamba questo genere di preoccupazione e consapevolezza in fatto di “sesso sicuro”. Per vari motivi e per mia sensibilità personale alla questione, ho sempre usato attenzione e sono ampiamente informato in materia. Cercai di trasmettergli questo aspetto di me: cioè che non ero un “promiscuo” e che avevo a cuore anche io la salute. Gli spiegai pazientemente e più volte, rispetto l’ HIV, quali erano le situazioni sessuali rischiose e quelle no, perché Carlo si rivelò molto ignorante e pieno di pregiudizi in merito. Lui iniziò a chiedermi sempre più insistentemente il test HIV. Io l’ avevo fatto un anno prima – esito negativo – ma avevo comunque intenzione di ripeterlo già per conto mio. Gli promisi che l’ avrei senz’ altro fatto, non senza fargli rilevare che dopo una conoscenza di circa 10 giorni mi pareva un po’ pretenzioso esigerlo e a “tempi stretti”. Aspetto sul quale, pure diversi miei amici con i quali mi confidai, concordavano. Feci anche notare che comunque tra noi non era avvenuto sessualmente nulla a rischio e che esisteva sempre, nel frattempo in attesa del test, il profilattico. Carlo però insisteva in crescendo perché, diceva, oltre a essere più tranquilli lui "aveva fretta di arrivare a sesso completo" e lo voleva fare “senza”, voleva il “pelle contro pelle”. Ribadii ancora, più volte, che avrei mantenuto la promessa, non appena impegni vari e lavoro mi avessero consentito di decidere dove e quando prendere appuntamento per eseguirlo. Ma non bastò. Le ultime telefonate che ci furono tra noi, per metà o forse più, erano un suo continuo intercalare ossessivo sul fatto che facessi il test. Carlo nel frattempo aveva ritirato l’ esito di suoi esami che aveva già fatto, tra i quali anche l’ HIV, e mi aveva comunicato che era andato tutto bene. Non so, forse in virtù anche di quello, iniziò ancora di più a martellarmi con la sua richiesta. Finchè quel giorno che mi telefonò e all’ ennesima, esasperante domanda: “Fai il test? Fallo… Lo hai già prenotato?...” sbottai dicendogli di smetterla di ossessionarmi, che non ero un incosciente e non m’ ero scordato e di lì a poco avrei prenotato. Da quel momento avvenne lo stacco da parte sua. Si interruppero bruscamente le sue telefonate e i messaggi e, dopo un paio di telefonate mie per capire, sentendo la sua freddezza, seppi che ero stato scaricato… Prenotai il giorno dopo, come da programma, il test, che poi feci comunque e che andò bene (ma visto il suo comportamento e che la storiella era finita, non mi sentii più in dovere di comunicarglielo). Non stò poi a riportare alcuni episodi subito successivi alla rottura, in situazioni di gruppo con amici, abbastanza umilianti per me, per l’ atteggiamento che Carlo tenne. Da vero fetente. E’ vero che non si è trattato di una esperienza così importante e lunga da investirci, dopo, più di tanto, tutt’ al più a motivo di un personaggio del genere. Ma mi causò comunque disagio e sofferenza, forse più che per Carlo in sé, per quello che ha significato in generale nel contesto della mia vita e del mio “karma”. La maggior parte degli amici più intimi, concordarono con tutto quello che pensavo su Carlo, per tipo di persona e comportamento tenuto. Ma alcuni di loro non vollero – o non seppero – schierarsi in maniera decisa quando Carlo li invitò, poco tempo dopo, a casa sua a cena (ovviamente io non fui invitato). Infatti accettarono l' invito e andarono. Ci rimasi male abbastanza e lo espressi. Pensandoci e ripensandoci, e sentendo anche il parere di altre persone a me vicine, io non l’ avrei fatto se mi fossi trovato dall’ “altra parte”, proprio per rispetto di un amico intimo e non volere comunque avere nulla a che fare con un individuo di quella specie. Insomma, dal mio punto di vista, non si può finire a "vino e tarallucci" propio con tutti. Qualcuno commentò che il mio disappunto era comprensibile, ma però il problema era stato tra me e Carlo e loro non c' entravano: in altre parole, "ci dispiace, ma sono cazzi tuoi". Andai oltre, anche perché, soprattutto rispetto alcuni di quegli amici, sarebbe stato sproporzionato buttare alle ortiche un amicizia comunque di vecchia data - e di qualità - per un solo episodio del genere. Non oso immaginare, nel nostro giro di conoscenze, il gossip che sarà girato su questa vicenda. Anche in merito al mio disappunto per quella cena a casa da Carlo. Infatti, di lì a poco, oltre a tutto quanto già raccontato che ho dovuto ingoiare (il disagio, il senso dell’ essere stato usato, il raggiro) mi restava da incassare la punzecchiatura di un nostro agnostico amico, a proposito delle “paturnie mentali dei gay”. Si parlava, un giorno, di chi usa la psicanalisi e ci spende soldi. Io dissi che come mezzo per lavorarci sopra usavo il Buddismo, che è anche gratuito. Lui non perse occasione per fare la battuta acida: “Vedo che funziona benissimo”, quasi certamente riferita alla storia con Carlo e relativo episodio invito cena e il mio non rimanerci bene (una paturnia?). La trovai molto gratuita e superficiale come osservazione, perché come minimo bisogna conoscerle e sperimentarle le cose, prima di giudicarle. A parte che certi aspetti innati della persona e della mente ci vogliono anni per risolverli, per trovarci un equilibrio, che si usi la psicanalisi o il Buddismo. Ci vuole anche coraggio, determinazione e capacità di mettersi discussione per affrontarli. Per tornare all’ inizio, ieri sera, prima di arrivare a quella cena, mi è stato gentilmente chiesto da uno dei due padroni di casa se avessi avuto problemi trovando tra gli invitati anche Carlo. Apprezzai l’ attenzione avuta e risposi che no, non c’ era problema, a parte il fatto che a casa loro, giustamente, potevano chiamare chi volevano. Decisi che era ora di affrontare una situazione “pubblica” dove c’ era anche Carlo, per vari motivi. Primo, era già concordato che avrei partecipato a quella cena e non andarci solo perché all’ ultimo veniva inserito anche lui, mi sembrava troppo. Secondo, dovevo confrontarmi con la mia capacità di non sentirmi a disagio rispetto una persona di quel genere e anche “testare” quanto fossi andato oltre quell’ esperienza. Terzo, fare la “faccia come il culo”, come Carlo sa fare egregiamente. Insomma, volevo chiudere il cerchio. Come è andata? Direi bene. Sono stato abbastanza freddo, cordiale nei limiti della gentilezza ed educazione minimi, ma l’ ho evitato il più possibile, pur scambiandoci giusto 3 o 4 parole. Non l’ ho salutato, né all’ arrivo, né al momento di andare via. Sono stato abbastanza orgoglioso di me stesso, diciamo, e mi sono goduto la cena. Carlo si è mosso come suo solito, cercando perfino di stare un po’ addosso all’ amico con il quale ero venuto (come lui stesso mi ha confermato) che però ha stroncato i suoi tentativi di approccio…A parte che io e il mio amico potevamo anche essere in coppia, ma questo dà l' idea del genere di personaggio che è. In compenso Carlo ha goduto delle “attenzioni” di un altro invitato. Ho poi saputo, molto recentemente, che Carlo a proposito della vicenda avrebbe motivato l’ epilogo dicendo che “non volevo fare il test”. Niente di più falso. Ma è chiaro che si è trattato di una scusa. Per il resto: io so che è stata anche colpa mia e dovevo ricordarmi di qualche altra esperienza passata simile. I tipi che si accendono in fretta sono poi quelli che sempre in fretta chiudono, in particolare se cercano solo uno sfogo sessuale. Sicuramente ho dato all’ evento, a posteriori, una valenza e una risonanza sproporzionati…. Ma in quel momento forse ero già vulnerabile di mio e la cosa ha fatto più breccia del dovuto nella mia mente e nella mia sensibilità. Concludendo, nel Buddismo sappiamo che esiste il karma, la Legge di causa-effetto che funziona sempre e per tutti: a quella non si può farla franca, basta solo aspettare. Verrà anche per Carlo, senza alcun dubbio, il tempo di raccogliere il frutto del suo seminato.

domenica, dicembre 17, 2006

SWEET EURYTHMICS



EURYTHMICS - "SWEET DREAMS" (Are Made of This) (1983)

Ma sì.... lasciamoci prendere (e continuare) con il "remember" anni '80. Non tanto perchè vanno di moda e un pezzo come quello del video qui sopra continui a essere un "evergreen", gettonato e strasuonato, ma perchè io credo da quel periodo si possono trarre ancora parecchi spunti di riflessione - e confronto - di vario tipo. In genere le persone, a proposito degli '80, si dividono in 2 grandi categorie: quelli che pensano che siano stati anni dove è stata prodotta la musica più brutta; e viceversa coloro che pensano sia stata invece musicalmente una decade di grande creatività e bellezza. Io ovviamente appertengo al secondo gruppo. Quello che a me torna, a livello di confronto coi tempi attuali, è l' amarezza per il constatare che le speranze che si nutrivano allora per il mondo, il benessere della gente, la qualità dell' arte e della cultura, siano state deluse. Allora, a prescindere dal genere preferito (dark, electro-pop, punk, new-wave, ecc....) si respirava un' aria di sogno in procinto di realizzarsi. Una elettricità creativa che sembrava presagire una fioritura, una specie di rinascimento artistico/culturale. C' era senz' altro più magia e capacità di creare. Molte cose dello stile di quei tempi oggi possono apparire forse un po' pacchiane e buffe, però io credo che la "bellezza" che c' era era tutt' altra cosa (in senso di meglio). E i tempi bui, gravati di negatività e retrocessione spirituale, politica e culturale che viviamo, esasperano questo contrasto. Ci mostrano come, purtroppo, quel "rinascimento" non ci sia stato. Ma è stato bello sognare: almeno furono "dolci sogni", appunto. In quanto a loro, gli Eurythmics, penso ci sia poco da commentare. Basta guardare il video e soprattutto lei: icona androgina fascinosissima e bellissima, che in fatto di look, ambiguità, immagine e voce, ha ancora parecchio da insegnare a molti artisti attuali.

giovedì, dicembre 14, 2006

IN NOME DI CHI?

Questi giorni l' attualità politica italiana offre motivo di spunto per molte riflessioni. La questione dei Pacs e l' offensiva conseguente - di certo non inattesa - da parte del Vaticano; nonchè l' eutanasia e il caso Welby. Per non aggiungerci la finanziaria e il "Filibustiere di Arcore", che ancora la mena col voler ricontare le schede e nel dire che in realtà ha vinto lui... Come già ho scritto qui nel blog in altri articoli, la mia impressione è quella di una accelerazione negli aspetti e nelle dinamiche negative, paradossali e poco illuminate del nostro paese. Ma questa volta aggiungo un ulteriore riflessione. Le questioni Pacs ed eutanasia e relativo attrito frontale con le gerarchie cattoliche, servono a mostrare, in tutta la sua durezza e drammaticità, come stiano veramente le cose per noi italiani. E non è certo una rivelazione. Tuttavia l' arrivare a confrontarvisi ed entrare nel "pieno" di questo processo ha comunque il suo effetto. Agli occhi di noi, di "questa parte" - quella di chi vorrebbe uno stato laico, diritti umani uguali per tutti, rispetto delle differenze culturali, religiose, sessuali e la tolleranza come valore prioritario - ciò che ci arriva dall' altra (la chiesa cattolica e quasi tutto il centro-destra) assume un tono ancora più stridente e sinistro. Non è questione semplicistica del "noi abbiamo ragione, loro torto": dal loro punto di vista si tratta del contrario... La questione è il fondamentalismo come aspetto oscuro della natura umana, che sempre ritorna, purtroppo, a gravare sulla storia dell' umanità. Non è certo la prima volta che dietro il paravento di Cristo e di una presunta "sua Chiesa" e relativi vicari, siano stati commessi orrori, perpetuati massacri di migliaia di vite umane, perseguiti intrighi politici ed economici di dubbia moralità (e cristianità). Eppure accade ancora. Eppure il contrasto, amaro e quasi grottesco, con anche solo alcune delle parole di quel "Gesù di Nazareth" ritorna in tutta la sua raggelante evidenza. Si trasforma la questione delle coppie di fatto come una crociata contro l' omosessualità, contro il pericolo della distruzione della "famiglia tradizionale", sempre con la solita arroganza implicita: "siamo noi che sappiamo, che siamo i detentori del giusto e del sbagliato, che sappiamo com' è la sessualità corretta, che abbiamo i codici per definire la famiglia vera". E lo stesso per l' eutanasia: loro decidono per la vita degli altri. Il valore "vita" è definito e gestito da terzi che decidono per qualcun' altro parametri, paletti, limiti. Impressione mi ha fatto vedere, poche sere fà a "Primo piano", la rubrica di approfondimento del Tg3, un Rocco Buttiglione che sulla questione eutanasia per Welby, davanti alle ragionevolissime e sacrosante argomentazioni della sua avversaria (mi pare dei Radicali), sgranare quegli occhi da procione, vitrei e freddi, nell' arrampicarsi su degli specchi, tra il dire e il non dire che "la vita sanno loro cosa è e perchè non deve essere toccata o interrotta da altri".... Continuando a ignorare e calpestare il concetto di base: è Welby che lo chiede. E' la sua vita, la sua pelle. Buttiglione ben esprime quel tipo di fondamentalismo: quello che è già andato ben oltre valori che dice di incarnare e ne diviene l' antitesi. Si sparano dogmi e direttive sul concetto di "vita umana" come valore assoluto inviolabile, sul quale nessuno può decidere, per poi, di fronte a situazioni di inenarrabile sofferenza e non-dignità, perdere di vista il concetto più elementare di carità cristiana, compassione, rispetto della situazione di chi soffre (che non può essergli imposta). Non si vede più il limite. Non esiste più il buonsenso, in nome del valore presunto... "Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!", ben diceva il Gesù di Nazareth in una delle sue arringhe contro le gerarchie farisee di allora (delle quali quelle odierne cattoliche sono le dirette discendenti)... Io come buddhista, ma ammiratore e buon conoscitore del messaggio cristiano, quello "vero" delle origini, ho i miei riferimenti spirituali e filosofici. Già solo il concetto del libero arbitrio nella mia religione è fondamentale. La vita è il più prezioso di tutti i tesori, in ogni suo istante, perchè è da vivi, in un corpo fisico senziente, che abbiamo continuamente l' opportunità di trasformare noi stessi e il nostro karma. Ma propio perchè è così importante che non possiamo decidere per quella degli altri. La sofferenza, insegnò da subito Shakyamuni, è parte inevitabile della vita umana.... ognuno ne subirà un certo carico e c è chi anche ne dovrà affrontare di più che un altro. Io ritengo che essendo tutti gli esseri umani dei potenziali Buddha siano degni del massimo rispetto. Rispettare l' essere umano significa rispettarne la vita, le scelte e la sua eventuale sofferenza, nella situazione particolare di quella persona. Se essa chiede, a fronte di una condizione irreversibile e agonizzante, di essere "liberata", deve essere ascoltata e aiutata.

lunedì, dicembre 11, 2006

CHI NON AMA I DIVERSI NON E' CRISTIANO

"Perchè guardi la pagliuzza nell’occhio altrui?"
(Luca 6,41 – 42; 6,45)

"Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".
(Matteo 7, 1 - 5)

"Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d`onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì``dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì``, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri`, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l`oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l`oro o il tempio che rende sacro l`oro? E dite ancora: Se si giura per l`altare non vale, ma se si giura per l`offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l`offerta o l`altare che rende sacra l`offerta? Ebbene, chi giura per l`altare, giura per l`altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l`abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell`anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l`esterno del bicchiere e del piatto mentre all`interno sono pieni di rapina e d`intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l`interno del bicchiere, perché anche l`esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all`esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all`esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d`ipocrisia e d`iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l`altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione".
(Matteo 23, 1-36)

"Gesù andò al monte degli Ulivi. Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù restò solo, con la donna là nel mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna, dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va’, e d’ora in poi non peccare più»".
(Giovanni 8, 1-11)

"Il fatto nuovo e rilevante di questi giorni è l'accordo tra il governo e la sua maggioranza, per una volta unanime, sul tema delle coppie di fatto. Dopo molti mesi durante i quali i problemi dell'economia e della fiscalità hanno interamente occupato la scena suscitando non piccola confusione ed eccitando egoismi corporativi che hanno messo a rischio ogni sentimento di solidarietà sociale e ogni visione di interesse generale, finalmente si sono cominciate ad affrontare questioni eticamente sensibili. Sarò magari un laicista vituperando, di quelli contro i quali il Papa non cessa di lanciare ogni giorno il suo monotono anatema, ma a me pare che quell'accordo sulle coppie di fatto rappresenti una svolta positiva della quale si sentiva urgente bisogno. Tanto più positiva in quanto è stata voluta e sottoscritta anche da cattolici militanti di sicuri sentimenti democratici, che professano allo stesso tempo rispettosa attenzione ai valori della loro religione e a quelli altrettanto onorandi della Costituzione repubblicana, alla dignità della famiglia e ai diritti indiscutibili degli individui, al magistero della Chiesa e all'autonoma sovranità dello Stato. L'accordo sulle coppie di fatto ha suscitato consensi e dissensi di vario tipo e colore. C'è chi l'ha giudicato un pericoloso arretramento dal punto di vista laico, chi una forzatura irritante e controproducente rispetto alla lenta evoluzione del costume e chi vi ha visto addirittura la mano del diavolo col suo puzzo di zolfo e le impronte del suo piede caprino. Tralascio per il momento quest'ultimo tipo di reazione sul quale bisognerà tuttavia tornare perché coinvolge anche forze politiche di notevole rilievo. Prima conviene infatti esaminare il contenuto e il senso politico di quest'accordo e dell'ordine del giorno che lo contiene, votato all'unanimità dal gruppo senatoriale del centrosinistra e accolto all'unanimità dal governo nel quale siedono i rappresentanti di tutta l'Unione. L'accordo prevede che entro il 31 gennaio sia presentato un disegno di legge sulle coppie di fatto nel quale vengano riconosciuti i diritti degli individui che abbiano deciso di vivere insieme stabilmente ma al di fuori del vincolo matrimoniale. Questi diritti riguardano aspetti rilevanti della convivenza, dall'assistenza reciproca tra i conviventi alle decisioni da prendere in casi di malattie di uno di essi, alla successione ereditaria, alla reversibilità della pensione, al pagamento degli alimenti in caso di separazione, all'uso comune dell'abitazione, ai diritti e doveri verso i figli e la loro educazione. Insomma tutti gli aspetti che configurano i rapporti interpersonali di una convivenza duratura, quale che sia l'età la razza la religione e il sesso dei due conviventi. Questi i principi e i temi sui quali dovrà applicarsi la normativa della legge; il termine tassativamente indicato è, come s'è detto, quello del 31 gennaio 2007; il ministro incaricato di redigere il testo è la Pollastrini di concerto con la Bindi, ministro della Famiglia. Il Consiglio dei ministri, entro quella data, dovrà discutere e approvare il testo trasmettendolo poi al Parlamento per la sua trasformazione in legge dello Stato. I gruppi parlamentari dell'Unione sono tenuti a votare quel testo sulle cui finalità hanno già dato unanime e favorevole parere. A me pare, da vecchio e vituperato laicista, che si tratti di un ottimo accordo né mi sembra possa essere criticato lo stralcio d'un articolo della Finanziaria sulla fiscalità successoria che il governo ha ritirato per reinserirlo più coerentemente nel disegno di legge in questione. Capisco che i laicisti "arrabbiati" temano che il disegno di legge sia stravolto nel suo iter parlamentare sicché le componenti cattoliche del centrosinistra abbiano sottoscritto l'accordo incrociando nascostamente le dita per tradire poi la parola data nel momento conclusivo. Li capisco perché i laici di analoghe delusioni ne hanno sofferte non poche. Penso però che in questo caso il gioco valga la candela. Per due motivi importanti: è stato deciso di presentare una legge sulle coppie di fatto e non di considerarle vincolate soltanto da un semplice contratto privato; si è deciso altresì all'unanimità che la legge e le sue norme regolino tutti i tipi di convivenza indipendentemente dal sesso dei conviventi, riguardino cioè eterosessuali e omosessuali. L'unanimità raggiunta su questi due punti è essenziale. È chiaro che se qualcuna delle forze politiche si ritirasse dall'accordo già sottoscritto - obbedendo agli anatemi lanciati anche ieri dall'Osservatore Romano - ciò segnerebbe la fine dell'Unione e del governo che ne è l'espressione. Perché la Chiesa cattolica dovrebbe opporsi ad una legge ispirata a questi principi? Perché non dovrebbe considerarla anzi come parte integrante e conforme al messaggio che emana dalla predicazione evangelica? Non è la tutela dei diritti individuali uno dei cardini di quel messaggio? Non è il rispetto della persona e la sua dignità? Non è l'includere una finalità dell'amore del prossimo e l'escludere un vero e proprio peccato di egoismo e di superbia? Non fu Gesù di Nazareth a salvare la peccatrice, a riscattare gli schiavi, ad amare i diversi e i deboli? Non è l'amore del prossimo ad aver reso grande il Cristianesimo e affidabili i veri cristiani anche da parte di chi non ne condivide la fede? Ho letto ieri sulle pagine di Repubblica l'intervista di Ferzan Ozpetek, il regista di Fate ignoranti che pone, appunto, queste domande. Le condivido in pieno e penso che dovrebbero condividerle tutti i cristiani e tutti i cattolici. In particolare - e non si dica che è un paradosso - la gerarchia, i vescovi successori degli apostoli, il Papa vicario di Cristo. Dov'è l'amore? Dov'è l'inclusione? Dov'è la pietà? I sacerdoti con cura di anime dovrebbero far sentire la loro voce su temi così coinvolgenti che arrivano nell'intimo della carne e dell'anima. Il laicato cattolico dovrebbe parlare e agire nella propria autonomia per il bene della Chiesa. Dov'è il coraggio cristiano per la difesa del prossimo? S'invoca la famiglia, ma una legge equa sulla convivenza non mette a repentaglio alcuna famiglia. Io non credo che le famiglie in quanto tali si sentano in pericolo per la convivenza in quanto tale. Non credo che esista un problema di supremazia sociale tra famiglia e convivenza, tanto più di fronte ad una legge che non pretende di parificare quei due istituti. Non credo che i figli nati o comunque esistenti all'interno d'una convivenza debbano suscitare affetti e diritti minori dei figli nati all'interno d'una famiglia. E perciò pur non essendo cristiano ma apprezzando, rispettando e ammirando il messaggio evangelico, resto stupefatto e dolorosamente colpito dall'egoismo e dalla superbia e dalla sfrontata certezza con cui la gerarchia e coloro che ne seguono le prescrizioni si schierano in battaglia contro il riconoscimento d' un fatto che esiste, è un prodotto d'amore e che è ispirazione del diavolo voler cancellare, disconoscere, discriminare, punire. Benedetto XVI parlando ieri ai giuristi cattolici ha pronunciato parole e concetti in gran parte già noti, sui quali ormai ritorna con insistenza. Ha detto che la religione non può più esser considerata un fatto privato ma ha diritto di esprimersi nello spazio pubblico. Nessun laico dotato di ragione ragionante contesta questa affermazione cui anche di recente il presidente della Repubblica italiana, dichiaratamente non credente, ha dato il suo autorevole avallo. Ha detto che la religione in quanto Chiesa organizzata e corpo visibile, ha il diritto di propagandare la (sua) verità in tutti i domini dell'etica ed anche della politica laddove essa incrocia temi eticamente sensibili. Nessuno contesta questa sua affermazione. Noi, laicisti vituperati, non solo non impediamo (non lo potremmo e non lo vogliamo) ma anzi desideriamo che la Chiesa parli e i cattolici si esprimano. Ci stupiamo anzi del loro silenzio ostile e del silenzio altrettanto ostile della gerarchia e del clero che cura (dovrebbe curare) le anime per il silenzio e l'ostilità contro i conviventi. Contro i diversi. Non sono anch'essi da considerare figli dell'unico Dio? C'è un'inquietante e ottusa mancanza di amore in questa brutale crociata indetta dalla gerarchia, che mette in dubbio l'autenticità del messaggio cristiano e rischia di trasformarlo in un fondamentalismo della peggiore specie. Di questo noi non credenti ci rammarichiamo; in questo, lo ripeto, vediamo un peccato mortale di superbia e di orgoglio, una lacuna d'amore, una ferita profonda di quel messaggio che Gesù lasciò come retaggio ai suoi discepoli. Mi stupisce che questo messaggio così platealmente tradito venga fatto proprio da cattolici che dicono d'esser pervasi dalla fede ancorché l'abbiano a loro volta tradita nei comportamenti della loro vita privata. L'hanno tradita in nome dell'amore e non saremo certo noi laici a censurarli. Tutt'altro. Ma non comprendiamo perché l'amore che li ha ispirati sia da essi stessi negato a tutti gli altri simili a loro. Questo sì, resta incomprensibile a meno di non pensare che la convenienza politica li accechi e getti polvere nei loro occhi. Così ho ascoltato con stupore l'anatema di Pier Ferdinando Casini contro ogni legge che si occupi delle coppie di fatto e in particolare contro le coppie di fatto omosessuali. Quasi che l'omosessuale sia un reietto, un individuo residuale, una fonte di male per definizione, un aborto biologico da isolare. E tutt'al più da curare e redimere biologicamente. È questo il preteso leader dei moderati e anzi dei liberali moderati? Se non mi trattenesse la tolleranza che è propria molto più dei laici che non dei cattolici ossessionati, pensando a personaggi che fanno della lotta alla convivenza uno slogan per una vergognosa crociata reazionaria direi "libera nos a diabolo". Non è con questo tipo di fedeli che la religione entrerà in contatto con la modernità e arginerà la secolarizzazione. Non è odiando l'amore diverso che si possa diffondere amore, perché l'amore non sopporta aggettivi come non li sopporta la libertà. L'amore è uno, è un sentimento ineffabile, nasce come e dove nasce e va sempre rispettato. Così come la persona. Avete combattuto per secoli, voi cattolici, contro lo schematismo dei manichei. State dunque attenti a non resuscitarlo nella vostra stessa anima, della quale forse dovreste avere maggior cura.

Post scriptum
Il ministro Livia Turco visiterà nei prossimi giorni Welby che invoca la morte dalla gabbia di dolore in cui da anni è rinchiuso. L'iniziativa del ministro è apprezzabile. La Turco ha chiesto all'Istituto di Sanità di sapere se la situazione di Welby rientra nella fattispecie dell'accanimento terapeutico o in quella dell'eutanasia. Conoscere prima di decidere. Anche questo è apprezzabile. Ma il ministro Livia Turco ha detto che quando il responso del Consiglio superiore di sanità sarà dato e risultasse conforme ai desideri del paziente Welby, vedrà se sia il caso di proporre al Parlamento una legge in proposito. Questo, onorevole ministro, non è affatto apprezzabile. È un atteggiamento da Ponzio Pilato. È furbesco, è ipocrita. Non è degno della sua integrità e onestà morale. È un tradimento della politica nel senso alto del termine. Se questo è il suo pensiero si risparmi quella visita al letto di un ammalato ingabbiato e torturato. Sarebbe solo un'esibizione umiliante per lei e una nuova pena per la vittima".

Eugenio Scalfari, editoriale di Repubblica del 10 dicembre 2006

sabato, dicembre 09, 2006

PENSIERO STUPENDO

Purtroppo quello che paventa la foto qui allegata, è lungi dall' accadere ed è solo un effetto fotografico. Ma alla lunga penso che in molti di "noi", ogni tanto, ci sia il desiderio che accadesse qualcosa del genere. Pensate a come sarebbe il mondo e l' Italia in particolare. Quanta sofferenza, arretratezza, pregiudizio - e anche perversione pedofilo/cattolica - in meno ci sarebbe. Invece ce li abbiamo tra le palle e quasi tutti i passaggi della vita politica sono contrappassati dalla loro ingerenza morale su tutto.... L' Italia è continuamente impantanata, rallentata, gravata, e a livello di diritti non riesce a muoversi di un spanna per allinearsi al resto dell' Europa. Adesso che stà per essere (forse) considerata e approvata un surrogato di legge "pro Pacs", se ne vedranno e sentiranno delle belle, ma soprattutto delle brutte.

E intanto il Manifesto, in risposta allo sdegno delle "ecclesiastiche mummie" per l' episodio di ieri dei volantini contro il Papa, replica:

IL MANIFESTO AL VATICANO: ESPRIMERE IDEE NON E' SPREGEVOLE
Roma, 9 dic. (Apcom) - "Non capisco cosa ci sia di spregevole nel manifestare liberamente e ironicamente la propria opinione. Sul nostro volantino che parla del Papa non c'è nulla di insultante: è solo un invito a lui e a tutto il Vaticano ad attenersi al loro mandato teologico e a non interferire nella politica interna italiana". Il direttore del 'Manifesto' Gabriele Polo, si difende dal duro attacco nei confronti del quotidiano per il volantinaggio di ieri al passaggio del corteo papale nel centro di Roma, venuto dal mondo cattolico ed anche direttamente dall'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. "Capisco che per la Chiesa - dice il direttore del 'Manifesto' - sia difficile ancora oggi, a più di venti secoli dalla sua fondazione, tracciare un confine ben preciso tra ciò che è teologico e ciò che è politico". Ma "non c'è niente di irriverente nel chiedere al Papa di fare il suo mestiere e di lasciare ai politici di fare il loro: è una normale espressione del pensiero. Piuttosto, mi fa sorridere che un piccolissimo giornale quale è il Manifesto, riesca a mettere in crisi le affermazioni di un potere gigante come quello della Chiesa".

Riporto anche l' intervento che "Mikyross" ha fatto, in merito argomento Chiesa e sua ingerenza nella poltitica, sul Forum di Repubblica:

"Un giorno ero in Cassazione per le ricerche sulla tesi, accanto a me un avvocato romano che doveva fare fotocopie, legge il titolo del mio libro ed esclama: ah, le convivenze, ma io non è che sono tanto d'accordo su questi Pacs... Io gli ho chiesto: Lei che avvocato è? Lui: sono un penalista. Io: Va be non si preoccupi, continuerà a guadagnare come prima... La questione cosiddetta "ideologica" ne maschera un'altra di carattere puramente monetario: se le convivenze vengono regolate da una legge, pensate a quanti matrimoni e quanti divorzi in meno per i nostri poveri avvocati. Quante offerte in meno al parroco per le nozze, per il corso prematrimoniale, per i battesimi? La Chiesa non deve mettere avanti la questione ontologica della purezza della famiglia perché in realtà quello che non vuole è la dispersione delle masse laicizzate dal luogo di culto, con conseguente svuotamento delle cassette delle offerte e degli 8 per mille. E anche l'omofobia cattolica: se la Chiesa non reprimesse l'omosessualità, i seminari oggi sarebbero tutti vuoti e la baracca non la reggerebbe più nessuno..."

giovedì, dicembre 07, 2006

L' UOMO DALLA FACCIA COME UN BIDE'

Roberto Calderoli, a proposito della notizia di oggi (cioè che sulle coppie di fatto arriverà il disegno di legge e riguarderà anche gli omosessuali):
"Incredibile che per le tutele sia necessario dichiararsi culattoni" e ancora "...il diverso non può essere perseguitato, ma è altrettanto vero che la stessa cosa deve essere garantita ai normali"...
Come sempre, per lui e per quelli della sua specie, è più forte di loro il non saper dissimulare la propia vera natura nemmeno un po' (il "diverso" non può essere perseguitato, dice, però poi usa termini come "culattoni" per definirli; termini da segregazione, rivelatori di profondo disprezzo e discriminazione). Se tanto mi dà tanto, allora io dico:
"Incredibile che uno come lui, un vero bidè ambulante, sia per fisionomia del viso, che per contenuti interiori, debba chiamarsi "parlamentare Roberto Calderoli" per tutelarsi e sembrare un essere umano evoluto"
.

P.S.: (aggiornamento del 9 dicembre) questo post è finito su Libero Blog, chi l' avrebbe mai detto? L' hanno scelto loro.

LA NUOVA VITA DI LAPO

Dicono che Lapo Elkann abbia superato molto bene il periodo critico e pericoloso che tutti conoscono, oggetto di attenzione della cronaca recente. La brutta esperienza con l' abuso di coca e anzi, in particolare, con gli eccessi di quella famigerata serata-festino con i trans, nell' ottobre 2005 dove si strafece di coca, poi mischiata con dell' eroina, gli ha insegnato qualcosa. Anche perchè stava rimettendoci davvero la pellaccia. La foto qui sopra - di poco tempo fà - e relativo particolare sotto, testimonia il suo attuale benessere... Guardate che espressione sobria e lucida che ha (detto tra noi, non è poi male come tipo ;-) )

mercoledì, dicembre 06, 2006

ETERO SPOT (REALITY?)



Versione etero dello spot gay pro-condom già postato qui nel blog. Il team che l' ha realizzato è il medesimo e si nota. Divertente e realistico anche questo, direi. Le dinamiche non sono affatto differenti tra i "due fronti". Uguale dovrebbe essere anche, come intende comunicare lo spot, l' attenzione per l' uso del profilattico. I due lieti fine però (nella versione gay e etero) sono abbastanza rari, che dite?

VOODOO CLINTON



A proposito di Demoni, buddhisti o meno, questo video è troppo spassoso. Un po' è sinistro, un po' fà ridere... L' attore è uno di quelli del film Trainspotting, che adesso non ricordo come si chiami. Tutto sommato Clinton, in confronto a quel bacchettone di destra e guerrafondaio, nonchè omofobo, di Bush, non era male.

martedì, dicembre 05, 2006

DEMONI

Eccomi in uno dei tanti momenti di "strettoia", buddhisticamente parlando, del mio percorso. Lo sapevo, lo sentivo che arrivava. Ormai, ci ho fatto il naso fino, e la sento un bel po' di tempo prima che arrivi... Ed è sempre notevolmente puntuale, quando si è già annunciata, la "signora strettoia". Non fà mai bidoni quella. Questa volta è cominciata con una serie di inghippi ed eventi di vario tipo, provenienti da vari fronti, di diversa natura: quando tutto inizia ad andare storto non si risparmia, nè in quantità, nè in qualità.... Grazie al cielo, nessuna cosa grave o irreparabile. Comunque, un po' di fiatone me l' ha portato. Forse però, l' attacco più forte mi è venuto dall' interno, da dentro me stesso. E' stato quando sono ritornate sensazioni conosciute di sconfitta, solitudine, perdita, rispetto mie antiche ombre. Quelle che molti anni fà mi causarono alcuni dei guai più grossi della mia vita. Tutto ciò nel Buddhismo si chiama: "demoni", o anche "demone del Sesto Cielo" (la forza negativa suprema, che quando si accorge che siamo determinati a raggiungere l' Illuminazione e toccare la felicità assoluta, tenta di farci lo sgambetto finale per fregarci), oppure semplicemente la nostra parte di Oscurità Fondamentale. Bene. Non posso sapere esattamente cosa mi riserverà il futuro, ma una cosa ho deciso: che non perderò contro nessun demone... Non mollerò la presa. Oggi io ridetermino di proseguire il mio percorso e arrivare esattamente dove volevo. Non sò ancora come, quando, ma lo farò....Dovessi recitare milioni di Nam myoho renge kyo, perdere la vista a forza di leggere, studiare, capire quello che mi serve; dovessi fare un passaggio faticoso a livello di azioni. Soprattutto azioni per la felicità degli altri. Consegno la mia "promessa" a questo post del mio blog.

sabato, dicembre 02, 2006

MENO DI ZERO

Così, il Renato "nazionale" si è tirato addosso gli strali di praticamente tutta la comunità gay italiana. L' uscita fatta alla scorsa "Domenica In" non è piaciuta. Davanti a Pippo Baudo, commentando un vecchio video di una sua canzone, dove si vede lui stesso alla visita di leva, avrebbe detto più o meno che ostentare la sua omosessualità gli è giusto tornato utile per evitare il servizio militare. Si tratterebbe di un annedoto reale della sua vita. Aggiungendo, dulcis in fundo, che in realtà è "fatto di ben altra pasta", anche alludendo ai suoi attributi maschili intimi (di cui dubitarono all' ufficio della visita militare in questione)... Resta in dubbio l' ambiguità dell' affermazione: "l' altra pasta", intesa come una sua eterosessualità (che sarebbe pura fantascienza)?... O forse alludeva, Zero, a una sua virilità sessuale a prescindere dall' orientamento?... Fatto stà che si tratta di parole che hanno infastidito e suscitato reazioni, che arrivano al boicottaggio dei suoi pezzi in tutti i circuiti e locali gay. E lui in seguito avrebbe fatto una specie di rettifica/rivendicazione. Che più o meno sarebbe: "se oggi in Italia i gay si muovono, hanno visibilità e una certa identità, è grazie alla strada da lui spianata molti anni fà" e anche che "le cose dette a Domenica In erano condizionate dal momento di fascia protetta"... Che in altre parole vorrebbe dire che in Italia, nel 2006, anche un artista come lui, in un momento pubblico di televisione è meglio che non dichiari la sua omosessualità (pur se è nota perfino ai sassi). Trovo molto più sconcertante quest' ultimo ragionamento, indicativo di cosa significa vivere in Italia e in particolar modo se si è artisti... La paura di perdere una fetta di mercato e vendere un certo numero di cd in meno, deve essere davvero consistente. Gli spunti di riflessione e il contraddittorio non mancano. Nella terra dello Stivale - che nel suo bel mezzo o, meglio ancora, sullo stomaco - ha uno "stato", lo stato di un certo signore che molti ritengono il successore di Cristo in terra (mentre Cristo possedeva a malapena i sandali e la tunica che portava) il gay "della porta accanto", che magari lavora in un ufficio, o in un supermercato, ha ancora problemi di visibilità, tolleranza, accettazione, rispetto diritti elementari, soprattutto se ha la fortuna di dividere vita e beni materiali con un partner. Il gay artista che ha iniziato molti anni fà e tra talento, fortuna, determinazione, è "arrivato", può muoversi in modo privilegiato. Gli è "concesso" di essere diverso perchè in fondo è un "artista", purchè non ne parli troppo e non ne faccia una bandiera. Denaro e fama, conoscenze, favoritismi e prestigio aprono di sicuro porte per vivere e sublimare la propia omosessualità che probabilmente il gay "della porta accanto" spesso non ha. E così abbiamo i Zero, i Zeffirelli, i Pasolini, i Versace, gli Armani, e in una certa misura ci metto dentro anche i Busi e i Cecchi Paone. Certo, non tutti sono rappresentativi della cosa allo stesso modo, ma hanno senza dubbio dei "minimi comun denominatori" tutti italiani, penso. Forse fà una brillante eccezione un Busi incazzato, che in dirette televisive sproloquia sulla sua vita sessuale e giustamente spara a zero sulla Chiesa Cattolica. E probabilmente molti ormai non notano più che in virtù del fatto che è "Aldo Busi" gli vengono concesse cose che altri se le sognerebbero o le pagherebbero care, come minimo banditi dalla TV per chissà quanto tempo. Per tornare a Renato Zero, non condivido nemmeno io il suo atteggiamento, anche perchè questi "artisti gay" arrivati e privilegiati - ai quali nessuno toglie il merito di essere state figure trasgressive e di rottura, in molti casi "avanti" rispetto i tempi - si comportano da veri, capricciosi, imperatori egocentrici. Non gli importa nulla di impugnare una bandiera, sposare una causa per chi è come loro, ma meno fortunato e visibile, tanto sono centrati su sè stessi e sul loro status privilegiato. Quindi un bel "zero" di voto a Zero e simili. Ma anche - e forse con un "meno" - a certa parte della comunità gay italiana, che è pronta a protestare contro un uscita come quella di Zero, boicottarne le canzoni, ritenersi offesa.... Ma molto meno pronta a protestare in maniera incisiva contro una maggioranza politica sinistroide cui è allineata e dovrebbe veramente rappresentarla (ma lo fà molto poco e male, a mio parere); molto meno agguerrita nel rivendicare promesse "prodiane" su certi diritti mai mantenute o comunque in ritardo di percorso; poco sveglia nel contestare con ben più veemenza e sdegno a gran parte della sinistra il consueto, italiano, ossequio incondizionato alla Chiesa. Purtroppo posizioni davvero laiche e progressiste come quelle della "Rosa nel Pugno", cui ho dato il mio voto, non hanno molta voce in capitolo.