lunedì, dicembre 18, 2006

IL CERCHIO DA CHIUDERE

Frankblogspace è anche un diario, per me. Quindi, di tanto in tanto, mi piace scriverci fatti, impressioni, il mio vissuto di tutti i giorni. Scrivere ha un’innegabile funzione positiva di rielaborazione, in parte catartica rispetto esperienze passate, magari di quelle che non sono state facili; in parte aiuta a “consegnare” il passato al passato, archiviarlo, codificarlo. Sono reduce da una “esperienza” di ieri sera, a casa d’amici, a una cena. L’ esperienza non è la cena in sé, che pure è stata piacevole e ormai tutti gli anni, vicino Natale, è diventato un appuntamento fisso. E’ accaduto che ho rivisto, dopo diversi mesi, un tipo con il quale ho avuto un breve flirt e che conobbi proprio nella stessa “cornice” di ieri sera: la casa di questa coppia gay d’amici. Questo ragazzo, che qui chiamerò Carlo, sui 35 anni, è siciliano ma abita in zona attorno a Bologna ormai da alcuni anni. Storia impegnativa alle sue spalle: “ex etero”, divorziato con tanto di figlio maschio, che continua a mantenere e che vive con l’ex moglie, in un paese europeo. Carlo è condizionato, a mio parere, a livello d’identità sessuale e modo di viverla, dal suo retaggio culturale d’origine: il profondo sud siciliano, il quale, senza offesa per nessuno, ritengo sia una delle situazioni più omofobe e repressive che un gay possa vivere. Questo senza considerare tutto quello che comporta anche a livello generale di pregiudizi, tipo di mentalità e cultura. Non è certo una colpa. A tutto ciò, ci si aggiunga una sua “simpatia”, religiosamente parlando, per i Testimoni di Geova, che per quanto concerne le idee sull’ omosessualità sono pari forse ai musulmani. Come molti gay repressi, o anche “ex repressi”, oppure come diversi uomini che vivono scissi la propia identità (omo)sessuale, Carlo è il classico curioso e affamato di sesso, che alla fine degenera nel tipico “porco”… Il guaio è che questo genere di persone, per gestire il senso di colpa che hanno rispetto sé stesse, devono crearsi degli specchietti per le allodole, raccontarsi qualche storia per giustificare anche una semplice voglia di sfogarsi sessualmente (del tutto comprensibile e umana). Storia che poi sono pronti a disfare non appena sono arrivati allo scopo, usando il primo pretesto utile per scaricare la persona di turno. E io purtroppo, da ingenuo recidivo quale ero (o ancora sono?), mi prestai al suo gioco e ci cascai in pieno. Quel giorno dello scorso marzo ricordo che, dopo pochi momenti che c’eravamo conosciuti, Carlo iniziò un evidente e strenuo corteggiamento nei miei confronti. Una corte fatta di tallonamento (me lo iniziai a ritrovare alle costole in ogni mio spostamento), poi contatto fisico e strusciamenti di vario tipo, approfittandone di tutte le occasioni per toccarmi. Chiaramente, siccome lui mi piaceva abbastanza, diedi corda alla cosa… Senza pensare a nulla di particolare, ma anche incuriosito da questo personaggio, questo maschio siciliano dall’ aspetto virile, piacente, con lo sguardo penetrante, avido nel guardare i ragazzi attorno a lui; e con un curioso modo di parlare, con espressioni e un tono “antico”, d’ altri tempi. Poi avrei scoperto che quell’ atteggiamento fa parte costante del suo modo d’essere: toccare, strusciarsi, insinuarsi dove ci sono agglomerati di “carne maschile”, soprattutto se nuova. Un paio di cari amici, dopo i fatti e il loro epilogo, mi confessarono che Carlo gli era apparso da subito persona di dubbia natura, ambiguo e appunto “viscido” nel modo di muoversi e cercare favori e nuovi contatti. Avrebbero voluto dirmelo, ma un po’ non c’ era stata occasione, un po’ forse preferirono non interferire col mio momento di conoscenza con lui. Carlo, come scoprii di lì a poco, è un manipolatore di circostanze e situazioni, molto abile nel tentare di apparire brillante, solare e nel cercare di avere consenso “pubblico”. Una necessità dettata da una sua situazione di solitudine – come mi confidò lui stesso - soprattutto rispetto le conoscenze gay. Ma allora non potevo certo immaginare che stavo per incappare in un tipo del genere. Fatto sta che quel giorno ci scambiammo, infine, anche il numero di cellulare. La sera stessa, più tardi, mentre stavo tornando a casa ed ero in auto, mi arrivò già la sua prima telefonata. La cosa mi colpì perché ci si era salutati solo un’ ora prima, finita la festa a casa da quegli amici. Ebbi così la certezza di essere diventato oggetto del suo corteggiamento. Per entrare nel merito del tipo di telefonate che faceva: accentuate espressioni di interesse, carinerie e romanticismi d’ altri tempi, lusinghe e allusioni di vario genere (in parte sbilanciate su sesso triviale, in parte a metà strada). Tutte cose che, se esiste un minimo d’interesse ricambiato, è chiaro che fanno piacere. Ben presto poi queste telefonate, che da quel momento e per tutto il tempo prima che finisse quell’ “avventura”, furono come minimo 3 o 4 al giorno, senza contare gli sms, divennero anche di gelosia. Addirittura una volta ricordo mi chiamò mentre, appena arrivato al lavoro, ero al piano sotterraneo a timbrare il cartellino. Laggiù il cellulare non prende e quindi trovò come spento. Risalito vidi sua chiamata, così gli telefonai io: mi beccai una “sclerata di gelosia meridionale” in piena regola, sul perché avessi avuto il cellulare spento, sul cosa stavo mai facendo e perché “non volevo parlargli”, ecc… ecc… Delirio totale. Gli spiegai, come si farebbe con un bambino o con un ritardato mentale, il perché… Si calmò in fretta e si scusò, anche perché capì che era stata immotivata come uscita… Questo è solo un esempio. Lui era contradditorio: a volte sottolineava il "tenere" le distanze da un' idea prematura di relazione, perchè, diceva, aveva preso molte fregature e preferiva pensare a noi come ad amici con un "più", in una fase conoscitiva. Posizione da me condivisa, tra l' altro. Altre volte, invece, manifestava intenzioni, gesti e parole abbastanza impegnative e coinvolte che comprendevano, appunto, espressioni di gelosia. Siccome questa conoscenza con “flirt” durò circa 10 giorni, e dal momento che Carlo abita non vicinissimo a me, ci vedemmo in tutto forse tre volte. Una di esse passai da lui il week-end. Ci fù modo di arrivare a combinare qualcosa di sessuale, non completo, ma abbastanza approfondito. Non tra qualche imbarazzo, perché la cosa avveniva (cioè, la nostra frequentazione, più il dormire assieme una volta, con quella parte di sesso che c’ è stata) sotto il naso del suo coinquilino. Questo coinquilino è stato il suo “ex” e veniva presentato come attuale “buon amico del cuore”, una specie di "fratello" suo compaesano, con il quale divideva la casa e le spese relative. Non ci volle molto per percepire il suo disagio rispetto la mia presenza perché probabilmente era, allora, forse ancora un po’ geloso di Carlo. Carlo dal canto suo mi rassicurava che l’ amico “non aveva di quei problemi”, anzi era contento se avesse visto Carlo sistemarsi incontrando la persona giusta. Ripeto: in alcuni momenti l’ imbarazzo rispetto questo amico/coinquilino era forte e si capiva che in qualche modo ne soffriva. Capii anche il gioco di Carlo: l’ amico era totalmente sfruttato da lui in molti modi, per vari tipi di ragioni strategiche. Per tornare al sesso, fu su quell’ argomento e questione che si sviluppò il punto di rottura con Carlo, o meglio, il pretesto perfetto che gli servì per scaricarmi. Vuoi perché aveva raggiunto il suo scopo (svuotarsi le gonadi “gonfie”, come lui stesso ripeteva più volte); oppure perché aveva costatato che non gli piacevo più o non ero adatto a lui. Venne posta la questione “sesso sicuro” e salute, in termini di HIV, con le domande e le informazioni che due persone che fanno sesso - e magari intendono proseguire – si comunicano. Capii, anche in questo caso, che per Carlo la questione era una fissazione che sconfinava nel regno della paranoia più fobica. Certamente in qualche modo collegata a quel senso di colpa e di “non risolto” rispetto la propia identità sessuale e capacità di accettarsi. Preciso che non sono davvero il tipo che prende sottogamba questo genere di preoccupazione e consapevolezza in fatto di “sesso sicuro”. Per vari motivi e per mia sensibilità personale alla questione, ho sempre usato attenzione e sono ampiamente informato in materia. Cercai di trasmettergli questo aspetto di me: cioè che non ero un “promiscuo” e che avevo a cuore anche io la salute. Gli spiegai pazientemente e più volte, rispetto l’ HIV, quali erano le situazioni sessuali rischiose e quelle no, perché Carlo si rivelò molto ignorante e pieno di pregiudizi in merito. Lui iniziò a chiedermi sempre più insistentemente il test HIV. Io l’ avevo fatto un anno prima – esito negativo – ma avevo comunque intenzione di ripeterlo già per conto mio. Gli promisi che l’ avrei senz’ altro fatto, non senza fargli rilevare che dopo una conoscenza di circa 10 giorni mi pareva un po’ pretenzioso esigerlo e a “tempi stretti”. Aspetto sul quale, pure diversi miei amici con i quali mi confidai, concordavano. Feci anche notare che comunque tra noi non era avvenuto sessualmente nulla a rischio e che esisteva sempre, nel frattempo in attesa del test, il profilattico. Carlo però insisteva in crescendo perché, diceva, oltre a essere più tranquilli lui "aveva fretta di arrivare a sesso completo" e lo voleva fare “senza”, voleva il “pelle contro pelle”. Ribadii ancora, più volte, che avrei mantenuto la promessa, non appena impegni vari e lavoro mi avessero consentito di decidere dove e quando prendere appuntamento per eseguirlo. Ma non bastò. Le ultime telefonate che ci furono tra noi, per metà o forse più, erano un suo continuo intercalare ossessivo sul fatto che facessi il test. Carlo nel frattempo aveva ritirato l’ esito di suoi esami che aveva già fatto, tra i quali anche l’ HIV, e mi aveva comunicato che era andato tutto bene. Non so, forse in virtù anche di quello, iniziò ancora di più a martellarmi con la sua richiesta. Finchè quel giorno che mi telefonò e all’ ennesima, esasperante domanda: “Fai il test? Fallo… Lo hai già prenotato?...” sbottai dicendogli di smetterla di ossessionarmi, che non ero un incosciente e non m’ ero scordato e di lì a poco avrei prenotato. Da quel momento avvenne lo stacco da parte sua. Si interruppero bruscamente le sue telefonate e i messaggi e, dopo un paio di telefonate mie per capire, sentendo la sua freddezza, seppi che ero stato scaricato… Prenotai il giorno dopo, come da programma, il test, che poi feci comunque e che andò bene (ma visto il suo comportamento e che la storiella era finita, non mi sentii più in dovere di comunicarglielo). Non stò poi a riportare alcuni episodi subito successivi alla rottura, in situazioni di gruppo con amici, abbastanza umilianti per me, per l’ atteggiamento che Carlo tenne. Da vero fetente. E’ vero che non si è trattato di una esperienza così importante e lunga da investirci, dopo, più di tanto, tutt’ al più a motivo di un personaggio del genere. Ma mi causò comunque disagio e sofferenza, forse più che per Carlo in sé, per quello che ha significato in generale nel contesto della mia vita e del mio “karma”. La maggior parte degli amici più intimi, concordarono con tutto quello che pensavo su Carlo, per tipo di persona e comportamento tenuto. Ma alcuni di loro non vollero – o non seppero – schierarsi in maniera decisa quando Carlo li invitò, poco tempo dopo, a casa sua a cena (ovviamente io non fui invitato). Infatti accettarono l' invito e andarono. Ci rimasi male abbastanza e lo espressi. Pensandoci e ripensandoci, e sentendo anche il parere di altre persone a me vicine, io non l’ avrei fatto se mi fossi trovato dall’ “altra parte”, proprio per rispetto di un amico intimo e non volere comunque avere nulla a che fare con un individuo di quella specie. Insomma, dal mio punto di vista, non si può finire a "vino e tarallucci" propio con tutti. Qualcuno commentò che il mio disappunto era comprensibile, ma però il problema era stato tra me e Carlo e loro non c' entravano: in altre parole, "ci dispiace, ma sono cazzi tuoi". Andai oltre, anche perché, soprattutto rispetto alcuni di quegli amici, sarebbe stato sproporzionato buttare alle ortiche un amicizia comunque di vecchia data - e di qualità - per un solo episodio del genere. Non oso immaginare, nel nostro giro di conoscenze, il gossip che sarà girato su questa vicenda. Anche in merito al mio disappunto per quella cena a casa da Carlo. Infatti, di lì a poco, oltre a tutto quanto già raccontato che ho dovuto ingoiare (il disagio, il senso dell’ essere stato usato, il raggiro) mi restava da incassare la punzecchiatura di un nostro agnostico amico, a proposito delle “paturnie mentali dei gay”. Si parlava, un giorno, di chi usa la psicanalisi e ci spende soldi. Io dissi che come mezzo per lavorarci sopra usavo il Buddismo, che è anche gratuito. Lui non perse occasione per fare la battuta acida: “Vedo che funziona benissimo”, quasi certamente riferita alla storia con Carlo e relativo episodio invito cena e il mio non rimanerci bene (una paturnia?). La trovai molto gratuita e superficiale come osservazione, perché come minimo bisogna conoscerle e sperimentarle le cose, prima di giudicarle. A parte che certi aspetti innati della persona e della mente ci vogliono anni per risolverli, per trovarci un equilibrio, che si usi la psicanalisi o il Buddismo. Ci vuole anche coraggio, determinazione e capacità di mettersi discussione per affrontarli. Per tornare all’ inizio, ieri sera, prima di arrivare a quella cena, mi è stato gentilmente chiesto da uno dei due padroni di casa se avessi avuto problemi trovando tra gli invitati anche Carlo. Apprezzai l’ attenzione avuta e risposi che no, non c’ era problema, a parte il fatto che a casa loro, giustamente, potevano chiamare chi volevano. Decisi che era ora di affrontare una situazione “pubblica” dove c’ era anche Carlo, per vari motivi. Primo, era già concordato che avrei partecipato a quella cena e non andarci solo perché all’ ultimo veniva inserito anche lui, mi sembrava troppo. Secondo, dovevo confrontarmi con la mia capacità di non sentirmi a disagio rispetto una persona di quel genere e anche “testare” quanto fossi andato oltre quell’ esperienza. Terzo, fare la “faccia come il culo”, come Carlo sa fare egregiamente. Insomma, volevo chiudere il cerchio. Come è andata? Direi bene. Sono stato abbastanza freddo, cordiale nei limiti della gentilezza ed educazione minimi, ma l’ ho evitato il più possibile, pur scambiandoci giusto 3 o 4 parole. Non l’ ho salutato, né all’ arrivo, né al momento di andare via. Sono stato abbastanza orgoglioso di me stesso, diciamo, e mi sono goduto la cena. Carlo si è mosso come suo solito, cercando perfino di stare un po’ addosso all’ amico con il quale ero venuto (come lui stesso mi ha confermato) che però ha stroncato i suoi tentativi di approccio…A parte che io e il mio amico potevamo anche essere in coppia, ma questo dà l' idea del genere di personaggio che è. In compenso Carlo ha goduto delle “attenzioni” di un altro invitato. Ho poi saputo, molto recentemente, che Carlo a proposito della vicenda avrebbe motivato l’ epilogo dicendo che “non volevo fare il test”. Niente di più falso. Ma è chiaro che si è trattato di una scusa. Per il resto: io so che è stata anche colpa mia e dovevo ricordarmi di qualche altra esperienza passata simile. I tipi che si accendono in fretta sono poi quelli che sempre in fretta chiudono, in particolare se cercano solo uno sfogo sessuale. Sicuramente ho dato all’ evento, a posteriori, una valenza e una risonanza sproporzionati…. Ma in quel momento forse ero già vulnerabile di mio e la cosa ha fatto più breccia del dovuto nella mia mente e nella mia sensibilità. Concludendo, nel Buddismo sappiamo che esiste il karma, la Legge di causa-effetto che funziona sempre e per tutti: a quella non si può farla franca, basta solo aspettare. Verrà anche per Carlo, senza alcun dubbio, il tempo di raccogliere il frutto del suo seminato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Frankie, mi dispiace. Purtroppo di tipi così in giro ce ne sono tanti... A me è successo anche peggio, appena ho tempo ti scrivo una mail che ti racconto. Gli amici tuoi però, scusami se te lo dico, lasciano un po' a desiderare.... comunque vedi tu. Intanto: auguroni. A presto. Baci

FruiTanya ha detto...

Ciao Frank, hai fatto bene ad affrontare quella situazione : hai colto l'insegnamento intrinseco della vita.
Tipi come Carlo ne esistono tanti !
Lo sai anche meglio di me :)
Sei una persona molto sensibile, onesta e disponibile ; non dire perciò : " troppo donna ". Le buone qualità non hanno sesso.
Un bacio grande grande !

Unknown ha detto...

Probabilmente lo stà già raccogliendo... a volte le persone che si comportano così nascondono una profonda sofferenza. Imparerà.