sabato, settembre 16, 2006

IL MINIMO COMUN DENOMINATORE


Come a volte accade, si incrociano curiosamente in questi giorni alcuni fatti che hanno un "minimo comun denominatore": l' Islam. Da una parte il recente discorso di Benedetto XVI e relative, infuocate reazioni dal mondo musulmano che chiede le scuse, lancia minacce; dall' altra la morte di Oriana Fallaci che sfidò l' Islam in modo frontale, con i suoi libri, dopo l' 11 settembre, ed espresse un pensiero molto fondamentalista e allarmato per la "minaccia" che rappresenta questa parte di umanità con la quale - che piaccia o no - si deve fare i conti. Quando penso a questo aspetto dell' attuale mondo (cioè "l' islamizzazione"), nonostante la mia formazione culturale e spirituale sia orientata a valori quali il rispetto, i diritti umani, la tolleranza delle diversità, la pace, ecc. non posso però non essere preoccupato. Il discorso di Ratzinger può certamente essere stata una indiretta affermazione di "superorità" del cristianesimo rispetto la religione musulmana, non c' è da stupirsi. Nonostante le forme di "facciata", le parole diplomatiche, le mediazioni nei rapporti ufficiali, la Chiesa Cattolica ha nel suo DNA l' idea di avere "l' esclusiva" in quanto via di salvezza per l' umanità. E inevitabilmente questo emerge ogni tanto. D' altra parte Ratzinger ha fatto notare quello che comunque realmente è scritto nel Corano (Maometto che contempla anche la spada e la guerra quali mezzi di propagazione) e che indubbiamente non è invece contenuto nel messaggio cristiano. La jhad, la guerra santa, il terrorismo, quindi, ci si può immaginare come ben possono trovare una motivazione nel mondo islamico. D' altra parte, la Chiesa, senza nessuno "input" del genere da parte di Cristo, nei secoli passati ha fatto quanto meno lo stesso, tra evangelizzazione cruenta dei popoli sudamericani, crociate e inquisizione. Inquietante una dichiarazione su tutte. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad fà sapere che: "L'Islam è la religione più bella, la migliore per l'Umanità, l'unica via per la salvezza" e deve essere spiegata "molto bene" al mondo perchè "nessuno possa darne un'immagine distorta". E anche: "Il pontefice deve rivedere e correggere rapidamente i suoi errori". In questo, preoccupante, sinistro, ribadire frontale di due assolutismi religiosi, slogan di tono intollerante e chiusura a tutto quello che non è la propia verità, salta però all' occhio - a mio parere - un cosa. E cioè che questo mondo dell' Islam, che da una parte rivendica sempre più il suo peso, il suo posto nel mondo, soprattutto in quella parte (la nostra, l' occidente) dove sono concentrate le maggiori risorse, non permette nessun dissentire, nessuna opinione discordante, nessuna forma di "non condivisone" della sua visuale. Questo a prescindere dai contenuti anche sbagliati del discorso di Ratzinger. E' ormai come un terreno minato: basta anche poco per muovere reazioni minacciose, rivendicazioni, proclami e - ovviamente - non perdere occasione per ribadire che l' Islam è superiore. Sinceramente l' idea che questa religione (che rispetto come tutte le altre, ma preferirei restasse "la migliore" per chi decide di aderirvi), stia per avere la meglio a livello di peso e influenza sugli equilibri del pianeta, non mi piace. Mi sembra tutto fuorchè un passo avanti in termini di tolleranza e rispetto delle libertà e differenze sociali, civili, culturali, religiose dei popoli.

venerdì, settembre 15, 2006

L' ETERNITA' IN UN' ORA


"Vedere il mondo in un granello di sabbia
E il cielo in un fiore di campo,
Tenere l' infinito nel palmo della tua mano,
E l' eternità in un' ora."


William Blake, "Auguries of innocence"



Lisa Gerrard - "Sanvean"

mercoledì, settembre 13, 2006

LA "SERPENTA" DIAMANDA SU MADONNA


"Grazie a Dio gli americani conoscono Maria Callas. Ho letto che Madonna, quella stronza che canta col naso, voleva recitare la parte della Callas nel film di Zeffirelli. Avrei preferito vederla morta, la sola idea che quella fottuta succhiacazzi potesse interpretare la Callas è una blasfemia: se la chiesa italiana avesse a cuore la bellezza e l'arte dovrebbe intervenire per evitare queste assurdità, non per contestare le mie performance. Anche Frida Kahlo recitata da Selma Hayek è uno strazio, Hollywood è un covo di puttane che vogliono impersonare grandi artisti"


Diamanda Galas

Secondo me è lei una grande. Non sono riuscito ancora a vederla in concerto, ma ho visto pezzi di sue performance sul web, delle quali una segue qui sotto.... Al più presto le dedicherò un post dettagliato. Pazzesca e bravissima.


domenica, settembre 10, 2006

LA RELIGIONE SENZA AMORE: CUGINA DELLA VIOLENZA

In riferimento ai fatti di Bologna, circa l' aggressione alla coppia di giovani gay e soprattutto al commento di monsignor Vecchi, mi sorge inevitabile qualche riflessione, che certamente molti altri faranno. Ne parlavo giusto anche ieri sera, con amici. Parto propio dalla citazione stessa del commento del vescovo ausiliare in questione:

"Una società che spesso educa o quantomeno ammicca con indulgenza o compiacimento a comportamenti trasgressivi... non può poi far finta di meravigliarsi se tra le tante trasgressioni
nasce anche il mostro aberrante e obbrobrioso della violenza"


La violenza, quindi, come cugina della trasgressione. In questa frase, molto pesante e grave per il modo in cui è stata pensata e soprattutto per la motivazione che ha dietro, c' è tutta la vera essenza della Chiesa di Roma attuale (che porta con sè tutto il peggio dei secoli passati)... Il Monsignore ha poi cercato di "ridimensionare", ma è stato un arrampicarsi sugli specchi peggiorativo, ormai era troppo tardi e le polemiche sono state inevitabili (e più che dovute).
Monsignor Vecchi, assieme al suo capo Ratzinger, in teoria rappresenterebbe un Tizio vissuto 2000 anni fà, nel cui curriculum sembra ci fosse scritto "figlio di Dio", che impedì un giorno alle caste sacerdotali e autorità associate di lapidare una certa Maria Maddalena.
Sì, quella che, stando ai vangeli, faceva il mestiere più antico del mondo, ma che in quel contesto era ritenuta immonda, "diversa", peccatrice, certamente trasgressiva. Tutti quei signori, incrostati nelle loro vesti e nei loro dogmi di purezza e moralità, la stavano facendo fuori a sassate... violenza.... (certo, per quei tempi era in uso) ...Però quel Tizio, quel Gesù, non si sognò certo di dire: "sei una peccatrice trasgressiva, ti stà bene se ti stanno violentemente uccidendo, te la sei cercata, mi dispiace".
Non usò il ricatto, il minaccioso criterio dell' antico Dio vendicatore e punitivo, del Vecchio Testamento. No. Lui, a quanto pare, venne per ridimensionare parecchie cose, anche l' idea di quel Jahvè che guidò Mosè fuori dall' Egitto assieme al popolo eletto...lui infranse mo
lte regole e dogmi intoccabili dei suoi tempi. Quelli che amò e frequentò di più furono propio tutti i "diversi" del suo tempo (prostitute, delinquenti, pagani, esattori e quant' altro) che vennero da lui rispettati come non mai prima. Le sue parole, molto note, invece furono, ai suddetti signori: "Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra" e anche, alla Maddalena: "Chi ti ha condannata?..."
e lei: "Nessuno
, Signore" e lui: "Nemmeno io ti condanno, và e non peccare più" (intanto i "punitori" se ne erano tutti andati in silenzio, dai più vecchi ai più giovani). Basta, come sempre, tornare alle radici delle cose per capire bene. E non è accettabile che un vescovo ausuliario, nel 2006, si azzardi ancora a usare il ricatto medioevale del "Dio punitore" per alimentare e deporre a favore della cattolica avversione verso ben precise "diversità" (tanto temute propio perchè nel DNA della stessa Chiesa, piena da sempre di prelati omosessuali e addirittura pedofili). Non è accettabile che venga insinuato che una coppia di gay, ormai nemmeno più sicura a Bologna, davanti al Cassero, "non sia poi strano che venga pestata da un gruppo di albanesi omofobi".
Come a dire: "non dovreste esistere e se propio volete esistere, nascondetevi, siate invisibili, altrimenti è facile verrete pestati". Questo è quello che riesce a fare oggi la Chiesa di Roma. Che è talmente regredita e inaridita da usare qualsiasi mezzo per arrivare ai suoi fini, e colpevolizzare chi non può e non vuole rispettare, ma solo giudi
care e isolare. Ma questo non c' entra nulla con quello che pensava quel Tizio di 2000 anni fà. La religione, senza amore, rispetto, senso dei tempi attuali e della laicità di uno stato, quella sì che è cugina della violenza; non esitando, la Chiesa, a impugnarla indirettamente quale spada da qualsiasi parte provenga (visto che l' Inquisizione e il potere temporale non può più usarli).

sabato, settembre 09, 2006

LA MORTE SECONDO IL BUDDHISMO

L’ energia del mantra Nam myoho renge kyo può raggiungere le persone che – morendo - entrano in quella fase della vita che viene definita “latente”. Cioè quando sembrano scomparire col venire meno del corpo fisico, quando ci pare non facciano più parte della vita. Questa energia, che non ha limiti spazio/temporali, può aiutare la loro essenza a prendere il percorso migliore e allo stesso tempo crea un collegamento.
In senso più ampio, per il Buddhismo, la sfida col confronto che si deve fare con l’ evento morte è considerato un mezzo per rivelare il vero valore della vita. Nell’ alternanza di vita e morte si manifesta il nostro vero io e ambedue questi aspetti sono parte dell’ essenza cosmica. Ogni vita individuale è la fusione temporanea di ciò che il Buddhismo chiama le 5 componenti (forma, percezione, concettualizzazione, volizione e coscienza): l’ esistenza si manifesta quando queste si uniscono secondo criteri ben precisi e scompare quando si separano, con la morte. Ma nonostante tutti questi cambiamenti l’ entità o vero io (chu) di un individuo rimane costante…
Quando si parla di “eternità” della vita dal nostro punto di vista, bisogna sgombrare la mente da associazioni con concetti di cattolica memoria: è totalmente diverso. Non và confuso con l’ idea di paradisi o inferni dove l’ anima vivrà in eterno. Per il Buddhismo la vita di ogni essere vivente è eterna perché fa parte dell’ intero universo che esiste eternamente. Sempre sulla base di questa ragione, nessuna cosa vivente può essere creata oppure distrutta…Creazione e distruzione sono in realtà momenti del processo di rinnovamento universale che, secondo la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, percorre un ciclo ininterrotto di nascita, crescita, declino e morte. Il concetto buddista dell’ eternità della vita anticipa di quasi 2000 anni le leggi della fisica sulla “indistruttibilità” della energia e della materia, secondo cui queste ultime non si disperdono, ma si convertono in forme diverse.
Anche la nostra vita, composta di energie fisiche e spirituali, segue queste leggi. Il fatto che il “passaggio” morte avvenga in modo naturale, o prematuro, o indolore, oppure in maniera traumatica, non cambia nulla alla sostanza di questo concetto….Per capire dove “và” la vita di qualcuno quando muore, si può paragonarla a un’ onda dell’ oceano, simbolo della forza vitale dell’ universo (che noi chiamiamo, appunto “Nam-myoho-renge-kyo”). Un’ onda può essere definita tale, e avere un comportamento e caratteristiche specifiche, solo grazie alla sua forma momentanea, ma non differisce assolutamente dal resto dell’ oceano. Chi ha studiato fisica sa che l’ onda che si vede in superficie è semplicemente il prodotto dell’ energia di un movimento ondoso che esiste, invisibile, nell’ oceano. Quindi si può dire che l’ onda “visibile” deriva dall’ onda “invisibile”.
La concentrazione di energia cinetica che ha generato l’ onda “visibile” dopo un certo tempo si dissolverà e così l’ onda “visibile” si mescolerà nuovamente alle profonde onde “invisibili” dell’ oceano da cui era apparsa. Al momento della morte la nostra vita non si dirige fisicamente in nessun luogo, poiché è già parte dell’ universo. Sebbene la nostra forma e la nostra coscienza non siano più in funzione, l’ entità della nostra vita continua ad esistere nella vita eterna dell’ universo, proprio come il moto ondoso prosegue, invisibile, nell’ oceano. L’esigenza che talvolta scatta nelle persone, quella di darsi una “possibilità diversa” rispetto il problema morte, è importante. Noi la chiamiamo “spirito di ricerca” e per quasi tutti il movente è sempre lo stesso: la sofferenza per qualcosa. La sofferenza come un “risveglio”, uno stimolo per cercare di capire cosa stà dietro a questa vita che ci siamo ritrovati a percorrere, coi suoi alti e bassi, fortune e sfortune, talenti e difetti….
All’ inizio, quando ci si avvicina al Buddhismo, si ha l’ impressione di andare alla ricerca di un oppiaceo, un palliativo…. E all’ inizio và anche bene così come espediente. Poi, andando avanti, approfondendo ma, soprattutto, sperimentando si trovano molti conti che “tornano”… Si verifica che esiste un meccanismo ben preciso dietro a “tutto” e che è sempre lo stesso per “tutto”. E la vita cambia, arrivano le “Prove” (nella accezione più scientifica del termine), parti di noi morte o addormentate da anni, riprendono vita e rifioriscono come per miracolo. Gli eventi, le coincidenze, le relazioni, le connessioni si mettono a funzionare in un modo diverso. Molto spesso l’ impossibile diventa possibile….
Si diventa vitali, forti come “rocce” e gli altri se ne accorgono e ne vengono attratti come calamitati…. Cambia la rotta. Si sperimentano sempre più attimi della cosiddetta “felicità assoluta” (a prescindere dalle sofferenze a dai problemi del momento): impossibili da descrivere a parole….Si impara ad amare tutti perché dentro ognuno esiste “il Buddha”.
La vita cambia, diventa sempre più interessante e divertente. E la morte perde quel potere di paura assoluta che aveva sempre avuto, certo, resta comunque un trauma, un evento enorme da affrontare (negli altri e in noi), ma l’ elaborazione è diversa.

C’ è un approccio diverso, c’ è l’ importantissima, diretta, esperienza che si fà attraverso il Buddismo: l’ eternità della vita. Si percepisce inequivocabilmente che nascita e morte, sono solo due momenti, due fasi cicliche. Proprio come un’ albero che attraversando le stagioni, in certi periodi sembra morto, in altri riappare vivo, coprendosi di gemme, foglie, fiori e frutti.

venerdì, settembre 08, 2006

KALY-UGA?

Che tristezza guardare un telegiornale intero (forse il mio sguardo qui sopra è eloquente?). E stasera mi sono sforzato perchè io la TV non la guardo mai... Poi adesso che si avvicina l' anniversario dell' 11 Settembre, ciao... Cerco di essere ottimista, diciamo, ma "l' è dura", riguardo il rinsavimento della nostra specie. Delle volte si dice che la tendenza è quella a dare più le notizie negative che quelle positive, perchè fà "audience", ma.... mi sorge il dubbio che comunque quelle positive siano decisamente meno. Il fondato sospetto è che nel DNA umano ci sia un irrefrenabile input di autolesionsimo immutato da millenni. L' anno scorso ho rivisto un vecchio amico, di ritorno da un viaggio in India. E' stato a rivedere luoghi e persone (guru o maestri) della sua lunga esperienza di iter "spirituale"... Un tipo di Bologna, ma che non c' entra nulla in realtà con noi. I meastri che ha rivisto dicono tutti che l' umanità ormai ha raggiunto il punto del "non ritorno": troppa oscurità e negatività. La controparte positiva è troppo in minoranza e i "semi" della rinascita sarebbero ormai bruciati. Si tratterebbe, dicono loro, di aspettare che il ciclo giunga al termine, che la catarsi faccia il suo corso. Grazie all' ennesimo "azzeramento" (che sarebbe avvenuto già più volte, mi pare chiamato "kaly-uga") potrà partire un nuovo ciclo per il mondo. Che dire? Cerchiamo di non essere pessimisti, però a ben vedere e sentire, dei segnali buoni ce ne sono pochi. Solo a livello di ecologia e politica energetica, le grandi potenze non sembrano intenzionate a cambiare registro. Tutto ruota intorno al petrolio e basta, come se dovesse durare all' infinito e come se, una volta che il pianeta sarà diventato inabitabile, ce ne fosse un' altro "di scorta" (ma prima ci sarà la guerra per l' acqua, come nella sceneggiatura di un film apocalittico/fantascientifico alla "Mad Max").

giovedì, settembre 07, 2006

IL CALDO E' TORNATO

E' tornato il "caldazzo". Non mi sento di lamentarmi, perchè poi da ottobre ricomincia una musica che durerà, se va bene, sei mesi tra autunno e inverno. Quindi meglio godersi l' estate finchè c' è, seppur stramba, in linea col clima pazzo che ormai caratterizza la nostra cara Terra...Devo dire che l' idea del blog mi ha molto preso e continua a farlo. Davvero stò riscoprendo il gusto dello scrivere, a prescindere che qualcuno leggerà i miei post o meno (ma più che commenti qui, ricevo messaggi via e-mail, il che mi fà sempre piacere). Oggi, mentre navigavo in cerca di un link per rendere visibile e diffondere il blog, mi sono beccato un virus (JavaByte Verify, mi pare) ed era un sacco che non mi capitava. L' ho fatto fuori subito con l' AVG antivirus. Comunque per 2 giorni mi sono sorbito una discreta cervicale a metà cranio (l' altra metà è vuota?...) senz' altro dovuta anche all' alto tasso di umidità di questi giorni. Dovrò decidermi a ridarmi un po' di disciplina con jogging e palestra: la mia pigrizia trova tutte le scuse, anche rispetto la pratica buddhista ogni tanto, a parte i tempi canonici mattino e sera, tendo a tralasciare. Ma sbaglio e lo so. In parte è anche dovuto al fatto che la mia camera è abbastanza calda. Una camera, in questa vecchia casa di campagna ristrutturata ad hoc, che però ha un' energia molto buona. Il quadro a inizio post esprime queste sensazioni. Ha qualcosa di quello che intendo, forse perchè si riferisce a una cucina "small", ma più che altro per i suoi colori. Per Andrea, l' autore del dipinto, mio amico, molto proababilmente il significato e le sensazioni sono altre. Andrea è di Torino. E' un pittore a mio parere molto bravo, dotato di talento e il link per vedere i suoi lavori è questo: http://www.andreaaste.com/
E' buddhista pure lui e nei suoi quadri si vede qualcosa di questo, penso.

UN FRAMMENTO DI PARADISO BUDDHICO SULLA TERRA


Nel titolo del post mi riferisco al SUTRA DEL LOTO. Si tratta del testo sacro buddhista sul quale si basa la mia scuola, quella fondata da Nichiren Daishonin. Qui di seguito la presentazione e le note storiche che riporta il sito dell' Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Gli insegnamenti di Shakyamuni sono registrati in un enorme corpus di testi, noti come sutra. Il modo in cui la filosofia del Buddismo viene presentata all’interno dei sutra è estremamente variegato. Nel corso dei cinquant’anni in cui Shakyamuni condivise i suoi insegnamenti con la gente, egli viaggiò in lungo e in largo per l’India. Invece di esporre la propria filosofia in maniera sistematica, il suo insegnamento di solito assumeva la forma di un dialogo: incontrando persone dalle origini più disparate – dai ministri di stato a uomini e donne analfabeti – cercò di rispondere alle loro domande e ai loro dubbi. Soprattutto cercò di fornire risposte alla domande fondamentali dell’esistenza umana: perché siamo nati e dobbiamo affrontare le inevitabili sofferenze legate a nascita, malattia, vecchiaia e morte?I sutra vennero composti negli anni successivi alla morte di Shakyamuni; si pensa che il Sutra del Loto sia stato composto tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. In sanscrito è noto come il Saddharma-pundarika-sutra (lett.: “Sutra del Loto della Legge meravigliosa”). Come molti sutra Mahayana, il Sutra del Loto si estese fino all’Asia Centrale, la Cina, la Corea e il Giappone. Arrivato in origine in Cina nel terzo secolo d.C., si dice che il Sutra del Loto sia stato tradotto in numerose versioni differenti di cinese, di cui sono ancora esistenti tre versioni complete. La traduzione di Kumarajiva (344-413 d.C.) del quinto secolo è considerata particolarmente eccellente; si pensa che la sua limpidezza filosofica e bellezza letteraria abbiano giocato un ruolo nella venerazione diffusa di questo sutra in tutta l’Asia Orientale.Il titolo del Sutra del Loto nella traduzione di Kumarajiva, Myoho-renge-kyo, contiene l’essenza dell’intero sutra, e fu sulla base di questa consapevolezza che Nichiren (1222-1282) impose l’invocazione di Nam-myoho-renge-kyo come il nucleo della sua pratica buddista. Il Sutra del Loto è considerato il sutra che realizza l’obiettivo dell’avvento di Shakyamuni nel mondo, espresso in queste parole: “All’inizio ho formulato un voto, sperando di rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi.” In altre parole, l’obiettivo dell’avvento di Shakyamuni era di mettere tutte le persone in condizione di raggiungere lo stesso stato di perfetta illuminazione che lo aveva reso noto come “Budda”, il “Risvegliato”. Il Sutra del Loto contiene un numero di concetti rivoluzionari sia all’interno del contesto degli insegnamenti buddisti che all’interno di un più ampio contesto sociale dell’epoca. Molti di essi non sono stati formulati esplicitamente, bensì sono impliciti o concretizzati negli eventi straordinari, se non fantastici, descritti nel testo. L'abilità dei successivi studiosi del sutra, come T’ien-t’ai (538-597 d.C.) ha permesso di estrapolare e sistematizzare questi principi. Un tema centrale del sutra è l’idea che tutte le persone, senza eccezioni e in ugual misura, possiedano “la natura di Budda”. Il messaggio del Sutra del Loto è quello di incoraggiare la fede delle persone nella loro natura di Budda, la loro capacità innata di sviluppare saggezza, coraggio e compassione. La capacità universale di illuminazione viene dimostrata attraverso gli esempi di persone per le quali questa possibilità era stata negata per tradizione, come le donne e chi aveva commesso cattive azioni. In molti sutra alcuni tra i più importanti discepoli di Shakyamuni vengono condannati in quanto persone che, attraverso un arrogante attaccamento alle proprie abilità intellettuali e alla propria pratica concentrata sul sé, hanno “bruciato i semi della loro stessa illuminazione”. La profondità degli insegnamenti di Shakyamuni nel Sutra del Loto, comunque, risveglia in loro lo spirito di umiltà e compassione. Essi si rendono conto che tutte le persone sono strettamente collegate tra loro nella ricerca dell’illuminazione, e che se noi stessi desideriamo la felicità, è imperativo che lavoriamo per la felicità degli altri. In questo sutra, inoltre, Shakyamuni dimostra di aver realmente raggiunto l’illuminazione nell’infinito passato, e non nella sua attuale esistenza come era stato supposto dai suoi seguaci. L’esempio concreto della sua stessa vita illustra il fatto che ottenere l’illuminazione non significa trasformarsi o diventare qualcosa che non si è. Al contrario, significa rivelare lo stato innato, “naturale” che già esiste al suo interno. Come ha scritto Daisaku Ikeda, il Sutra del Loto è in definitiva una lezione di empowerment: «Ci insegna che l’intima decisione di un individuo può trasformare ogni cosa; conferisce espressione definitiva all’infinito potenziale e alla dignità innati in ogni vita umana».

SIAMO TUTTI DEI BUDDHA E OGNI GIORNO CI ILLUMINIAMO

Quando apri il Gohonzon, apri la parte migliore di te stesso.

Quando pratichi lì davanti, intensamente, puoi sentire il Buddha originale in tutta la sua presenza. Una presenza di indescrivibile amore e compassione, che ti ama così come sei,con tutte le tue ombre e le tue rabbie.....e che ti rammenta che Nichiren e tutti i Buddha e i Bodhisattva delle Dieci Direzioni conoscono il tuo cuore, e sanno ogni sforzo che fai. Allora, lì davanti al Gohonzon, recita daimoku col desiderio di ringraziare tutti i Buddha dell' Universo perchè sei vivo. E il solo fatto di esserlo e di avere davanti agli occhi il mandala scritto da Nichiren, è una fortuna senza nome, una cosa incredibile. Allora, tutto a un tratto, senti che i tuoi problemi, gli ostacoli e gli obiettivi sono meno importanti in fondo... E ringrazi Nichiren per avere scritto quel mandala per la tua felicità e per quella di tutta l' umanità. Allora vieni inondato di una gioia perfetta,
assoluta, che ti fà desiderare di essere un canale, una porta aperta, che rende possibile la felicità di tutti, nessuno escluso. Quando avviene ciò, capisci che non c' è gioia più grande che sintonizzarsi su queste altissime frequenze; e la verità di quanto Nichiren scrisse:"Non c' è felicità più grande per gli esseri umani che recitare
Nam myoho renge kyo"

Questo che ho postato sopra è una riflessione di un praticante buddhista da molti anni, che rappresenta ed esprime molto bene il senso che stà dietro al nostro tipo di pratica quotidiana. Nel concetto di Nichiren Daishonin, il monaco che fondò questa scuola, l' Illuminazione non è una condizione fissa, ma la si può arrivare a toccare ogni giorno e, col tempo, renderla sempre più permanente nelle nostre vite e dentro di noi. Lo stimolo per fare ciò è il Gohonzon, il mandala iscritto da Nichiren davanati al quale si pratica il Buddhismo. Il Gohonzon è uno specchio, lo specchio delle nostra vita il quale però ci rimanda indietro anche i riflessi delle funzioni più positive ed evolutive e, soprattutto, scopre la nostra parte Illuminata. Sempre. Anche quando non lo sappiamo o non lo sentiamo.

mercoledì, settembre 06, 2006

LA DOCCIA DI CHARLES



ATTENZIONE: POST UN PO' HOT

Beh, siccome questo è il "mio regno", ci sono tutte le parti di me. Il bello, in tutte le sue forme, non solo spirituale, culturale, musicale, è un motivo di gioia della vita. Come mangiare bene, o vedere un bel film. E un bel maschio è un motivo di gioia, no? (ovvio: almeno per un gay) D' accordo, può essere una cosa impossibile da raggiungere, ma almeno guardare non costa niente. Se pensate che il nudo maschile possa infastidirvi non guardate questo video. Comunque, non è pornografico e c' è giusto un' erezione finale del ragazzone ispanico... A mio parere, a parte le espressioni idiote che fà ogni tanto, è davvero notevole.

IN MEMORIAM

Ieri, 5 settembre, Freddie Mercury avrebbe compiuto 60 anni. Vorrei ricordarlo con qualche impressione e memoria personale, evitando biografie e date (tanto è tutto abbastanza noto di lui). Inutile osservare che i Queen non avrebbero potuto essere quello che sono stati senza Freddie. Personalmente, trovo molto discutibile la recente operazione del resto della band che è stata in tournee con, come sostituto di Freddie, Paul Rodgers. Non metto in dubbio le qualità del "sostituto", ma mi sembra un voler lucrare a tutti i costi col vecchio, glorioso, "marchio di fabbrica"... E i Queen, le loro canzoni, senza Freddie e la sua voce e la sua presenza sul palco, sono come la pizza senza il pomodoro e la mozzarella, o come la birra "senza alcool". Per quanto mi riguarda, anche se ho avuto una formazione musicale (parlo di gusti) abbastanza eterogenea, che cambiò parecchio nelle varie fasi della mia vita, i Queen furono la mia prima "cotta" musicale in assoluto. Questa passione in certi momenti si è affievolita, ma prima o poi è sempre ritornata fuori, come è accaduto anche di recente. Avevo circa 16 o 17 anni quando scattò l' amore per loro ma, soprattutto, per Freddie e la sua strepitosa, potente, magica voce. Una voce che mi ha sempre catturato, sbalordito, ammaliato e dato emozioni che non ho provato così per altri artisti o cantanti. Quel suo timbro, quel suono alto, femminile quasi, estesissimo, dal vibrato "retrò" (vicino a Edith Piaf forse?) e con un che di ...."boehemien" eppure, allo stesso tempo, nuovo e mai sentito prima. Una voce che era musicalità, melodia e magia allo stato puro. Unica. Irripetibile. Inimitabile. E non credo di avere esagerato nel tentare di descriverla. Ricordo le prime volte che sentivo "Bohemian Rhapsody": questo misto tra rock e opera, voci possenti, piano e ovviamente la leggendaria parte di voce di Freddie, all' inzio e alla fine. Un pezzo che venne giudicato troppo lungo, ma ebbe un successo clamoroso, anche se, come molte canzoni dei Queen, venne preso "sottogamba" da parte di parecchia critica giornalistica musicale. Troppo barocchi, pomposi - scrivevano - e collegati al "vecchio" rock anni '70, che di lì a poco sarebbe stato sbeffeggiato e messo in secondo piano dall' avvento del punk e della new wave... Eppure "Bohemian Rhapsody" e tutto il resto che hanno fatto i Queen, non solo è rimasto, ma viene continuamente riscoperto,"coverizzato" e rivalutato. Mi suona sinistra la notizia che ieri le autorità dello Zanzibar (l' isola di origine di Freddie) si sono, mi pare, dissociate, o comunque non appoggiavano la festa che si è tenuta in suo ricordo "perchè è un disonore associare uno come Freddie (omosessuale) a una comunità devota all' Islam"... Non sono per niente razzista e, anzi, da buddhista ho valori legati alla tolleranza, al rispetto e all' integrazione tra culture, in questo pianeta che stà sempre diventando più piccolo e povero di risorse per tutti. Ma... mi chiedo se sia giusto qui in Italia dare il voto a persone la cui matrice religiosa poi non favorirebbe il valore laico (e quindi di rispetto verso tutte le diversità) della nostra costituzione. Siamo già abbastanza penalizzati - in questo senso - dal "macigno" della Chiesa Cattolica e del Vaticano. Freddie era certamente un tipo "sopra le righe" in tutto ma, rispetto la sua omosessualità, penso fosse qualcuno che la viveva come una parte di sè, non come un elemento "centrale" della sua vita: era solo un pezzo di quel particolarissimo mosaico. Grande onore e memoria a lui.


martedì, settembre 05, 2006

C.R.A.Z.Y.

Un film più che notevole. A mio parere, di "quel genere" di cui ci sarebbe sempre bisogno, ma che purtroppo non capita poi così spesso di vedere.
Quel tipo di film (come anche libro, o musica) che ti fanno uscire dalla sala con la sensazione di essere stato "nutrito" nell' anima e nel cuore.
Canada, Montrèal, 25 dicembre 1960, famiglia di periferia del Quèbec. Nasce Zachary, quarto figlio di cinque maschi. Da subito "diverso" per le circostanze del parto che ne mettono in forse la sopravvivenza, ma anche determineranno in un qualche modo il suo essere "diverso" per vari motivi, fin dall' infanzia. Zac lo strano, l' effemminato, il taciturno, il vulnerabile e sensibilissimo, addirittura in "odore" di poteri taumaturgici e soprannaturali....
Da sempre protetto da una figura materna in apparenza tradizionale e conservatrice, in realtà profonda, evoluta, positiva, capace di un legame simbiotico con lui, a prescindere dai difficili equilibri famigliari e dal retaggio cattolico/conservatore. Il padre, patito di Charles Aznavour e Patsy Cline, dapprima percepito rude, "tosto", istrionico, ma visceralmente amorevole e amico. Poi, alla scoperta sempre più ovvia dell' omosessualità di Zac, diviene avversario e controparte negativa rispetto la madre (come spesso accade) per l' incapacità di accettare le tendenze gay del figlio.
Gli altri quattro fratelli, tutti diversissimi da lui e tra loro, con i quali faticherà a trovare un equilibrio e un rapporto vero, se non dopo un certo tempo. Perfino il fratello maggiore, quello più negativo, drogato e autodistruttivo, agli occhi del padre farà meno fatica ad essere accettato e amato rispetto Zac. Il film racconta molto bene il tormentato e interessante percorso del bel protagonista, accompagnato da una colonna sonora di "presa" e suggestione che và dagli anni '60 ai primi '80 (Rolling Stone, David Bowie, Pink Floyd, The Cure, tanto per citare alcuni).
Non a caso, qui abbiamo un sottolineato David Bowie, quale icona per eccellenza della diversità. I profili psicologici di tutti i protagonisti sono dettagliati e molto ben resi. Si assiste all' evoluzione sessuale di Zac, la scoperta e dapprima il rifiuto della sua omosessualità, quasi solo accennata per gran parte del film, innescata dalla sua infatuazione per il ragazzo della cugina, che resterà comunque "platonica". In seguito viene sgamato dal padre, dopo la prima pomiciata omosex.
Ne consegue il dramma e tutta la durezza del fare i conti con il non essere accettati, il rifiuto e il pregiudizio. Le tematiche del film sono molte, così come i simbolismi, a mio parere presente a vari livelli di lettura. Partendo dall' infanzia di Zac, il tema del religioso e della spiritualità resta presente per quasi tutta la pellicola: i presunti poteri del Zac bimbo, la "strega" del paese che lo riconosce come "essere speciale" e resta come simbolo di una dimensione quasi sciamanica, in qualche modo collegata a lui e alla madre. Il legame simbiotico e praticamente medianico con lei si attiva quale aiuto nei momenti drammatici della sua vita.
E' l' unico, nonostante il rapporto conflittuale e discriminante, a ricevere il "saluto" in sogno del fratello maggiore drogato, appena morto. Sarà questo evento a stimolare nel padre il faticoso cambiamento di accettazione, con tanto di riconciliazione all' antico amore paterno che Zac conobbe da bambino.
Altro momento interessante della storia è la "fuga" di Zac in Israele dove, a Gerusalemme (luogo importante per la madre) vive la sua prima esperienza gay con un ebreo simile a Cristo; e nel deserto attraversa, quasi rischiando la vita, una sorta di catarsi purificatrice. La storia straordinaria di un ragazzo comune (pur se "diverso" allo stesso tempo) in cerca dell' amore e della felicità.


lunedì, settembre 04, 2006

PERCHE' TANTO CLAMORE SUL "CODICE DA VINCI?"

E' già un po' che è uscito il film "il Codice da Vinci". Comunque è interessante leggere il seguente saggio sulle questioni e le polemiche suscitate (e sulle reazioni della Chiesa). L' ha scritto sul suo sito http://www.masadaweb.org/ una mia amica, professoressa, esperta di religioni e spiritualità .... Il "concetto" importante è che la Chiesa ha interesse a divulgare solo un certo tipo di informazioni: quelle che si è costruita e cucita addosso "su misura" in 2 millenni, tra concili, dogmi e Papi che sono stati tutto meno che successori di Cristo... Dan Brown è certamente il furbo di turno che fà soldi usando e sfruttando daterminati input, che fanno leva attualmente su molta gente. Ma parecchie idee che si trovano nel libro (tra le quali il Graal, l' idea che sia la Maddalena e non Giovanni, accanto a Gesù, nell' affresco di Leonardo dell' ultima cena, ecc...) io le conoscevo già da anni. Non sono qui a difendere e ad avere prove su nessuna di queste teorie (mentre la Chiesa Cattolica strepita che è vero solo quello che dichiara lei, spesso, allo stesso modo, sempre senza prove...). La questione della Maddalena può lecitamente suscitare qualche dubbio: un' osservazione della figura nell' affresco di Leonardo da Vinci, alla destra del Cristo, obiettiva, diretta, è naturale che faccia pensare a una donna, anzichè un uomo. Ma se anche fosse, che male sarebbe? Inficierebbe la figura e il messaggio di Gesù? Io non lo credo...


"Il Cristianesimo presenta il congelamento di alcune delle maggiori contrapposizioni ontologiche: il Bene e il Male, il Cristo e l’Anticristo, l’uomo e la donna, il Dio e la Dea. Nel mondo cristiano i valori della Dea spariscono. Il Cristianesimo distrugge uno dei rami dell’antinomia jing/jang, senza risolverla. La dottrina cristiana si fonda interamente sulla potenza di un Dio Padre-Creatore a sacerdozio maschile, mentre annichilisce i valori della Dea, ovvero dell’energia femminile. Appoggiandosi a Costantino, la Chiesa di Roma non da’ al mondo una religione paritaria aperta ai due lati dell’umanita’, e in grado di esprimere le due valenze dell’energia naturale, ma trasforma il paganesimo matriarcale in una potenza teocratica maschilista e misogina, demonizzando lo spirito della Dea, allontanando dal femminino sacro i valori di cura e protezione del mondo che sono sempre stati propri della Grande Madre. Questo monopolio del maschile, incentrato sul potere, ha poi avallato la distruzione tecnologica della natura, appoggiando o giustificando ogni sorta di violenza e di guerra[1]. L’era dei Pesci doveva essere il tempo dell’amore e della fratellanza, e invece aveva dilaniato il mondo nelle contrapposizioni feroci, e si chiude ora nei bagliori delle battaglie, con un mondo diviso e dominato dalla strategia del terrore. Nel 1916 uno scritto automatico aveva spinto lo psichiatra Carl Gustav Jung a ricercare le origini del Cristianesimo attraverso lo gnosticismo. Gli gnostici, attraverso vie paranormali, aprirono a Jung la concezione di un Dio delle origini, che e’ insieme maschile e femminile, ed egli completala visione con otto anni di studio si quella parte dispersa della storia del Cristianesimo, scoprendo che la svolta totalitaria del Concilio di Nicea, che aveva configurato in modo fisso il mondo cristiano, distruggendo i valori del divino femminile. Gli gnostici avevano composto la dualita’ del ‘Pesce astrologico’ in un dio che era insieme maschio e femmina, per una comunita’ paritaria dove i poteri inerenti al sacerdozio venivano ripartiti tra uomini e donne. Ma il desiderio di dominio aveva prevalso, nei vescovi del 3° secolo, sul messaggio di amore, travisando la visione primitiva, nel senso romano della distribuzione sessista del potere. Jung aveva detto che non vi sarebbe stata pace nella psiche umana se le valenze del maschile e del femminile non si fossero conciliate e integrate. Lo studio del Cristianesimo gli mostrava che questa regola di conciliazione psichica valeva per la storia dell’Occidente. Finche’ i valori del femminile non fossero stati riconosciuti e integrati, non ci sarebbe stata pace sulla Terra. Se l’era dei Pesci era stata quella dell’opposizione, l’era dell’Acquario doveva essere quella della conciliazione, pena la fine del mondo. Giustamente papa Giovanni aveva detto in una sua profezia: “Il tempo nuovo sara’ il tempo delle donne.” Cioe’ solo se gli uomini faranno riaffiorare i valori della Dea, le virtu’ della Grande Madre, ci sara’ speranza di uscire dalla catena della paura per iniziare la via della fiducia. Ragionevolmente un mondo nuovo potra’ rinascere, solo se piccoli gruppi cominceranno a praticare di nuovo la compassione, l’aiuto, la condivisione, l’attivita’ disinteressata, la partecipazione. Papa Giovanni era stato l’unico che aveva chiamato dio ‘Madre’. E ancora aveva profetizzato: “Tutti periranno. Si salveranno solo i gruppi” riecheggiando l’Apocalisse, i “144.000 giusti”, ovvero 12 x 12, come 12 erano stati gli apostoli, il primo gruppo del Cristo. In un gruppo piccolo ci sono meno tentazioni di potere e sono piu’ forti i vincoli naturali dell’amicizia. Il dettato automatico di Jung su Basilide e’ del 1916. Se nel cristianesimo c’era un difetto, non era contenuto negli inizi, ma apparve nella svolta del 3° secolo con Nicea e si consolido’ poi statuendo una chiesa di potere e non di amore. La Chiesa sotterro’ tutte le testimonianze che mostravano la sua svolta unilaterale ma, per un contrappasso dello Spirito, cio’ che era stato cacciato sarebbe riemerso e cio’ avvenne, curiosamente, alla fine dell’era cristiana, e proprio nella forma dell’anfora (simbolo dell’Aquario). Nel 1897, a Ossirinco, si ritrova il vangelo di Tommaso che delinea un Cristo molto diverso. Nel 1945 si trovano le giare di Nag Hammadi e viene alla luce una intera biblioteca gnostica che rivela il pensiero del primo cristianesimo. Nel 1947: strepitoso ritrovamento di Qumran, 870 rotoli del Mar Morto su Antico Testamento e scritti esseni, precedenti e contemporanei al Cristo, dove si ipotizza che egli sia stato un Gran Maestro di Giustizia. La religione tradita mostrava le prove del suo tradimento. I codici esseni e gli scritti gnostici mostrano in particolare quanto grande era stato, da parte della Chiesa, il tradimento del mondo femminile. Gli Gnostici avevano analizzato proprio lo hieros gamos o nozze sacre, unione di maschile e di femminile, che sara’ poi il principio fondamentale del pensiero junghiano che lo faranno diventare uno dei maggiori esperti di alchimia del mondo. Il Dio degli gnostici era stato una divinita’ tanto maschile quanto femminile, ma il Cristianesimo aveva ucciso questa armonia. La sua scelta lo portava a discriminare la societa’ secondo basi sesssiti e a disprezzare i valori attinenti al femminile come subordinati, disprezzando la terra, la natura, la materia, l’amore, la sessualita’. Ma l’atteggiamento dei primi cristiani non era questo. Il Cristianesimo delle origini era molto diverso, ma quando la Chiesa si strutturo’ come religione di stato, assunse le strutture formali del maschilismo romano, e, quando dovette scegliere tra gli 80 Vangeli che riportavano variamente la vita e le parole del Cristo, opero’ una selezione drastica e mirata, creando un Cristo su misura divina e respingendo le altre possibilita’. Cosi’ fu negato il fatto che i Vangeli apocrifi dicevano che il Cristo si era sposato, e addirittura due volte, forse con Maria Maddalena, che non era una prostituta, come si e’ voluto insinuare poi, ma solo una donna bella e intelligente, al punto che in alcuni Vangeli apocrifi i discepoli accusano Cristo di amare lei piu’ di loro e di volerla come capo della sua chiesa. Dan Brown riprende appunti in modo fantasioso questo filone, facendo della Maddalena non solo la sposa del Cristo ma addirittura l’apostolo piu’ fedele, quello che appare nell’affresco di Leonardo, alla sua sinistra, L’ultima Cena. Un gioco di fantasia, certamente, la furbizia di un romanziere, ma la reazione convulsa e esagitata della Chiesa di Roma attesta come sotto ci fosse un tasto dolente, un enorme delitto storico: la negazione della donna. Quella negazione era piu’ facile mettere all’indice il romanzo che affrontare, alla fine del secondo millennio cristiano, le responsabilita’ etiche e giuridiche di una scelta infamante il mondo femminile. Su quella scelta, perpetrata con furia iconoclasta sui simboli del femminile sacro, si era stabilizzata la storia dell’Occidente, la sua cultura, la sua gerarchia di valori. Forse, inizialmente, ci fu solo una strategia politica. Mai il maschilista mondo romano avrebbe mai approvato una chiesa diretta da una donna, sarebbe stata una rivoluzione sociale inaccettabile e cosi’ la Chiesa si adeguo’ al maschilismo romano, senza apportare troppe rivoluzioni culturali e sociali. Noi non sapremo mai cosa avvenne duemila anni fa: forse il Cristo si sposo’, forse rimase l’uomo virginale che la Chiesa ci ha imposto e che ha giustificato sia la gerarchia del sacerdozio maschile che la demonizzazione della sessualita’ e della donna in quanto scatenatrice di desiderio. Noi possiamo credere piu’ verosimile che un palestinese di 33 anni fosse sposato, del resto se non lo avesse fatto sarebbe stato mal visto, e,s e il cristo fosse stato sposato, e’ verosimile che avesse dei figli, sicuramente ebbe dei fratelli, e la Chiesa cancello’ anche questi nell’esigenza di calare in Maria la spodestata Dea Vergine. Sicuramente possiamo dire che il Cristo non era misogino, come fu la Chiesa per duemila anni e come e’ tuttora; certo non trattava le donne come esseri inferiori e subordinati e non avrebbe mai pensato che in suo nome la donna sarebbe stata privata dell’anima per 1300 anni e che anche dopo due millenni le sarebbe stato vietato di esercitare il sacerdozio. Se era un Cristo di amore, se la sua parola era rivoluzionaria, a maggior ragione non avrebbe mai convalidato il conformismo maschilista successivo. I Vangeli gnostici parlano tranquillamente di amore tra uomo e donna, dicono che essi sono esseri simili, e che anche la donna deve crescere nella conoscenza, dunque non pongono limiti alle sue facolta’ intellettive. La vera rivoluzione della parola del Cristo non era stata solo la liberazione degli schiavi, considerati uguali ai liberi, ma era stata la liberazione delle donne, considerate pari agli uomini. Del resto, che parola di liberta’ sarebbe stata la sua, se avesse lasciato meta’ dell’umanita’ in una condizione di dipendenza? Per questo il messaggio cristiano trovo’ cosi’ largo consenso femminile. Per questo le prime martiri erano disposte a dare la vita per il nuovo credo. Non certo per cadere in un giogo uguale all’antico. Sicuramente la parola del Cristo desto’ tanto fervore perche’ vi si parlava di amore, che e’ una caratteristica del femminile, e non di potere, che e’ una regola del maschile, ma altrettanto sicuramente perche’ vi si parlava di liberta’ per tutti. Ma, quando la Chiesa si strutturo’ come istituzione statale, di quella parita’ non si parlo’ piu’ e chiunque volle avanzare richieste in tal senso fu tacciato di eresia. Quando nel 325 l’imperatore pagano Costantino, per mettere pace nel suo stato, decise di unificare Cristianesimo e Paganesimo, creando una religione sola, stimolo’ un sistema religioso che fosse accettabile da entrambe le parti e non troppo rivoluzionario e che facesse prevalere elementi conservatori. Si decise che il Cristo nascesse il 25 dicembre, che era gia’ una festa pagana, che si appoggiava sul solstizio d’inverno, momento in cui la luce del giorno riprendeva ad allungarsi, indicante simbolicamente la nascita della luce e degli dei relativi: Mitra, Di0niso, Osiride, Apollo… Il mito del dio morto e resuscitato dopo tre giorni era presente in tutto il mondo antico, da Dioniso a Mitra e ugualmente era comune il simbolismo della dea madre ma vergine. Antichissimi archetipi sopravvissero a contrassegnare l’esistenza del Cristo, che usciva dalla storia per entrare nell’eternita’. La leggenda riprese il mito della stella e quello dell’offerta al bambinello di oro, incenso e mirra, come erano stati offerti al piccolo Krishna. Il problema piu’ grosso era stabilire la sua natura, se era un uomo o era Dio, e, per pochi voti, si decise che Cristo fosse Dio. Questo segna la differenza tra l’interpretazione del Cristo nella Chiesa di Roma o in altre confessioni, che lo ritengono solo un grande uomo santo. La divinita’ fu il risultato risicato di una serie di votazioni, dove prevalsero gli opportunisti che nella divinita’ del Cristo videro una forte leva di potere. Cosi’ nacque una nuova religione. Si distrussero i Vangeli che parlavano di un Cristo uomo e si tennero quelli da cui si poteva dedurre la figura di un Cristo Dio. Tutto quello che era femminile fu collegato al peccato, si fece ripiombare la donna in un mondo di dolore, di colpa, di non potere, e, quando essa divenne curatrice della malattia, la si bollo’ come strega e si compi’ su di lei il piu’ grande genocidio dell’antichita’. La donna fu l’essere impuro per eccellenza, collegata al peccato e al demonio, la tentatrice. Su questa condanna fu costruita una gerarchia potente che per i mille anni del Medioevo concentro’ la conoscenza e la gestione nelle mani di soli pochi uomini. Ma per quanto la Chiesa abbia cercato di far sparire le tracce degli Esseni e degli Gnostici e abbia tacciato di eresia tutti gli interpreti discordanti, alla fine dei duemila anni del suo predominio totalitario, e di poco successivi gli uni agli altri, i rotoli del Mar Morto e i manoscritti di Nag Hammadi arrivarono improvvisamente e straordinariamente ritrovati a rivelare una verita’ che era stata nascosta per duemila anni. Questi ritrovamenti costituivano un pericolo per la religione istituzionale che ha cercato di nasconderne gli effetti o di confutarli in ogni modo. La demonizzazione di Dan Brown e’ su questa scia. La Chiesa di stato aveva divinizzato Gesu’ per fondare su di lui le basi del suo potere. Ora si poteva scoprire che queste basi erano artefatte. Ecco perche’, nel 2004, il romanzo giallo fantasy, ‘Il codice da Vinci’ dello storico d’arte americano Dan Brown, diventa di colpo un best seller che propaganda in modo volgarizzato e poco serio l’intera storia. Come alcuni anni prima un altro best seller, anche questo malamente scritto e poco verisimile, pessima miscellanea di motivi new age, ‘La profezia di Celestino’, aveva diffuso di colpo nuovi modi di pensare nelle persone piu’ aliene dall’esoterismo, ora un giallo d’autore diffondeva in modo romanzato e poco filologico uno dei maggiori segreti della Chiesa. Ma ormai la Chiesa di Roma dava vistosi segni di cedimento e non era piu’ un’autorita’ riconosciuta, anche se non abbandonava nessuno dei capisaldi su cui aveva fondato il suo immenso potere materiale e spirituale, appoggiandosi sempre alla potenza degli stati. In particolare la Chiesa non aveva mai corretto la disparita’ tra uomo e donna. Invece la parita’ tra il principio maschile e quello femminile interessava moltissimo Jung e fu il motivo portante di tutta la sua vita; in ogni momento egli lavoro’ per l’emersione del principio femminile e delle facolta’ del femminile, e il punto principale del pensiero gnostico, su cui egli medita per otto anni fu proprio lo hieros gamos, le nozze sacre, la complementarieta’ e l’integrazione tra le due valenze della psiche e del mondo, lo yin e lo yang, uniti nella perfezione del Tao. Cosi’ tutta la vita e l’opera di Jung sembrano rivolti a questo compito: non tanto indagare la psiche umana, quanto far riaffiorare i valori della Dea, facilitare l’integrazione delle energie, non solo nella psiche ma nel mondo, in quanto il mondo non e’ che la proiezione di cio’ che si dilania o si armonizza nella nostra anima. A questo punto occorreva un passaggio, che collegasse lo spirito alla natura, che facesse riemergere i valori della Dea attraverso cio’ che la Chiesa aveva respinto: la materia. Arrogandosi un potere assoluto sullo Spirito, la Chiesa cristiana aveva demonizzato, insieme al potere femminile, anche la materia, la terra, la ricerca sulle trasformazioni naturali. Ma questo passo intermedio non poteva essere assunto dalla scienza, in quanto la scienza moderna aveva dissacrato la natura e l’aveva violentata in nome di una razionalita’ prevaricante. La scienza era diventata non il luogo del sapere ma il mezzo attraverso cui il potere si esercitava sul mondo, la scienza si era mescolata alla politica e al mercato e dunque non poteva essere il campo del femminile ritrovato. Doveva esserci un modo diverso di trattare la natura secondo il suo spirito ctonio e quel modo era l’alchimia. Di nuovo e’ lo Spirito che interviene, guidando Jung, e lo fa con i sogni. Se lo studio dello gnosticismo fu preceduto da una trance, quello dell’alchimia comincio’ con una serie di sogni (1926): “… essi mostravano che, accanto alla mia casa, ce n’era un’altra, o un’ala di essa, che mi era estranea. Alla fine venne un sogno in cui la raggiunsi. C’era una bellissima biblioteca con libri del 1600-1700, rilegati in pelle di cinghiale. Tra questi, alcuni decorati con strane incisioni in rame e illustrazioni con simboli che non avevo mai visto. Piu’ tardi scoprii che erano simboli alchemici. Nel sogno ero consapevole del loro fascino. In un altro sogno ero imprigionato in un castello del 1700.” Il sogno in cui si trovano nuove ali della casa indica che si stanno aprendo nuove parti della psiche e cio’ prefigura l’accesso a nuove vie conoscitive. La parte maschile di Jung stava per incontrarsi con la sua parte femminile. Il sogno della biblioteca preannuncera’ una via di cui Jung non e’ ancora cosciente e che si dispieghera’ con la ricerca degli ardui testi ermetici. Con l’alchimia il logos tornava alla Natura, nel mondo maschile risorgeva la Dea. Il simbolo tornava la’ dove era nato, alla terra. Aprendosi all’alchimia, Jung sperava di capire dove sarebbe andato il mondo e come sarebbe stato il tempo nuovo. Inizia cosi’ l’ultima ricerca junghiana, quella sulle energie sottili, le comunicazioni, i mutamenti, il sostrato comune, il rapporto tra energia della natura e psiche umane, un’applicazione diversa dalla scienza e dalla filosofia ma prossima al misticismo, la magia, lo sciamanesimo, la religione, l’arte… Jung scopre allora di riprendere il filo sottile che lo lega al suo predecessore kahrmico: PARACELSO, il grande medico alchimista del Rinascimento, e’ a meta’ della sua vita, ha 53 anni, gli ultimi 33 saranno la prosecuzione naturale del cammino dei grandi alchimisti, dal 1928 alla morte. Sono di questo periodo i suoi testi esoterici piu’ difficili. Quando Jung si imbatte nell’alchimia, vede che e’ la conclusione naturale di tutta la sua ricerca: lo gnosticismo, la filosofia naturalistica, la psicologia dell’inconscio, il Tao… tutto si unisce, i simboli gnostici si collegano a quelli dell’inconscio e alle immagini alchemiche. Nell’alchimia si ritrovano le immagini del Piccolo Ignoto e del Grande Ignoto, dell’Oriente e dell’Occidente, del maschile col femminile, del Dio con la Dea. L’alchimia risolse il problema che Jung si era portato dentro fin dall’infanzia: il problema del suo rapporto con la madre, che velava un problema piu’ grande: il rapporto del mondo cristiano con la Dea, del maschile col femminile, del logos con l’eros, dell’Animo e l’Anima, della parte maschile del mondo con quella femminile. Questo principio, dell’integrazione delle energie, era stato ampiamente elaborato dalle ricerche operative, clandestine e segrete, degli alchimisti per tutta l’era cristiana, ma principalmente tra il 1100 e il 1500, ed e’ verosimile, come vuole Dan Brown, che uno dei maggiori alchimisti sia stato proprio Leonardo da Vinci. Gli alchimisti furono operatori dell’invisibile nel visibile. Lavorando sulla materia, riconducendosi alla DEA, ovvero allo spirito femminile, profondo, della Terra, per studiarne il simbolismo e la trasformazione, attraverso la fusione col principio maschile dell’energia, o spirito del Cielo. L’alchimia occupera’ l’attenzione di Jung per 30 anni e lo portera’ al ritrovamento simbolico dell’energia femminile, dando alla sua vita una straordinaria completezza. In fondo tutta la sua ricerca aveva avuto uno scopo finale: le nozze alchemiche, l’incontro dei due principi fondamentali dell’universo, che aveva scandagliato come psicologo all’interno della psiche e ora gli apparivano come principi fondamentali di ogni trasmutazione, uniti nell’ermafrodita, il Rebis, unione di Re e Regina. Questo compimento si realizzera’ alla fine della sua vita proprio in un mirabile sogno dove, con indicibile piacere, in un Eden sovrannaturale, assistera’ alle nozze di Zeus con Hera, il dio del Cielo e la dea della Terra, il principio maschile e quello femminile dell’universo. Il testo di Don Brown sfiora molti degli argomenti che abbiamo trattato. Riporto integralmente: “In termini di profezie siamo attualmente in un’epoca di enormi cambiamenti. Il vecchio millennio si e’ appena concluso e con esso e’ finita, dopo 2000 anni, l’eta’ astrologica dei Pesci e il pesce e’ anche il segno di Gesu’. Come qualsiasi esperto di simboli astrologici ci puo’ confermare, l’ideale dei Pesci e’ che l’uomo debba ricevere ordini dai poteri superiori, perche’ e’ incapace di pensare da solo. Percio’ questa e’ stata un’epoca di fervore religioso. Adesso pero’ entriamo nell’eta’ dell’Acquario, il portatore d’acqua, il cui ideale afferma che l’uomo e’ capace di apprendere la verita’ e di pensare da se’. Il cambiamento ideologico e’ enorme ed avviene proprio ora.” [2] Quando la Chiesa volle distinguersi dal mondo pagano, sottolineando in modo dogmatico, la propria diversita’, fu deciso che molti degli antichi simboli dell’energia assumessero un significato negativo. Fu cosi’ per il serpente, che connotava le energie della Terra, e divenne simbolo del diavolo, e fu cosi’ per il pentacolo, segno femminile, che venne attribuito alla magia nera. In realta’ il pentacolo era un simbolo precristiano legato al culto della natura e al culto della Dea, ma la Chiesa demonizzo’ la Dea e i suoi attributi, e caccio’ il femminile dall’universo sacro, tentando di cancellarne la storia. Dice sempre Brown: “Gli antichi vedevano il mondo diviso in due meta’, maschile e femminile. I loro dei e le loro dee cercavano di mantenere un equilibrio dei poteri, Yin e Yang. Quando il principio maschile e quello femminile non erano equilibrati, sorgeva il caos. Il pentacolo rappresentava la meta’ femminile di tutte le cose, un concetto religioso che gli storici delle religioni chiamano ‘il femminino sacro’ o ‘la DEA’. Le religioni antiche erano basate sull’ordine divino della natura. La dea Venere e il pianeta Venere erano una cosa sola. La dea aveva un posto nel cielo notturno ed era nota con vari nomi: Venere, la stella dell’est, Ishtar, Astante, tutti possenti concetti femminili legati alla Natura e alla Madre Terra. Il pianeta Venere traccia un pentacolo perfetto sull’eclittica ogni otto anni. Gli antichi lo avevano visto e il pentacolo era stato preso come simbolo della perfezione, della bellezza e degli aspetti ciclici dell’amore sessuale. Come tributo alla magia di Venere, i Greci avevano fatto ricorso al suo ciclo di otto anni per organizzare anche i giochi olimpici. La stella a 5 punte stava per diventare simbolo ufficiale delle Olimpiadi ma all’ultimo minuto fu trasformata in 5 anelli intrecciati. La Chiesa prese questo bellissimo simbolo femminile e lo fece diventare il simbolo del diavolo.” Oggi il pentacolo che era un simbolo di protezione e’ diventato il Pentagono, massimo organo militare per le guerre di conquista americane, il segno di Venere e’ diventato un segno di guerra e viene dipinto sui bombardieri e messo sulle spalline dei generali, con buona pace della dea dell’amore e della bellezza. Un pentacolo e’ anche il famoso disegno di Leonardo dell’uomo vitruviano, posto come una stella a 5 punte, all’interno di un cerchio protettivo, segno di unione di maschile e di femminile. Dice ancora Dan Brown: “Nessuno poteva negare l’enorme bene fatto dalla Chiesa nel mondo sofferente di oggi, ma essa aveva alle sue spalle una lunga storia di inganni e di violenze. La sua brutale crociata per rieducare le religioni pagane e il culto della femminilita’ era durata tre secoli e aveva impiegato metodi astuti e terribili. L’opera piu’ sanguinaria era stata il manuale contro le streghe, il Malleus maleficarum, contro ‘il pericolo delle donne che pensano liberamente’ che aveva insegnato al clero come individuarle, torturarle e distruggerle. La categoria delle streghe comprendeva tutte le donne istruite, le sacerdotesse, le zingare, le amanti della natura, le erboriste... anche le levatrici erano uccise per la loro pratica eretica di servirsi di conoscenze mediche per alleviare i dolori del parto, una sofferenza che per la Chiesa era la giusta punizione di Dio per la tentatrice... La donna, un tempo celebrata come l’essenziale meta’ dell’illuminazione spirituale, era stata bandita dai templi… Non c’erano rabbini di sesso femminile, ne’ sacerdotesse cattoliche, ne’ imam islamiche. L’atto, un tempo sacro, dello yeros gamos, l’unione sessuale tra uomo e donna, con cui ciascuno dei due acquistava l’unita’ spirituale, era stato ridefinito come peccato!.. I giorni della dea erano finiti… La Madre Terra era divenuta un mondo di maschi e gli dei della distruzione e della guerra avevamo prelevato il loro terribile tributo. Per due millenni l’io maschile non era stato frenato dalla sua controparte femminile”.

BUONGIORNO

espressione confusa e forse un po' con faccia da ebete, in questa foto.... ma è una di quelle in cui mi vedo "bene", diciamo. stamattina ho un male di testa che la venderei, anzi, no: la butterei via. la cervicale incalza (e pensare che un tempo non sapevo cosa fosse). ieri sera ho fatto tardi per vari motivi e oggi per fortuna lavoro al pomeriggio. stò vivendo un periodo strano, ma non brutto.
presto scriverò qui recensione di un film molto bello che ho visto nel week-end: C.R.A.Z.Y.

RIFLESSIONI DI INIZIO SETTEMBRE

Questi giorni di riposo sono passati in fretta, come sempre, ma me li sono goduti e questo blog, questo spazio da riempire e costruire mi ha gratificato. Adessi capisco alcuni amici che ne hanno creato uno da tempo e mi hanno incoraggiato a fare altrettanto. Ormai settembre, il mio mese preferito, è alle porte. Mi piacciono la luce e i colori che di solito, in questo momento dell' anno, si vedono. Mi piace settembre, perchè comunque, se tutto và bene, è ancora estate e il vero "urto" con l' autunno e poi l' inverno arriva in ottobre. Qui in campagna il tempo scorre in un altro modo e il rapporto con la luce e gli spazi è diverso.... Tutto sommato, a parte le ombre e i pensieri personali meno leggeri e a parte quello che si sente accadere nel mondo e qui in Italia, mi sento bene. Stamattina però, quando ho letto che è stata realizzata un' opera d' arte, una scultura sul calco delle feci della figlia di Tom Cruise, esposta non so dove e - credo - poi venduta, mi è andata di traverso la colazione. Roba da tempi degli imperatori romani o dei faraoni. Un delirio. Credo che certe cose, con tutti i problemi che esistono sul pianeta, tutti i morti e le guerre e le miriadi di persone che non sanno che mangeranno, che non hanno un lavoro e....quant' altro....beh, siano un insulto quasi e non solo non dovrebbero accadere, ma nemmeno essere date come notizie. O forse un' artista, una star hollywoodiana, dovrebbe avere il bunonsenso a non prestarvisi?... Ma molti americani, si sà, hanno manie di grandezza.

FLASH MISTICO/BUDDHISTA


Volevo puntualizzare meglio il mio pensiero, a proposito di quanto già scritto nel post il sentiero del Buddhismo del Loto. Per chi è addentro alla spiritualità e ne ha fatto esperienza, non ci sono tanti dubbi sul fatto che dietro la realtà fenomenica materiale (organica e inorganica) in cui viviamo immersi, così come dietro le dinamiche delle nostre vite, esiste una specie di Essenza assoluta. Come una radiazione di fondo, un flusso che soggiace a Tutto, lo struttura e lo sostiene secondo dinamiche ben precise, purtuttavia senza farne parte. Senza essere afferrabile e codificabile in modo definitivo.... Questa Essenza Ultima è stata da sempre percepita dagli uomini, che l' hanno concettualizzata e chiamata in vari modi, pur trattandosi di qualcosa che è oltre il ragionamento, il linguaggio, la constatazione empirica scientifica. Nelle religioni giudaico-cristiane, così come nell' Islam, tanto per fare esempi noti, questa specie di Essenza Ultima è stata concettualizzata in un essere antropomorfico (Jahvè, per gli Ebrei, poi il Dio cristiano e Allah per i musulmani); nelle religioni orientali invece si pensa più a un flusso, una vibrazione, un livello profondo di tutte le cose che le collega tra loro, appunto una specie di Essenza primigenica (il Tao per i cinesi, Il Brahman per i Veda, la Legge Mistica per il Buddismo - in particolare per quello di Nichiren Daishonin).... Sono due modi per riferirsi alla stessa qualità che permea tutto e lo regola. Il Buddhismo pensa all' universo come a una gigantesca entità che si muove secondo ritmi ben precisi, con tutto quanto comprende, noi inclusi ovviamente. Vi è una Legge dietro, che è la stessa per tutto. Impossibile afferrare con la mente questa Legge. Ma prima o poi, quasi tutti noi, in un momento delle nostre vite, ne facciamo l' esperienza....Per pochi, brevissimi attimi, la tocchiamo, ci allineamo a essa, che ne siamo consapevoli o meno. In realtà siamo sempre un tutt' uno con tale Essenza, ma non lo sappiamo, non lo sentiamo.... Vi sono vari mode e Vie per interagire con questa Legge, per riferirsi a essa, per codificarne il concetto, per sentirne l' energia. Secondo il monaco buddhista Nichiren Daishonin il modo migliore per chiamarla, evocarla, entrarvi in interazione, è recitare il mantra

Nam myoho renge kyo
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Molti agnostici o atei fondametalisti classificano la spiritualità - e le religioni in genere - come una "stampella psicologica" contro la paura del nulla e della morte. Mi sembra un po' troppo superficiale come lettura: è tutto relativo. Indubbiamente in parte e spesso il senso religioso è dettato dal bisogno di creare la prospettiva, la speranza di un "dopo" la cessazione della vita fisica (ma riguarda più che altro noi occidentali). Ci sono altre motivazioni però. Il senso spirituale può svilupparsi e scaturire da ben altri stimoli e/o esperienze, ricerche, percezioni, delle quali la paura della morte non è necessariamente lo stimolo assoluto. Non si può ridurre la spiritualità (e ce ne sono tante di spiritualità e concezioni) a un puro surrogato superstizioso solo perchè non ci si crede o non se ne conosce abbastanza.

In alcune correnti del buddhismo, per esempio, non c' entra assolutamente nulla la paura della morte, del grande "niente", tant è vero che le pratiche meditative sono volte ad arrivare propio alla totale estinzione, l'annullamento del propio "Io" nel nirvana. Questo partendo dal concetto che "dopo" c è una continuità (metafisica e fisica - la reincarnazione) da cui è auspicabile liberarsi, uscire. Come a dire: "guarda che dopo non c è il nulla, ma sarebbe meglio che ci fosse ed è il nostro obiettivo ottenere quella condizione di....nulla". Bisogna separare la superstizione, il senso religioso di basso livello, dallo spirito di ricerca, dalla percezione che il senso della realtà, delle cose, del tempo, del nascere e del morire è forse molto più profondo e vasto di quello che noi sappiamo e/o vediamo. Io non credo che millenni di sviluppo di religioni e vie spirituali, soprattutto in Oriente, sia nato sul nulla, o su motivazioni terra-terra: se uno si prende la briga di studiarci sopra ed approfondire scopre - ad esempio - che l' odierna scienza, la fisica atomica, è costretta ad arrivare alle stesse conclusioni scritte nei testi sacri dell' induismo e del buddhismo riguardo la natura della materia.... (cioè del fatto che "non esiste", pura questione di energia).
Poi la morte resterà sempre la prova del "nove", dalla quale però nessuno è mai tornato per dirci cosa c' è dopo. Come ha detto poco tempo fà un famoso scrittore di cui non ricordo il nome, che ha pubblicato un libro su questi argomenti:
"Da una parte non posso fare altro che constatare che il genere umano si differenzia da tutte le specie animali per la sua consapevolezza della propia morte, della fine fisica della vita. Ed è l' unica specie vivente che fà processioni e costruisce chiese e templi. Questo non può non farmi riflettere. Dall' altra parte, osservando l 'universo, le leggi fisiche e biologiche, la natura e la vita, non posso non pensare a qualcosa dietro alla straordinaria bellezza e complessità di tutto ciò."

IL MIO PRIMO GIORNO DI BLOG


Riflessione.... prima di dormire. Sono contento di essere riuscito a inaugurare questo mio blog: era un pezzo che ci pensavo. L' importante è cominciare. Ho inziato col buddhismo, per me molto importante, ma certo non ho intenzione di scrivere solo di questo (anche se "tutto è collegato").... Parlerò presto di me, per molti aspetti. Oggi e ieri, però, in mezzo ai vortici delle mie tristezze e preoccupazioni, tra un turbine di pensieri e l' altro, tra le pieghe dei fatti e dei tempi di una giornata, l' ho percepita che faceva "capolino". Ancora una volta. Lei. La famosa buddhità.... e anche se per pochissimi attimi di un secondo, ho saputo, ho sentito che niente è impossibile e che in realtà non c' è nulla da temere. Mai, anche quando tutto và male e la tristezza o - peggio - la depressione tenta di mangiarci la vita...

domenica, settembre 03, 2006

IL SENTIERO DEL BUDDHISMO DEL LOTO


...Già, perchè cominciare propio con la religione? o meglio (come preferisco io) con la "spiritualità"? chissà, forse perchè in realtà, dentro certe filosofie o Vie mistiche, è già contenuto tutto delle nostre vite. Anche quelle parti che riteniamo separate, impure o troppo distanti, differenti, incompatibili. Io sono sempre stato, più o meno, uno che "cerca". Non ho certezze di divinità, dèi, vita-dopo-la-morte o altre dimensioni. So soltanto che quasi quindici anni fà ebbi un' esperienza che cambiò per sempre il mio percorso e il mio modo di guardare alla "realtà" (no: non stò parlando di esperienze di "quasi morte" o luce in fondo al tunnel, ecc ecc...). Ne parlerò meglio più avanti in questo blog di questa esperienza, per adesso mi limiterò a dire che si trattò di ....uno stato di coscienza alterata? Sì, può rendere. Accadde in seguito a un evento molto traumatico e negativo. A un certo punto mi sentii a un bivio: era troppo il dolore e lo stress da reggere. Mi dicevo, sentivo, che doveva "succedere" qualcosa. Poi un giorno sentii un "click". Ecco, pensai, sono saltato....Fuso, impazzito del tutto. Invece il mio cervello iniziò a funzionare in un' altro modo. Provai paura.
Possiamo pensare che effettivamente nei nostri cervelli si
muovano complessi meccanismi biochimici e quant' altro.... forse per tutto esiste una variazione del genere nel cervello (dall' amore alla depressione), però allora mi accorsi che quanto percepivo (telepatia, precognizioni, percezioni di vario tipo) avevano un riscontro nella realtà. Era come vivere su due livelli: vedere, sentire cose che di solito non vediamo nè sentiamo e vederne il corrispettivo sul piano del "reale"... Ma quale è il più reale dei due? O lo sono entrambi? Vedere una persona per la strada e solo guradandola sapere che di lì a 4 o 5 giorni si ammalerà e poi sapere che è accaduto (per fortuna nulla di grave). Sentire i pensieri di tutti quelli che ti stanno attorno, come onde radio. Sapere chi stai per incrociare e chi ti stà per telefonare. Concentrarsi un po' e "giocare" facendo parlare le persone degli argomenti che vuoi tu, inducendoglieli come per via radio nella testa. Fare diversi sogni verso il risveglio, al mattino, come che ricevi la telefonata di tuo padre perchè è in panne con l' auto per la batteria scarica....ed essere svegliato dal suono del telefono: è tuo padre che ti dice quello che hai appena saputo in sogno...e via dicendo.
...Ma cosa c' entrano i Buddha nel deserto qui sopra, all' inzio del post? Dopo quell' esperienza inziai appunto una ricerca, un viaggio attraverso vari tipi di conosc
enza e strade mistico/spirituali, per lo più di matrice orientale. Ho speriamentato diverse cose. Cercavo degli strumenti che mi aiutassero a capire e approfondire quello che avevo "toccato". Quello che sapevo che c ' era e che gli uomini chiamano in molti modi. Non mi interessava il restare sbalordito continuando a pensare alla telepatia o al sogno precognitivo, mi interessava sapere e capire che esiste "di più" di quello che pensiamo e riusciamo a percepire.... Quel viaggio di ricerca è durato quasi 10 anni e più. Sono passato attraverso l' esperienza dell' esoterismo egiziano-sincretico e new age di Damanuhr (la comunità che si trova in Piemonte, in Val Chiusella, quella del Tempio sotterraneo). Poi la conoscenza gnostica cristiana. Quindi gli ambiti di Osho e il buddhismo zen e quello tibetano...Finchè, un giorno, incrociai il buddhismo nato dal Sutra del Loto. Quello che, come unica pratica per attivare la buddhità in tutti gli esseri umani (nessuno escluso), "prescrive" la recitazione di una piccola frase/preghiera:

Nam myoho renge kyo


difficile da capire e da credere, ma semplice da fare e da provare.... Ero perplesso perchè, nei fatti, si trattava di una pratica religiosa e spirituale simile, nell' aspetto, a tante altre. Ma decisi di provarla e di approfondire la storia di questa scuola buddhista giapponese.
Il Buddha Shakyamuni visse circa 2500 anni fà, in un piccolo regno dell' antica India. Era ricco e privilegiato, un principe che poteva avere tutto quello che voleva. E il re, suo padre, lo tenne il più possibile lontanto dalla miseria del mondo e dalla dura realtà esterna al palazzo reale. Ma dentro il principe Shakyamuni si agitava un animo irrequieto e sensibile, che un giorno lo portò a eludere la sorveglianza del palazzo e a uscirne. Fu allora che fece i famosi "incontri" (vide un cadavere, un vecchio, un malato e un monaco) e "sbattè il naso" su quello che già sospettava: la vita è sofferenza, in sostanza. Si nasce, si cresce, ci si ammala, si invecchia e si muore. Il tutto può essere intercalato, se si era fortunati come lui, da molti momenti di benessere e felicità, ma l' incontro con la sofferenza era inevitabile, prima o poi. L' appuntamento con la morte, poi, l' unica certezza. Così decise di abbandonare tutto quello che aveva per dedicarsi alla ricerca del "perchè" sulla sofferenza e - soprattutto - al trovarvi una soluzione, se esisteva. Abbandonato il palazzo e la giovane moglie, dalla quale aveva appena avuto un figlio, inziò un periodo di vari anni di esperienze in pratiche meditative e ascetiche anche estreme. In parte fù discepolo di vari "maestri" e guru dell' epoca, in parte stette con altri asceti autonomi solitari che vivevano nelle foreste. Ci rimise quasi le penne per la durezza delle privazioni a cui sottopose il suo corpo ma....si rese conto che (oltre che essere poco saggio rischiare la vita) non aveva trovato le risposte che cercava e non aveva affatto raggiunto l' Illuminazione.
Così, abbandonati i suoi compagni asceti, si ritirò in profonda meditazione sotto un albero per tutta una notte... La storia narra che verso il mattino, dopo avere raggiunto varie fasi meditative sempre più profonde, durante le quali si ricordò le innumerevoli vite precedenti, finalmente si illuminò e divenne il Buddha. Si dice che visse un' esperienza straordinaria, perchè si "fuse da vivo" con la grande Legge primeva che permea l' universo; la vibrazione, l 'energia di fondo che stà alla base di tutto (la materia e il tempo) e tutto muove, dal filo d' erba alle galassie. Shakyamuni restò "flesshato" diverso tempo dopo perchè non solo ebbe la risposta che cercava (e quindi eliminò, non la vecchiaia, la malattia e la morte, bensì: la paura, la sofferenza che ne derivano) ma divenne appunto una sola cosa con la verità. E capì cosa per gli uomini era possibile fare per spezzare il giogo.
Dopo diverso tempo in riflessione (durante il quale un demone lo tentò a fregarsene del resto dell' umanità, godendosi da solo quello che aveva raggiunto) decise di inziare a rivelare il Dharma (il vangelo buddhista) a quanti più uomini possibile. Dal momento dell' Illuminazione si dice sia vissuto più di 40 anni, durante i quali girò tantissimo, predicando a moltissime persone. Dovette esgogitare diversi tipi di insegnamento per i vari tipi di uomini che incontrò, procedendo gradualmente, nel rivelare un qualcosa difficilissimo da esprimere a parole. Fu così che nell' arco di tanti anni si ebbero "filoni" ben distinti di insegnamento. Successivamente alla sua morte, i discepoli misero per iscritto queste dottrine, perchè in vita il Buddha non scrisse mai nulla. Questo scritti divennero i vari Sutra buddhisti e su di essi nacquero molte delle diverse scuole e tipi di buddhismo. Il Sutra del Loto si dice derivi da un ultimo insegnamento che il Buddha predicò verso la fine della sua vita. Secondo molti maestri buddhisti, tra i quali Nichiren Daishonin, esso conterrebbe la rivelazione completa e ultima di Shakyamuni. Rispetto tale dottrina, tutti i Sutra precedenti sarebbero stati provvisori e introduttivi.

Nel Giappone del XIII secolo Nichiren Daishonin, questo monaco buddhista, in un contesto storico, politico e religioso gravato di molti problemi, inzia a ricercare l' insegnamento più "puro" e, soprattutto, più adatto a tutte le persone, non solo ai monaci e al clero delle varie sette. A quell' epoca infatti in Giappone ve ne erano molte e tutte si attribuivano l' insegnamento più fedele alla volontà del Buddha, ma in realtà vi era una gran collusione con poteri e interessi di tipo politico/economico. Dopo anni di studi e meditazioni, Nichiren, anche prendendo le mosse dalle intuizioni di precedenti filosofi e maestri del buddhismo, arrivò a stabilire che il Sutra del Loto conteneva la dottrina suprema. L' insegnamento del Buddha più elevato si trovava lì, nelle profondità di quello scritto sacro, molto conosciuto e diffuso in Oriente, anche per la sua bellezza poetica e stilistica. Per Nichiren Daishonin il titolo stesso del Sutra del Loto ("Nam myoho renge kyo" come risulta dalla sua versione in cinese del 406 d. C.) è un mantra che racchiude in sè tutta l' essenza del Sutra stesso e delle dottrine precedenti, nonchè tutto il potenziale delle varie pratiche buddhiste.
Nichiren insegnò che la recitazione di
Nam myoho renge kyo

produce il graduale risveglio della natura di Buddha presente in ogni essere umano. Si trattava di una apparentemente "semplice" pratica, che tuttavia poteva portare direttamente all' Illuminazione e alla felicità chiunque la usasse. Oltre che a fondare una ben precisa scuola, Nichiren Daishonin, prima di morire iscrisse il Gohonzon. Il Gohonzon è un "mandala", un oggetto simbolico e sacro nel quale egli materializzò la sua condizione vitale illuminata. Una immagine ad ideogrammi cinesi e caratteri sanscriti, dotata del potere di evocare non qualcosa di esterno o soprannaturale, bensì qualcosa esistente in ognuno di noi, profondamente: la Buddhità. In altre parole, il nostro frammento di divino. Siamo tutti dei Buddha, nessuno escluso. Come insegna il Sutra del Loto, per arrivare all' illuminazione e assaporare la felicità assoluta (e non relativa) possiamo usare i nostri desideri terreni, la nostra natura umana, compresa di tutti i suoi limiti, anche i più oscuri e negativi....che non sono più degli ostacoli, bensì diventano delle "porte". Così come il fiore di Loto, che nella sua bellezza cresce e trae nutrimento dalle paludi e dal fango.