sabato, settembre 09, 2006

LA MORTE SECONDO IL BUDDHISMO

L’ energia del mantra Nam myoho renge kyo può raggiungere le persone che – morendo - entrano in quella fase della vita che viene definita “latente”. Cioè quando sembrano scomparire col venire meno del corpo fisico, quando ci pare non facciano più parte della vita. Questa energia, che non ha limiti spazio/temporali, può aiutare la loro essenza a prendere il percorso migliore e allo stesso tempo crea un collegamento.
In senso più ampio, per il Buddhismo, la sfida col confronto che si deve fare con l’ evento morte è considerato un mezzo per rivelare il vero valore della vita. Nell’ alternanza di vita e morte si manifesta il nostro vero io e ambedue questi aspetti sono parte dell’ essenza cosmica. Ogni vita individuale è la fusione temporanea di ciò che il Buddhismo chiama le 5 componenti (forma, percezione, concettualizzazione, volizione e coscienza): l’ esistenza si manifesta quando queste si uniscono secondo criteri ben precisi e scompare quando si separano, con la morte. Ma nonostante tutti questi cambiamenti l’ entità o vero io (chu) di un individuo rimane costante…
Quando si parla di “eternità” della vita dal nostro punto di vista, bisogna sgombrare la mente da associazioni con concetti di cattolica memoria: è totalmente diverso. Non và confuso con l’ idea di paradisi o inferni dove l’ anima vivrà in eterno. Per il Buddhismo la vita di ogni essere vivente è eterna perché fa parte dell’ intero universo che esiste eternamente. Sempre sulla base di questa ragione, nessuna cosa vivente può essere creata oppure distrutta…Creazione e distruzione sono in realtà momenti del processo di rinnovamento universale che, secondo la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, percorre un ciclo ininterrotto di nascita, crescita, declino e morte. Il concetto buddista dell’ eternità della vita anticipa di quasi 2000 anni le leggi della fisica sulla “indistruttibilità” della energia e della materia, secondo cui queste ultime non si disperdono, ma si convertono in forme diverse.
Anche la nostra vita, composta di energie fisiche e spirituali, segue queste leggi. Il fatto che il “passaggio” morte avvenga in modo naturale, o prematuro, o indolore, oppure in maniera traumatica, non cambia nulla alla sostanza di questo concetto….Per capire dove “và” la vita di qualcuno quando muore, si può paragonarla a un’ onda dell’ oceano, simbolo della forza vitale dell’ universo (che noi chiamiamo, appunto “Nam-myoho-renge-kyo”). Un’ onda può essere definita tale, e avere un comportamento e caratteristiche specifiche, solo grazie alla sua forma momentanea, ma non differisce assolutamente dal resto dell’ oceano. Chi ha studiato fisica sa che l’ onda che si vede in superficie è semplicemente il prodotto dell’ energia di un movimento ondoso che esiste, invisibile, nell’ oceano. Quindi si può dire che l’ onda “visibile” deriva dall’ onda “invisibile”.
La concentrazione di energia cinetica che ha generato l’ onda “visibile” dopo un certo tempo si dissolverà e così l’ onda “visibile” si mescolerà nuovamente alle profonde onde “invisibili” dell’ oceano da cui era apparsa. Al momento della morte la nostra vita non si dirige fisicamente in nessun luogo, poiché è già parte dell’ universo. Sebbene la nostra forma e la nostra coscienza non siano più in funzione, l’ entità della nostra vita continua ad esistere nella vita eterna dell’ universo, proprio come il moto ondoso prosegue, invisibile, nell’ oceano. L’esigenza che talvolta scatta nelle persone, quella di darsi una “possibilità diversa” rispetto il problema morte, è importante. Noi la chiamiamo “spirito di ricerca” e per quasi tutti il movente è sempre lo stesso: la sofferenza per qualcosa. La sofferenza come un “risveglio”, uno stimolo per cercare di capire cosa stà dietro a questa vita che ci siamo ritrovati a percorrere, coi suoi alti e bassi, fortune e sfortune, talenti e difetti….
All’ inizio, quando ci si avvicina al Buddhismo, si ha l’ impressione di andare alla ricerca di un oppiaceo, un palliativo…. E all’ inizio và anche bene così come espediente. Poi, andando avanti, approfondendo ma, soprattutto, sperimentando si trovano molti conti che “tornano”… Si verifica che esiste un meccanismo ben preciso dietro a “tutto” e che è sempre lo stesso per “tutto”. E la vita cambia, arrivano le “Prove” (nella accezione più scientifica del termine), parti di noi morte o addormentate da anni, riprendono vita e rifioriscono come per miracolo. Gli eventi, le coincidenze, le relazioni, le connessioni si mettono a funzionare in un modo diverso. Molto spesso l’ impossibile diventa possibile….
Si diventa vitali, forti come “rocce” e gli altri se ne accorgono e ne vengono attratti come calamitati…. Cambia la rotta. Si sperimentano sempre più attimi della cosiddetta “felicità assoluta” (a prescindere dalle sofferenze a dai problemi del momento): impossibili da descrivere a parole….Si impara ad amare tutti perché dentro ognuno esiste “il Buddha”.
La vita cambia, diventa sempre più interessante e divertente. E la morte perde quel potere di paura assoluta che aveva sempre avuto, certo, resta comunque un trauma, un evento enorme da affrontare (negli altri e in noi), ma l’ elaborazione è diversa.

C’ è un approccio diverso, c’ è l’ importantissima, diretta, esperienza che si fà attraverso il Buddismo: l’ eternità della vita. Si percepisce inequivocabilmente che nascita e morte, sono solo due momenti, due fasi cicliche. Proprio come un’ albero che attraversando le stagioni, in certi periodi sembra morto, in altri riappare vivo, coprendosi di gemme, foglie, fiori e frutti.

8 commenti:

Franz ha detto...

Mi piace questa dissertazione sul pensiero Buddista, vi trovo molte coincidenze che rientrano nell'ambito dell'antroposofia in generale,di cui mi interesso da qualche tempo a questa parte.
Mi auguro di leggere ancora altre tue dissertazioni sull'argomento!

Anonimo ha detto...

Concordo con Franz, molto interessante quello che hai scritto... e aggiungerei che si scopre la natura illusoria di vita e morte.
Ciao, Abicetta.

Anonimo ha detto...

Spero di scoprire presto quello che dici e di aiutare altri a farlo a loro volta. Ciao!

Anonimo ha detto...

grazie per avermi dato un po di conforto in questo difficile momento

Anonimo ha detto...

La pace di chi sarà consolato dalle tue parole contribuisce a kosen-rufu. GRAZIE.

Anonimo ha detto...

Grazie

laura ha detto...

ciao!! io è da poco che mi sono avvicinata al buddismo... e devo dire che ne sono molto felice!! proprio per questo volevo chiederti una cosa... sai in che modo,secondo la filosofia buddista, vengano concepite le coincidenze? Ho letto qualcosa circa il destino.Ne siamo artefici noi stessi,inserendo nel mondo una causa che darà inevitabilmente una conseguenza. Ma non riesco a spiegarmi come possano avvenire cose proprio in un determinato momento... avvenimenti magari attesi per anni e che si realizzano proprio in un momento preciso... grazie in anticipo!

NATALIE_ANGIER ha detto...

Sono affascinata dalla teoria buddhista sulla morte.
Circa tre mesi fa ho perso i miei genitori a 13 giorni di distanza l'uno dall'altra.
Non ho trovato alcun conforto nella religione cattolica a cui non "appartengo" più da tempo.

L'anno scorso mi sono avvicinata "timidamente" al Buddhismo partecipando a qualche meeting, ma non sono stata costante e non ho approfondito l'argomento...
Sento ora più che mai l'esigenza di coltivare la mia vita spirituale.